UN FALCO VOLO' SU REGENI - LUTTWAK: “L'ITALIA HA SBAGLIATO TUTTO, LA CRISI CON L’EGITTO METTE IN PERICOLO AFFARI PER 5 MILIARDI. GENTILONI DOVEVA CERCARE UNA SOLUZIONE POLITICA. AL SISI AVREBBE PRESO DUE POLIZIOTTI E LI AVREBBE PUNITI”
Cesare De Carlo per “il Giorno”
Un altro fiasco della diplomazia italiana. Così il politologo americano Edward Luttwak giudica il caso Regeni. Un fiasco che fa il paio con quello dei marò. «Ma - aggiunge - le conseguenze si annunciano più gravi: sono in pericolo affari con l' Egitto per quasi 5 miliardi di euro. Un bel danno per un' economia, quella italiana, affamata di commesse estere. Senza contare che l' Egitto è un alleato indispensabile nella crisi del Medio Oriente: lotta all' Isis e contenimento dei clandestini».
È colpa del corpo diplomatico o del ministro?
«Del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e in misura subordinata dell' ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari».
In che senso?
«In casi come questi, il silenzio è d' obbligo. È la premessa per una soluzione non traumatica. L' ambasciatore avrebbe dovuto evitare commenti. Il ministro avrebbe dovuto evitare di pubblicizzare la crisi. Niente discorsi. Nessun intervento in Parlamento. Nessuna indiscrezione».
Non avrebbe dovuto cedere alle emozioni e alle pressioni politiche.
«Sì. Le emozioni della famiglia Regeni sono più che comprensibili.
Anche se doveva sapere che si cacciava nella gabbia dei leoni. Ma il cuore non basta. In diplomazia è più importante il cervello». Il cervello è politico.
«Esattamente. Il ministro aveva due obiettivi. Da un lato ottenere una 'verità' dignitosa, dall' altro tutelare gli interessi nazionali».
Ma la verità vera, quando dipende da un regime come quello egiziano, non si saprà mai. Sisi non può sconfessare pubblicamente la polizia politica.
«Appunto. Se l' ambasciatore e il ministro fossero stati zitti, se non ne avessero fatto un affare di Stato, se avessero chiesto una partecipazione alle indagini che salvasse la faccia a entrambe le parti, suppongo che Sisi avrebbe preso due poliziotti e li avrebbe puniti. Poi l' avrebbe fatto sapere al governo italiano. Caso chiuso».
E invece?
«Roma ha ripetuto gli errori fatti coi marò. Prima le incaute dichiarazioni dell' ambasciatore a Nuova Delhi, Daniele Mancini. Quindi l' ufficializzazione del caso affidandosi a un mediatore Onu, Staffan de Mistura, noto per la sua eleganza più che per l' abilità professionale. Poi pressioni politiche, interrogazioni parlamentari, discorsi, appelli internazionali rimasti inascoltati».
E ora?
«Il governo italiano è paralizzato. Come nei confronti dell' India, anche con l' Egitto dimostra un' incredibile propensione al masochismo».
Cosa vuol dire?
«È in una no win situation».
Gentiloni minaccia conseguenze.
«Danneggerebbero solo l'Italia. Non c' è alcun paragone fra il blocco dei voli per Sharm e le commesse industriali».
Francesi e tedeschi si sono già fatti sotto per strapparle agli italiani.
«E cos' altro vi aspettavate? Agli italiani rimarrà la soddisfazione di non avere accettato la versione di comodo».
Già. Ma a che prezzo? Sono in gioco migliaia di posti di lavoro se quegli affari sfumassero.
«Inevitabile. Gentiloni mi ricorda i pm italiani».
Cioè?
«Prima formulano ipotesi di accusa, che finiscono sui giornali. Poi fanno le indagini. E l' indagato è già trattato da condannato, talvolta subisce la carcerazione preventiva. Segue il processo. Se e quando verrà prosciolto o assolto, nessuno se ne ricorda. Nessuno gli chiede scusa. Ma il danno è irreparabile».