A ERDOGAN PIACE VINCERE FACILE – IL SINDACO DI ISTANBUL, EKREM IMAMOLU, GRANDE NEMICO DEL PRESIDENTE TURCO E SUO POSSIBILE RIVALE ALLE ELEZIONI DI GIUGNO, È STATO CONDANNATO A 2 ANNI E 7 MESI DI CARCERE E INTERDETTO DAGLI INCARICHI POLITICI – ERA ACCUSATO DI AVER DATO DEGLI “IDIOTI” AI MEMBRI DEL CONSIGLIO ELETTORALE SUPREMO TURCO CHE, NEL 2019, AVEVANO FATTO RIPETERE LA SUA ELEZIONE A SINDACO – DOPO LA SENTENZA, MIGLIAIA DI PERSONE SI SONO RADUNATE DI FRONTE AL MUNICIPIO DI ISTANBUL...
-Filippo Rossi per “La Stampa”
Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamolu, è stato condannato ieri da un tribunale turco a 2 anni 7 mesi e 15 giorni di carcere. Oltre alla sentenza finale e la condanna al carcere, pronunciata da un tribunale penale di Istanbul e che dovrà essere confermata dalla corte d'appello suprema, il procuratore ha deciso di applicare l'articolo 53 del Codice penale, il quale prevederebbe il "divieto politico" nei confronti del sindaco escludendolo da ogni attività politica e da ogni candidatura alle elezioni durante il periodo della condanna.
Il 52enne è stato accusato dal pubblico ministero di aver insultato alcuni membri del consiglio elettorale supremo turco nel 2019 - definendoli "idioti" - dopo che la sua elezione fu invalidata nel marzo dello stesso anno (prima di essere eletto a giugno dello stesso anno). Fra le persone insultate c'era anche l'attuale ministro degli interni Suleyman Soylu.
Secondo il pubblico ministero, Imamolu avrebbe pronunciato le parole offensive durante una conferenza stampa con i giornalisti il 4 novembre del 2019, che l'accusa ha definito «di natura offensiva per l'onore e la dignità dei membri del consiglio», sicura che le parole «fossero implicitamente dirette ai membri del consiglio».
Secondo l'addetto stampa di Imamolu, Murat Ongun, e il suo consigliere politico, Necati Özkan, entrambi presenti come testimoni, il sindaco non avrebbe mai pronunciato tali parole contro il consiglio elettorale. Il pubblico ministero invece, ha ribadito la sua posizione, chiedendo 4 anni e 1 mese per «insulto a funzionari pubblici».
Ad assistere alla sentenza, oltre al suo avvocato Kemal Polat, anche alcuni membri del suo partito, il Chp, e del partito Iyi. L'avvocato Polat, annunciando un ricorso immediato, ha richiesto alla corte che il ministro degli Interni Soylu sia ascoltato come testimone.
Dopo che la sentenza è stata resa pubblica, il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, ha confermato che la procedura di ricorso è stata aperta e sarà revisionata dal tribunale d'appello supremo dicendo però che «il potere giudiziario è esercitato da tribunali indipendenti e imparziali per conto della nazione turca», rispondendo alle forti critiche provenienti da molti ambienti politici nel Paese ma anche dall'estero. Difatti, dopo la sentenza, migliaia di persone si sono radunate di fronte al municipio di Istanbul, a Saraçhane, in sostegno al sindaco, il quale ha denunciato in un lungo discorso pubblico una situazione di «profonda illegalità» usando poi parole forti: «Oggi, in Turchia, non esiste giustizia.
Un gruppo di persone non possono togliere il potere dato dal popolo. Continueremo a lottare più forte in nome di Dio».
Il processo a Imamolu è stato anche oggetto dell'assemblea nazionale ad Ankara con forti dichiarazioni di dissenso da parte dei leader dei principali partiti dell'opposizione. Sebbene la sentenza non sia ancora definitiva, molti temono che questo possa avere ripercussioni sulle elezioni previste a giugno 2023.
Per molti, Imamolu avrebbe dovuto essere scelto come primo candidato dell'opposizione per sfidare il presidente Recep Tayyip Erdogan, anche se il suo partito non ha finora annunciato nessun candidato ufficiale e lo stesso sindaco di Istanbul, qualche mese fa, aveva dichiarato che non si sarebbe candidato. Si vedrà se questa sentenza, in caso di conferma in appello, avrà un impatto sulla campagna politica, peraltro già entrata nel vivo in un Paese che sta vivendo una situazione economica delicata ma una posizione geopolitica di grande spessore.