ALLA FACCIA DEL PROTOCOLLO! AL G20 I CINESI HANNO PROVATO A PERQUISIRE ANCHE LA VALIGETTA DI HOLLANDE, RISCHIANDO LA RISSA CON LA SECURITY FRANCESE - ANCHE GLI ITALIANI HANNO SFIORATO L’INCIDENTE DIPLOMATICO QUANDO SI SONO SENTITI CHIEDERE DI PASSARE NEL METAL DETECTOR LE VALIGETTE DELLA DELEGAZIONE
Alberto D’Argenio per “la Repubblica”
La coreografia era stata studiata per esaltare la figura di Xi Jinping, ma protagoniste del G20 di Hanhzhou sono state anche le misure di sicurezza del Dragone. Non bastava lo sgarbo diplomatico a Obama, snobbato dal protocollo cinese al suo arrivo al summit con tanto di caso internazionale. Anche a Hollande è toccata una disavventura diplomatica, così come vicino all’incidente è andata la delegazione italiana al seguito di Renzi.
La mastodontica organizzazione cinese ha dato vita ad un vertice impeccabile e contrassegnato dalla gentilezza del personale cinese. Ma il tentativo di rendere il vertice impenetrabile a qualsiasi minaccia ha prodotto più di un eccesso. Passi per le centinaia di accendini, gomme da masticare o semplici caramelle requisiti a diplomatici, funzionari e cronisti. L’incidente vero è stato sfiorato quando gli agenti cinesi all’arrivo degli ospiti stranieri all’International Exposition Center, sede del G20, varcando ogni limite del protocollo hanno provato a perquisire la valigetta di Hollande.
Per difendere la sua privacy, la sicurezza francese ha fatto quadrato intorno all’addetto che aveva in mano la ventiquattrore presidenziale. Chi c’era racconta che a quel punto i cinesi li hanno circondati e tra urla e minacce è stata sfiorata la rissa. Lo stesso Hollande ha osservato attonito gli eventi fino a quando è stata trovata una soluzione evitando l’apertura della valigetta e sventando uno sgarbo protocollare della massima gravità.
Anche gli italiani hanno sfiorato l’incidente quando si sono sentiti chiedere di passare nel metal detector le valigette della delegazione. E pensare che il clima già non era dei migliori visto che poche ore prima anche l’arrivo di Renzi era stato problematico. Quando l’aereo del premier si è fermato sulla pista di Hangzhou la sicurezza ha bloccato l’ambasciatore italiano, Ettore Sequi, e i suoi collaboratori, impedendo loro di accoglierlo.
I diplomatici italiani hanno evitato lo smacco forzando il blocco e correndo verso il volo di Stato. Non è andata meglio ai ministri al seguito del premier australiano Turnbull, bloccati all’ingresso del G20 e sottoposti ai controlli. Lo stesso Obama ieri per incomprensioni con i cinesi ha tenuto il briefing finale in albergo e non al Media Center. Chissà in quanti avranno pensato la stessa frase sfuggita ai francesi durante l’alterco con i cinesi: «Quando verrete a Parigi ve la faremo pagare». Ad ogni modo per diversi diplomatici occidentali la goffaggine dei cinesi è stata alimentata anche da una certa malizia.