ER MEJO FICO DEL BIGONCIO – CHE NE PENSA IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DELLO STOP DI BEPPE GRILLO ALLE DEROGHE AL LIMITE DEI DUE MANDATI? LUI CHE DA SEMPRE SOGNA DI FARE IL SINDACO DI NAPOLI SOFFRE, MA SARÀ FEDELE ALLA LINEA DEL PARTITO. CHE STA PENSANDO A UNA VIA D’USCITA PER QUELLI COME LUI: MAGARI UN RUOLO NELLA SCUOLA DI FORMAZIONE, OPPURE UNA CONSULENZA. NELL’ATTESA CHE BEPPE-MAO CAMBI IDEA: OGGI LA DEROGA È IMPOSSIBILE, DOMANI CHISSÀ…
-Federico Capurso per “la Stampa”
«Roberto Fico è un romantico». Non si può negare a Beppe Grillo la capacità di ritrarre la complessità di un uomo in poche parole. Spesso demolitrici, in questo caso d'amore. E come ogni romantico, dietro lo sguardo incantato, Fico conserva un sogno, lo stesso di sempre: essere eletto sindaco di Napoli. La sua Napoli.
Più di un ministero o della leadership del Movimento, persino più della presidenza della Camera dei deputati. La scorsa estate lo ha accarezzato e sfiorato, quel sogno, per poi rinunciare alla candidatura «con un'enorme sofferenza», racconta chi gli è vicino. Ha fatto un passo indietro, appoggiando la corsa di Gaetano Manfredi, per evitare che le sue dimissioni dalla presidenza di Montecitorio provocassero fibrillazioni e un danno al partito, perché «per lui il Movimento viene sempre prima di tutto».
E un po', forse, perché tutti gli assicuravano che per diventare sindaco avrebbe avuto «tempo e modo». Ora invece il tempo, scandito in politica dalle elezioni, sembra si sia arenato sulla spiaggia di Grillo, che punta i piedi contro ogni possibilità di derogare al limite dei due mandati, spingendo sull'orlo del burrone tanti big M5S. Anche lui, l'unico dei «figli» prediletti rimastogli a fianco.
Il Garante sta difendendo l'ultima regola del Movimento delle origini. In fondo, c'è del romanticismo anche in questo. E Fico, da sacerdote dell'ortodossia grillina, non può sentirsi estraneo a certi pensieri. «Sono sereno», confessa infatti a chi in questi giorni lo va a trovare nei suoi uffici, al primo piano della Camera.
Personalmente si augura, anzi, che «questa discussione sui due mandati finisca al più presto, perché continuando a parlare del nostro futuro politico e non dei nostri temi, stiamo facendo un danno al Movimento». Il partito prima di tutto. I suoi fedelissimi lo ascoltano, ma sperano comunque in un esito favorevole per lui.
Il presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia, è da dieci anni al suo fianco, «di recente abbiamo parlato - racconta - e ci siamo detti che si può anche lasciare la vita da parlamentare, che c'è sempre una vita fuori dalla politica, che non finisce tutto qui, ma in questo momento io non rinuncerei mai a uno come lui, a uno con la sua esperienza. Sarebbe uno sbaglio, una scelta inopportuna».
Giuseppe Conte è perfettamente d'accordo con Brescia. Il leader spinge da settimane per ottenere una deroga al doppio mandato, ma ormai sembra essersi arreso alla volontà granitica di Grillo. Già oggi, al più tardi domani, dovrebbe chiudere la querelle annunciando che nulla cambierà. «Ma la valorizzazione dell'esperienza acquisita è nel dna del nuovo corso», sottolinea il leader.
Qualcos' altro, per i nomi di peso del partito arrivati alla seconda legislatura, è quindi già in cantiere. Fico è presidente del Comitato di garanzia interno al partito, ma non è un incarico retribuito. «Può essere un punto di riferimento nella scuola di formazione, è un tesoro inestimabile», propone Brescia, e i vertici grillini starebbero pensando anche a questo, a dei cicli di lezioni con un compenso forfettario, ma non può bastare, «non è per questo che è stata pensata la scuola», viene fatto notare.
Potrebbero quindi arrivare delle consulenze dai futuri gruppi di Camera e Senato e dal Movimento stesso, ma la verità è che si chiederà soprattutto «pazienza» ai colonnelli a riposo forzato. Perché se oggi una deroga è impossibile, forse non lo sarà dopo le elezioni, quando si tornerà ad alzare il pressing su Grillo per ottenere uno spacchettamento, eliminando il limite generale di due mandati e differenziandolo per ogni sede elettiva. Insomma, si potrebbero fare due mandati a Roma, poi due nei consigli regionali, due da sindaco e altri due all'Europarlamento.
Due mandati come un diamante, per sempre. Ma a questa prospettiva, giurano dal Movimento, Grillo non è così contrario. Ci si può lavorare. Gli uomini fedeli a Fico ci sperano. I «fichiani», si diceva un tempo. Poi diventati tutti «contiani», come lo stesso presidente della Camera, «ma lui è stato sempre fedele ai leader del Movimento che si sono susseguiti, da Luigi Di Maio a Vito Crimi, fino a Conte», sottolinea il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi, anche lui annoverato tra chi vede in Fico un «punto di riferimento».
I fichiani «non sono mai esistiti. Roberto non ha mai voluto creare una corrente», dice Ricciardi. Ma è stato e continuerà ad essere, spera Ricciardi, «una bussola per tutti noi, come ha fatto in questa legislatura, quando tra mille vicissitudini ha indicato sempre la direzione più fedele all'identità del Movimento. In questo modo, riesce a rendere nitidi dei passaggi altrimenti complicati. È fondamentale per noi». Fico li ha rassicurati: non abbandonerà mai i Cinque stelle, darà una mano in campagna elettorale. Si prenderà solo qualche giorno di riposo ad agosto, al mare in Cilento, vicino alla sua Napoli, per poterla sognare più forte.