ENRICO LETTA NON CONTA UN CIUFOLO: E’ COSTRETTO A FARE UN PASSO INDIETRO PURE SULLA CARTA DEI VALORI DEL PD, CHE AVEVA IMMAGINATO PER ARRIVARE AL CONGRESSO - STA SCATENANDO TROPPE POLEMICHE E DIVISIONI: SARÀ LA NUOVA ASSEMBLEA NAZIONALE, DOVE IL NUOVO SEGRETARIO AVRÀ LA MAGGIORANZA, A VARARE IL MANIFESTO DEI VALORI VERSIONE AGGIORNATA - E’ UN MODO ANCHE PER FERMARE L'ASSALTO DI CHI VOLEVA CAMBIARE RADICALMENTE IL TESTO USCITO DAL LINGOTTO NEL 2008 PERCHÉ “INTRISO DI LIBERISMO” - E’ UNA SCONFITTA PER ARTICOLO 1 MA ANCHE PER LA SINISTRA DI ANDREA ORLANDO…

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ENRICO LETTA

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”

 

Confronto a tre, ieri mattina, al terzo piano del Nazareno, tra i candidati alla segreteria pd. L'occasione è stata fornita da un gruppo di dirigenti «autoconvocati», perché preoccupati che il lavoro del comitato costituente dem stravolga il manifesto dei valori del Partito democratico. E proprio su questo tema, che sta lacerando il Pd, Delrio, Graziano, Madia, Serracchiani, Tonini, Verini e Morassut hanno interpellato Bonaccini, Schlein e De Micheli. Ma la domanda, ovviamente, era rivolta anche a Letta, che ha ideato questo percorso per arrivare al Congresso.

bonaccini de micheli schlein

 

Il leader, intervenuto da casa, in audio e non in video perché influenzato, capendo che sui lavori di questo comitato i dem rischiano di spaccarsi, ha annunciato che sarà la nuova assemblea nazionale, dove il nuovo segretario avrà la maggioranza, e non l'attuale, a varare il manifesto dei valori versione aggiornata. Un passo indietro, quindi, per andare incontro alle richieste di buona parte del Pd.

enrico borghi

 

Basti pensare che Enrico Borghi, che di Letta è buon amico, sono giorni che, scuotendo la testa, va dicendo sconsolato: «Siamo partiti che Articolo 1 doveva entrare nel Pd e ora il Pd sta entrando in Articolo 1. È surreale, è una deriva da fermare». E, a quanto pare, è stata fermata: stop all'assalto, guidato da Speranza, di chi voleva cambiare radicalmente quel testo uscito dal Lingotto nel 2008 perché «intriso di liberismo». Una sconfitta per Articolo 1, ma anche per la sinistra di Andrea Orlando.

 

BONACCINI - PAOLA DE MICHELI - ELLY SCHLEIN ALLA MANIFESTAZIONE PD A PIAZZA SANTI APOSTOLI

Alla riunione di ieri ha preso parte anche la vice presidente dell'europarlamento Pina Picierno. E subito dopo il confronto è stata diffusa la notizia della decisione di Bonaccini: in caso di vittoria, sarà Picierno la sua vice. Dunque, la numero due del «governatore» dell'Emilia-Romagna, molto ricercata nei giorni scorsi da Schlein, sarà un'esponente di spicco della corrente di Franceschini, benché l'ex ministro della Cultura tifi per la leader di Occupy Pd. Bonaccini, che si è collegato da remoto, giocava in casa.

roberto speranza

 

E non solo perché tutti gli autoconvocati, fatta eccezione per Morassut, lo appoggiano.

Anche le riflessioni di quei dirigenti gli appartengono, come si è capito chiaramente dal suo discorso. Prima ha denunciato le «pulsioni a un cambiamento» che assomigliano a «rigurgiti identitari il cui sbocco appare più un ritorno alle casematte precedenti che non una sintesi più avanzata». Una tendenza, questa, che a suo avviso, «sarebbe la fine del Pd e ci porterebbe su binari strutturalmente minoritari, totalmente incapaci di ricostruire un'alternativa a questa destra».

BONACCINI - PAOLA DE MICHELI - ELLY SCHLEIN ALLA MANIFESTAZIONE PD A PIAZZA SANTI APOSTOLI

 

A Bonaccini non piace l'idea di un ritorno ai Ds, ma non piace nemmeno l'ipotesi di cambiare il nome al Pd. L'ha avanzata Matteo Lepore (che vorrebbe chiamarlo Partito democratico e del Lavoro) e l'ha accolta Schlein. Ed è con il sindaco di Bologna che, pur non citandolo, ha polemizzato il presidente dell'Emilia-Romagna quando ha detto: «Siamo una forza laburista, nel senso che assegniamo al lavoro e ai lavori una funzione di cittadinanza democratica.

 

Parliamo però di lavori perché siamo nel 2022, non nel 1970: e il nostro compito è quindi rappresentare il lavoro dipendente e autonomo». Ma Bonaccini, seppure con toni molto soft, ha lanciato una stoccata anche a Schlein: «Non siamo un movimento. Abbiamo scelto di chiamarci partito, perché è attraverso i partiti che vive e si organizza la democrazia».

enrico borghi

 

Schlein, capito il clima, ha rassicurato tutti: «Non siamo qui per una resa dei conti identitaria ma per costruire il nuovo Pd e tenere insieme questa comunità». Maggiore intesa, invece, tra De Micheli e Bonaccini. Anche per l'ex ministra le macchinose procedure per l'elezione del segretario, a cui ha accennato il «governatore» nel suo discorso, sono troppo lunghe e ha proposto di accorpare in un solo giorno il voto degli iscritti e quello ai gazebo. Se De Micheli arriverà terza tra i militanti è probabile che faccia convergere poi i suoi voti su Bonaccini.