1. IN EUROPA L’ITALIA E' STATA RETROCESSA IN SERIE B DA MACRON & SCHOLZ E ORA LA MELONI DEVE SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE: CON L’EUROPA INTEGRATA CHE VOGLIONO FRANCIA E GERMANIA O CON QUELLA SOVRANISTA DI UNGHERESI E POLACCHI (QUESTI ULTIMI SUOI ALLEATI NEL GRUPPO DEI CONSERVATORI) - LA DUCETTA NON VUOLE ACCETTARE L’IDEA CHE I RAPPORTI DI FORZA CONTANO E CHI, COME L’ITALIA DEI MELONI, NON HA PESO INTERNAZIONALE (A DIFFERENZA DI QUELLA DI DRAGHI) DEVE SCENDERE A PATTI ED USARE LA DIPLOMAZIA - GIORGIA ISOLATA NEL PARLAMENTO EU SU MIGRANTI, FONDO SOVRANO UE, HUB DEL GAS E ORA IL RINVIO SUI BALNEARI
2. OVVIO CHE ZELENSKY PREFERISCA ATTOVAGLIARSI CON MACRON E SCHOLZ CHE GLI DANNO MISSILI E CARRARMATI, NOI NO (ANZI, GLI ROMPIAMO IL CAZZO PURE PER UN VIDEO A SANREMO)


DAGOREPORT

emmanuel macron giorgia meloni xavier bettel roberta metsola

Sarà una via crucis la giornata di Giorgia Meloni a Bruxelles, in occasione del Consiglio europeo. Ha dovuto masticare amaro per essere stata tenuta fuori dall’incontro ristretto tra Macron, il cancelliere tedesco Scholz e il presidente ucraino Zelensky.

 

Il governo italiano ha dovuto ingoiare anche il viaggio dei ministri dell’Economia di Francia e Germania, Le Maire e Habeck, a Washington, per chiedere alla Casa Bianca massima trasparenza nell’uso dei 370 miliardi di dollari dell’Inflation Reduction Act a sostegno delle imprese.

 

VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - INCONTRO A PARIGI

Anche lì l’Italia non c’era e a precisa domanda dei cronisti su questa assenza, i due ministri hanno risposto sprezzanti: “Il ministro Giorgetti sarà informato”. Della serie: l’Italia gioca in serie B.

 

La reazione di Giorgia Meloni è stata scomposta: “L'invito da parte di Emmanuel Macron di Volodymyr Zelensky a Parigi è stato inopportuno”. E’ l’artigliata di chi rosica per essere stato escluso.

 

Altro attacco è arrivato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al viaggio di Le Maire e Habeck negli Stati Uniti: “È un’iniziativa di due Paesi, non un’iniziativa europea. Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende. L’avesse fatto l’Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. Saremmo sotto processo. La risposta dovrà essere europea”. Altra dimostrazione di debolezza.

 

BRUNO LE MAIRE E ROBERT HABECK

La “Regina della Garbatella”, che ha ambizioni di grandeur per l’Italia ma governa un paese indebitato e traballante, si ritrova tra due Euro-fuochi: da un lato c’è l’idea di un’Unione sempre più integrata e interdipendente propugnata da Francia e Germania (che dell’Ue vogliono essere il motore); dall’altro c’è il blocco dell’est, Ungheria e Polonia in testa (i polacchi sono alleati della Meloni in Ecr, l’eurogruppo dei Conservatori), che propende per “l’Europa delle Nazioni”, in cui Bruxelles dovrebbe limitarsi a coordinare le politiche nazionali senza intervenire a gamba tesa, soprattutto sulle questioni di bilancio.

 

GIORGIA MELONI - MATEUSZ MORAWIECKI - PETR FIALA - TRILATERALE A BRUXELLES

Giorgia Meloni, ideologicamente più vicina ai polacchi ma leader di un paese G7 e fondatore dell’Ue, deve scegliere cosa vuole fare da grande.

 

Mario Draghi era riuscito con un’abile azione diplomatica a sistemarsi accanto a Macron e Scholz nella prima fila europea. Il viaggio dei tre a Kiev, il 16 giugno 2022, certificò l’asse politico tra Roma-Parigi-Berlino. Mariopio non ebbe esitazioni nello scegliere l’Europa integrata e anti-sovranista.

 

Non lo fece solo per un personale convincimento, ribadito peraltro in centinaia di occasioni, ma fu una scaltra mossa politica: capì che l’Italia non ha la forza economica e militare per “pretendere” un ruolo centrale in Europa. Francia e Germania godono di uno status internazionale superiore al nostro: armi nucleari, solidità economica, debito pubblico sostenibile e maggiore capacità di spesa, danno all’asse franco-tedesco una rilevanza che l’Italia puo’ solo sognare.

ZELENSKY - DRAGHI - SCHOLZ - MACRON

Il governo italiano di turno, la sua forza negoziale, deve guadagnarsela. A maggior ragione deve farlo un esecutivo che ha al suo interno partiti euroscettici come la Lega e due leader, Berlusconi e Salvini, apertamente filo-putiniani.

 

Giorgia Meloni, dal canto suo, non ha mai accettato l’idea di affrontare gli Euro-poteri con l’arma della diplomazia, non è nelle sue corde. Appena insediato, il suo governo ha mercanteggiato con la Commissione, e con qualche ragione (bisogna considerare i ritardi nelle forniture e l’aumento del costo dei materiali), una revisione dei tempi per la messa a terra del Pnrr.

 

OLAF SCHOLZ - VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - INCONTRO A PARIGI

“Io sono Giorgia” ha poi acceso lo scontro con Macron sui migranti per il caso della nave Ocean Viking non accolta dall’Italia e costretta ad attraccare in Francia; ha vagheggiato in totale solitudine l’idea di fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa (e con quali soldi? Quali infrastrutture? Con quale benedizione di Bruxelles?

 

Tra l’altro l’Algeria, tra i nostri principali fornitori di gas, è considerata ancora “colonia” dalla Francia); ha insistito per un fondo sovrano Ue per sostenere le imprese, incassando no a destra e a manca a partire dal cancelliere tedesco Scholz.

 

Senza contare l’atteggiamento del governo per le questioni “domestiche”. La proroga di un anno delle concessioni balneari è uno schiaffo all’Europa che aveva chiesto di intervenire rapidamente sulla questione, aprendo maggiormente alla concorrenza (e invece godono Salvini e Santanché, amici della “lobby della battigia”).

 

SALVINI PUTIN

Come scrive Massimo Franco sul “Corriere della Sera”: “La proroga di un anno delle concessioni agli stabilimenti balneari, accettata da FdI, va incontro alle richieste degli alleati e salda il loro blocco di interessi. Ma può aprire un serio contenzioso con la Commissione europea”.

 

Uno scontro che non inquieta il governo, anzi: lo esalta. “Salvini - prosegue Franco - rivendica che il voto al Carroccio è per un’Italia ‘a testa alta sui tavoli europei, perché non siamo servi di nessuno’.

 

E questo proprio mentre oggi la premier Giorgia Meloni a Bruxelles tenta una difficile intesa”. Davanti a questa spavalderia irresponsabile, come fanno Francia e Germania a coinvolgere nella stanza dei bottoni un paese stra-indebitato, con un’economia fragile, senza alcuna rilevante forza militare, che vive il rapporto con l’Europa o chiedendo soldi o sputandole addosso, che nel sostegno all’Ucraina ha offerto finora solo solidarietà e zero armi?

 

PUTIN BERLUSCONI

A tal proposito la frase velenosa con cui Macron ha spiegato il senso del vertice a tre con Scholz e Zelensky (“Penso che negli incontri diplomatici stia anche a Zelensky scegliere il formato che vuole…”) ha tolto la maschera all’ipocrisia italiana.

 

Della serie: cosa avete dato a Kiev? Il governo Meloni, finora, nulla. Il sesto decreto per le armi all’Ucraina, il primo per il governo di Destra-centro (gli altri si devono a Mario Draghi), slitta di settimana in settimana. Francia e Germania mettono mano all’arsenale, noi?

 

E’ chiaro che lo stesso Zelensky abbia più interesse a incontrare chi lo sostiene concretamente con rifornimenti militari. Senza contare che il povero presidente ucraino s’è visto rimbalzare da Sanremo, dove avrebbe dovuto passare per il controllo preventivo di un Coletta qualunque (e già fa ridere così).

 

volodymyr zelensky emmanuel macron 1

A corollario del nostro isolamento, arriva anche la sparata del vicepremier Matteo Salvini che ha commentato la mancata partecipazione del presidente ucraino dal Festival con parole che saranno state apprezzate al Cremlino: “Per molti italiani è un momento complicato, che non ci sia la presenza di Zelensky non mi dispiace. Portare la guerra in mezzo ai Cugini di Campagna mi sembra veramente fuori luogo". Ecco, lasciamo che la guerra la porti Putin in Ucraina. Tanto a metterci una pezza dovranno pensarci gli altri, noi abbiamo Sanremo.

 

ZELENSKY A SANREMO - MEME BY EMILIANO CARLI

MELONI, 'MACRON SU INVITO A ZELENSKY È STATO INOPPORTUNO'

(ANSA) - L'invito da parte di Emmanuel Macron di Volodymyr Zelensky a Parigi "è stato inopportuno". La nostra forza "deve essere l'unità". Lo ha detto Giorgia Meloni arrivando al Consiglio europeo. Alla domanda: "Se la missione di Francia e Germania a Washington è stata inopportuna?" la presidente del Consiglio Meloni ha risposto: "Francamente mi è sembrata più inopportuno l'invito a Zelensky di ieri. Perché credo che la nostra forza in questa vicenda sia la compattezza e io capisco le pressioni di politica interna, il fatto di privilegiare le opinioni pubbliche interne, ma ci sono momenti in cui privilegiare la propria opinione pubblica interna rischia di andare a discapito della causa e questo mi pare che fosse uno di quei casi".

 

MELONI, SU MIGRANTI FATTI GIÀ PASSI AVANTI ENORMI  

GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON MEME

(ANSA) - Sul dossier migrazione "sono stati già fatti dei passi avanti". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni arrivando al Consiglio europeo sottolineando come, se guardiamo al passato, sul fatto che la questione migratoria "è una questione europea", quello di oggi "è un'enorme passo avanti": "Passi avanti enormi sono stati fatti anche sul tema della specificità del confine marittimo. Negli ultimi 5 o 6 anni immaginare che ci fosse una tale presa di coscienza da parte del Consiglio europeo era difficile, credo sia un ottimo punto di partenza frutto di un importante lavoro italiano, non solo politico ma anche diplomatico. Quindi sono abbastanza ottimista", ha spiegato.

 

EMMANUEL MACRON VOLODYMYR ZELENSKY

MELONI, 'OCCORRONO FONDO SOVRANO E FLESSIBILITÀ USO FONDI'

(ANSA) -  "Continuiamo a ritenere che immaginare un fondo sovrano per sostenere le imprese e lavorare sulla piena flessibilità dei fondi esistenti debbano esser questioni da mettere sul piatto nel momento in cui alcuni che hanno uno spazio fiscale maggiore chiedono un allentamento sugli aiuti di Stato". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni arrivando al Consiglio europeo.

 

IL FANTASMA DEL NON VOTO CHE SPAVENTA OGNI PARTITO

Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

MORAWIECKI MELONI

[…] E di non vedere che il problema di portare a votare l’elettorato riguarda in primo luogo proprio la sinistra, ripiegata sulle proprie beghe interne e afflitta da una disperata ricerca di identità; e in seconda battuta un Movimento Cinque Stelle che sa di non potere vincere, e si pone solo il problema di far perdere i potenziali alleati. Proprio per questo lo stesso Salvini può spingersi a affermare che il suo partito «lavorerà con FI e FdI per i prossimi dieci anni: 5 più 5, come per gli affitti».

 

La proroga di un anno delle concessioni agli stabilimenti balneari, accettata da FdI, va in effetti incontro alle richieste degli alleati e salda il loro blocco di interessi. Ma può aprire un serio contenzioso con la Commissione europea. Salvini rivendica che il voto al Carroccio è per un’Italia «a testa alta sui tavoli europei, perché non siamo servi di nessuno». E questo proprio mentre oggi la premier Giorgia Meloni vola a Bruxelles per tentare una difficile intesa.

 

GIORGIA MELONI E DANIELA SANTANCHE

MELONI E GLI AIUTI DI STATO: STORIA DI UNA PATRIOTTICA DISFATTA

Estratto dell’articolo di Valerio Valentini per “il Foglio”

 

[…] Doveva essere la linea del Piave: “Non passa lo straniero”. Finirà come a Versailles, con una vittoria mutilate spacciata per dignitosa. […] l’Italia esce assai ridimensionata nelle sue pretese di incidere nei dossier economici decisivi. La normativa sugli aiuti di stato passerà, in sostanza, così come la Commissione, quindi la Germania, l’aveva ideata. Quando Ursula von der Leyen, il 10 gennaio scorso, era venuta a Roma per illustrarla alla premier, da Palazzo Chigi avevano voluto mettere a verbale: “Così non va bene, si finirà col premiare chi ha più spazio fiscale”. Cioè Berlino, appunto. Ed è proprio questa la piega che prendono gli eventi. Cosicché Meloni è costretta a rivendicare la concessione di flessibilità sul Pnrr. Sai che affare.

 

URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI

Che il compromesso accettato dal governo Meloni sia assai poco patriottico, del resto, è l’evidenza dei numeri a testimoniarlo. Qualche giorno fa, Eurostat ha fornito i dati relativi alle concessioni straordinarie di aiuti di stato autorizzate da Bruxelles a partire da marzo scorso, a seguito dell’invasione ucraina da parte della Russia.

 

In meno di un anno, sono stati approvati 672 miliardi: di questi, la Germania ne ha spesi 356, la Francia 162, l’Italia appena 51. In undici mesi, dunque, la differenza tra Roma e Berlino è stata di 301 miliardi. Però Meloni, con l’accordo che va definendosi in vista del Consiglio europeo, otterrebbe di poter spendere, nei prossimi tre anni e mezzo, 5 miliardi in più del previsto. Queste, stando alle previsioni che circolano tra Palazzo Chigi e la Commissione, sono le proporzioni della “mediazione”.

 

MATTEO SALVINI CON MAGLIETTA DI PUTIN AL PARLAMENTO EUROPEO

Sempre ricordando, poi, che quei nove miliardi non sono risorse aggiuntive, ma semplicemente una partita di giro tutta interna al ministero di Raffaele Fitto. Soldi che insomma il fedelissimo della Meloni dovrà sottrarre alla programmazione per la Coesione. A quelli, poi, potrebbero aggiungersi 800 milioni da dirottare dalle politiche agricole a quelle per l’energia. Il resto, cioè, le risorse effettivamente fresche, sono grosso modo 3 miliardi del RePowerEu.

 

Altro, salvo modifiche al momento non contenute nei dispacci europei, all’Italia non sembra dover arrivare. […] E dunque ora l’Italia, forte del suo “successo”, si ritroverà a dover fronteggiare una sorta di concorrenza sleale da parte della Germania, e in minor misura della Francia, sulla tutela dell’industria: a Berlino e Parigi potranno spendere molto per convincere le loro imprese a non lasciarsi irretire dai sussidi americani, a Roma assai meno. Si dirà che è poco europeo, questo agonismo fratricida. Ma l’Europa è anche politica: e quella della risposta all’Inflation reduction act è una partita politica che Meloni non sembra abbia voluto giocare.  […] Forse, e pure questo avrà influito, ci si è fidati poco degli interlocutori europei. […]

 

GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIANCARLO GIORGETTI: «SE SALTANO I VINCOLI UE SUGLI AIUTI DI STATO, SI TOLGANO QUELLE SPESE DALLE REGOLE SUI CONTI»

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

Giancarlo Giorgetti […] non ha gradito che i suoi colleghi di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Robert Habeck, siano andati a Washington a discutere di politica industriale, quasi che fossero solo loro a rappresentare l’Europa. Il ministro italiano non nasconde il disappunto, in un incontro con un gruppo ristretto di quotidiani europei. A Giorgetti, soprattutto, non piace l’idea che Parigi e Berlino ottengano un allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato alle imprese — come risposta ai sussidi di Washington — senza misure che creino un riequilibrio.

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Una di esse riguarda le regole di bilancio: se l’Unione europea autorizza più sussidi per la transizioni tecnologiche, osserva il ministro, allora dovrebbe trattare quelle spese in maniera più benevola nel Patto di stabilità. A dare all’Europa quella che Giorgetti chiama una «sveglia» è stata l’ondata di aiuti e crediti d’imposta dell’amministrazione di Joe Biden: fino a duemila miliardi di dollari fra i programmi «Build Back Better», «Chips Act» e «Inflation Reduction Act».

 

Ma la reazione franco-tedesca, con la missione dei ministri economici Le Maire e Habeck a Washington lunedì, non è andata giù al governo di Roma. «È un’iniziativa di due Paesi, non un’iniziativa europea — dice subito Giorgetti —. Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende. L’avesse fatto l’Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. Saremmo sotto processo», dice il ministro.

RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI

Invece, aggiunge, «la risposta dovrà essere europea». […] «Non è che si può prendere solo un pezzo, gli aiuti di Stato, senza discutere del resto […] Il muoversi in modo disordinato può far saltare l’Europa. Le istituzioni e le regole europee sono in grave situazione di stress, se si comincia a cedere sui principi del mercato unico. Così non tiene più un sistema che è già troppo articolato».

 

Ma appunto Giorgetti non chiede per questo meno Europa: ne chiede di più. In prospettiva, punta su un «fondo strategico» di Bruxelles che finanzi e gestisca in comune grandi progetti industriali europei. Ma lui stesso capisce che non sarà per domani e nell’immediato vede un’altra possibilità: trattare in modo diverso, nel calcolo del deficit, gli investimenti pubblici nei settori sui quali Francia e Germania chiedono meno vincoli negli aiuti di Stato. […]

DRAGHI MELONI

 

Il governo di Giorgia Meloni, succeduto a quello di Mario Draghi, resta comunque attento a non dare l’impressione di essere un remake di quello giallo-verde che nel 2018 entrò in rotta di collisione con i mercati e poi con Bruxelles. «L’Italia non si sottrae alla responsabilità di condurre una finanza pubblica responsabile e prudente — dice Giorgetti —. Ci rendiamo conto che abbiamo un elevato debito pubblico, riteniamo di poterlo gestire e abbiamo il dovere di non creare problemi ad altri. Credo che l’ultima legge di Bilancio l’abbia dimostrato».

 

ZELENSKY A SANREMO VIGNETTA BY GIANNELLI

[…] Meloni parla spesso dell’Italia come hub nel Mediterraneo. «Ipotizziamo che grazie al sole e al vento del Mediterraneo e grazie all’Africa, possiamo portare tutta l’energia da sud verso nord e l’Europa. Abbiamo la capacità di trasmissione?» si chiede il ministro. Il riferimento a progetti di reti elettriche e via gasdotto nel Mezzogiorno è trasparente. Di certo per ora l’Italia non chiederà altri prestiti, nei circa cento miliardi ancora disponibili a Bruxelles. Non finché avrà la certezza di poter spendere bene i fondi già disponibili […]

LA PREVALENZA DEL CREMLINO - VIGNETTA DI ELLEKAPPA
VOLODYMYR ZELENSKY A SANREMO MEME
Bruno Vespa Zelensky a Sanremo vignetta by Macondo
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI
meme putin medvedev su zelensky a sanremo