Dal "Corriere della Sera"
Caro Aldo, chi era Emanuele Macaluso, grande siciliano, scomparso a 96 anni?
Rino Grassi
Risposta di Aldo Cazzullo
Caro Rino, Emanuele Macaluso - capo della Cgil siciliana con Di Vittorio, nel comitato centrale del Pci con Togliatti, capo dell' organizzazione con Longo, direttore dell' Unità con Berlinguer - era diventato un po' la coscienza critica del partito, e non solo per la veneranda età. Lo intervistai quando compì novant' anni. Gli chiesi ovviamente quale fosse il segreto della sua longevità. Rispose: camminare. «Mai cenare dove si dorme, mai prendere il caffè dove si cena».
Amava molto le donne, ricambiato. Era figlio di un fuochista che spalava carbone nelle locomotive: «Papà tornava a casa dal lavoro, mangiava mezzo chilo di maccheroni, beveva un litro di vino rosso di Vittoria, ed era magro come un chiodo. Aveva fatto la Grande Guerra e iniziato a lavorare come muratore a otto anni. Sempre meglio che scendere in miniera». Entrambi i nonni di Emanuele Macaluso erano minatori.
«Rivedo la corsa delle donne scarmigliate, dopo che si era saputo dell' esplosione di grisù, per vedere se tra i morti c' era il marito o un figlio. Io stesso sono perito industriale minerario. I figli degli operai non potevano fare il liceo». Il suo primo ricordo era Matteotti: fu ucciso che aveva un anno, ma il padre gliene parlava sempre.
«Una notte cominciai a vomitare sangue. Mi portarono in sanatorio. Tubercolosi. Mi facevano dolorose punture di aria per immobilizzare i polmoni, nella speranza che la ferita guarisse. Quasi tutti i ragazzi che erano con me morirono. Io sognavo di arrivare a trent' anni. Il sanatorio era in fondo al paese, da lontano si vedevano i passanti intimoriti, con il fazzoletto premuto sulla bocca. L' unico amico che mi veniva a trovare, Gino Giandone, era comunista».
Grazie a lui, il giovane Emanuele prese la tessera del Pci clandestino nel 1941. «Fu un gesto di ribellione contro un mondo di una miseria e di un' ingiustizia medievali. Un giorno in miniera morirono quattro "carusi". Nella cattedrale di Caltanissetta c' erano tre bare. La quarta rimase sul sagrato. Era morto "in peccato" perché non era sposato in chiesa. Lo rifiutarono anche cadavere!». Macaluso allora picchiò il pugno sul tavolo della trattoria del Testaccio, il quartiere romano dove viveva.
Sul tavolo fave, pecorino, sarde, e un solo bicchiere, per il vino. «Non bevo mai acqua - diceva -. Rovina i sapori».
ultimo saluto a macaluso 1 d alema ultimo saluto a macaluso provenzano ultimo saluto a macaluso provenzano landini
Emanuele Macaluso emanuele macaluso emma bonino foto di bacco Macaluso ugo sposetti emanuele macaluso Emanuele Macaluso ugo sposetti emanuele macaluso massimo d alema EMANUELE MACALUSO E ENRICO BERLINGUER. emanuele macaluso luigi berlinguer emanuele macaluso MACALUSO E PAOLA CONCIA Emanuele Macaluso Ciriaco De Mita Paolo Franchi Emanuele Macaluso Colombo Mastrapasqua Mancino Formica e Macaluso Emanuele Macaluso e Nicola Mancino Emanuele Macaluso Emanuele Macaluso e Alfredo Reichlin Paolo Franchi Macaluso e De Mita Macaluso e Reichlin Emanuele Macaluso NAPOLITANO MACALUSO