FARNESINA CALENDA EST - LAPO ELKANN IN DIFESA DELL'AMICO: ''CALENDA HA QUALITÀ, I BUROCRATI TEMONO IL TALENTO'' - LETTERACCE ANTI-RENZI FIRMATE DA 254 DIPLOMATICI DOPO LA NOMINA DEL MONTEZEMOLINO A BRUXELLES: ''NON CI SI IMPROVVISA AMBASCIATORI. C'È UN CONCORSO PUBBLICO E UNA LUNGA CARRIERA'' - ASSEMBLEA DI FUOCO: ''SERVIVA UNO RISSOSO? MA QUI È PIENO DI GENTE RISSOSA!''
1. UE:LAPO ELKANN,'CALENDA HA QUALITÀ,BUROCRATI TEMONO TALENTO'
(ANSA) - "Ancora una volta mi rendo conto che i burocrati e i mediocri hanno paura di chi ha talento, costanza, serietà, professionalità e capacità". L'imprenditore Lapo Elkann, nipote dell'Avvocato Agnelli e presidente di Italia Independent, difende così la nomina di Carlo Calenda, un politico e non un diplomatico di carriera come era stato fino ad ora, a rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea.
"Carlo Calenda è una persona di grandi qualità e capacità, che può fare davvero tanto per la nostra amata Italia", scrive Lapo Elkann, postando su Instagram una foto di Calenda, nipote di un diplomatico di carriera, con il quale in passato ha lavorato alla Ferrari. "Quando vedo polemiche inutili a riguardo della sua nomina mi...", dice l'imprenditore, che chiude la frase con l'emoticon del pianto e lancia gli hashtag "#forzacarlo", "#forzacalenda", "#largoaigiovani" e "#largoallagentecapace".
2. LA PROTESTA DEI DIPLOMATICI «DISORIENTATI» DAL CASO CALENDA
Paolo Valentino per il ''Corriere della Sera''
C'è aria di protesta alla Farnesina. Solleva ansie e fa emergere un disagio che probabilmente ha radici più profonde la nomina di Carlo Calenda, già viceministro dello Sviluppo economico, a Rappresentante permanente dell' Italia presso l' Unione Europea. Due lettere al presidente del Consiglio, una firmata da 230 diplomatici, l' altra dai 24 ambasciatori di grado, di cui possiamo rivelare i contenuti, confermano lo straniamento provocato dentro il ministero degli Esteri dalla mossa spiazzante del presidente del Consiglio.
Rompendo una consolidata tradizione italiana, che con pochissime eccezioni ha sempre affidato alla diplomazia di carriera le nostre missioni all' estero, Renzi ha voluto a Bruxelles un inviato politico, preparazione e competenza ineccepibili, in sostituzione di Stefano Sannino, considerato poco combattivo e troppo «compatibile» con i riti e le logiche dei tavoli europei.
Ma la scelta ha provocato una reazione senza precedenti fra i ranghi della nostra diplomazia, soprattutto fra i più giovani, che non hanno esitato a mettere nero su bianco la loro insoddisfazione e i loro tormenti. È stato un crescendo di iniziative, iniziato una settimana fa con la lettera firmata da 200 diplomatici, in maggioranza da pochi anni al ministero ma affiancati da alcuni veterani, inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro, Elisabetta Belloni, nella quale si esprime «sorpresa e preoccupazione» per la scelta dell' ex vice-ministro dello Sviluppo economico.
Si è trattato, così la lettera, di «un segnale che potrebbe preludere all' esclusione dei diplomatici di carriera dagli incarichi di maggiore responsabilità» e che «attesta il declino di autorevolezza dell' Amministrazione degli Affari esteri». Due le richieste: la prima, poi come vedremo ridimensionata, l' avvio di «iniziative opportune e necessarie, anche presso la presidenza della Repubblica, per un ripensamento di questa decisione e per impedire il ripetersi di analoghi provvedimenti». La seconda, un incontro urgente di chiarimento con i due destinatari.
Gli incontri sono stati due.
Affollati e attesi anche da molti che non avevano firmato il documento. Il primo nei giorni scorsi con il segretario generale, il secondo ieri pomeriggio con il capo di gabinetto, al quale per la prima mezz' ora ha addirittura partecipato il ministro Paolo Gentiloni. Secondo alcuni presenti, il segretario generale ha definito «rigorosa e puntuale» l' attività svolta dalla sua amministrazione, affinché la nomina avvenisse secondo le procedure canoniche. Ma i nomi proposti per il posto di Bruxelles non hanno incontrato il gradimento del presidente del Consiglio.
Valensise si è però detto convinto che la designazione di Calenda abbia carattere di eccezionalità e non è un modello per il futuro.
Rassicurazioni che tuttavia non sembrano aver placato gli animi. Lo conferma il numero molto maggiore di interventi, anche critici, registrato nell' assemblea di ieri. «Nessuno - ha detto uno dei partecipanti - mette in discussione i meriti di Calenda, ma è possibile che non ci fosse un solo diplomatico in tutta la Farnesina che non avesse i requisiti richiesti dal presidente del Consiglio?».
E ancora: «Serviva uno rissoso? Ma qui è pieno di gente rissosa. Il punto è se basta battere i pugni». A Matteo Renzi, con un' iniziativa senza precedenti, i giovani diplomatici hanno indirizzato una lettera, dicendosi «profondamente disorientati» dalla nomina di Calenda, «soprattutto in ragione della sua particolare attenzione alla meritocrazia, che ha contraddistinto da sempre il suo impegno politico e rappresenta, insieme alla trasparenza, il cardine della Riforma della Pubblica Amministrazione che il suo governo sta portando avanti».
«Non ci si improvvisa ambasciatori - continua la lettera -, si diventa diplomatici non solo col superamento di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di professionalità, responsabilità e continue valutazioni». La scelta di un politico per Bruxelles «equivale a ignorare tutto questo» e per questo «le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezionalità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche».
Un piccolo passo indietro, quindi, dalla iniziale richiesta di «un ripensamento» della decisione. Ma il malessere resta. Ne è conferma che anche i 24 ambasciatori di grado, tutto il top della nostra diplomazia, si siano sentiti in dovere di lanciare una loro iniziativa, con un' altra lettera al capo del governo.
Nella quale, pur riconoscendo che la nomina di Calenda «rientra nelle prerogative del governo», essa viene definita una «novità senza precedenti dall' immediato Dopoguerra, quando si trattava di ricostruire l' assetto e la credibilità del nostro Paese in condizioni ben diverse da quelle odierne». Per questo, gli ambasciatori lanciano a Renzi un «fermo e pressante appello a contribuire a ristabilire il clima di motivazione, coesione e fiducia, specialmente nelle più giovani generazioni di diplomatici».