FATEME LARGO CHE COMANDO IO! FAZZOLARI SI E' TRASFORMATO NEL RICHELIEU DI PALAZZO CHIGI: HA ACCENTRATO SU DI SE' LE NOMINE, LA COMUNICAZIONE, I SEGRETI – SECONDO “IL FOGLIO”, A PALAZZO CHIGI C'È VOGLIA DI FUGA TRA I “MANDARINI” COSTRETTI A “UBBIDIRE” AL SOTTOSEGRETARIO - “FAZZOLARI IN DUE ANNI HA RIDOTTO GIURISTI DI CHIARA FAMA A LAVAPIATTI. VOGLIONO ANDARSENE IL SEGRETARIO GENERALE, CARLO DEODATO, E IL CAPO DI GABINETTO, GAETANO CAPUTI. IL CONSIGLIERE FRANCESCO MARINI NON CE L’HA FATTA MA PER UNA ‘TALPA’, E CI RIPROVA. VOLEVA LASCIARE IL CONSIGLIERE ECONOMICO, LOIERO, HA LASCIATO LO SHERPA G7, FERRARI. NATURALMENTE DIRANNO CHE È FALSO, MA LO DIRÀ SEMPRE FAZZOLARI CHE SI OCCUPA DI COMUNICAZIONE, STRATEGIA…” - "FAZZOLARI, L’UOMO TRAGICO DEL METODO MISHIMA, LO SBUDELLAMENTO DELL’OPPOSIZIONE, IL ‘TAGLIAMOLA CORTA’. TAGLIAMOLA CORTA"
Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “Il Foglio”
Rimarrà il genio, Fazzolari, ma resterà solo Fazzolari. Palazzo Chigi vuole lasciare Palazzo Chigi. Vuole andarsene il segretario generale, Carlo Deodato, vuole andarsene il capo di gabinetto, Gaetano Caputi, il consigliere Francesco Marini, non ce l’ha fatta ma per una “talpa”, e ci riprova. Voleva lasciare il consigliere economico, Loiero, ha lasciato lo sherpa G7, Ferrari.
Naturalmente diranno che è falso, ma lo dirà sempre Fazzolari che si occupa di comunicazione, strategia, che chiama i direttori di quotidiani, ministri, gli ad delle partecipate, della Rai. […]
Le nomine che gestiva Caputi ora le gestisce Emilio Scalfarotto, che di Fazzolari è il capo della sua segreteria tecnica, la Notre-Dame de Chigi. Sono passati due anni ed è ormai chiaro a tutti che Palazzo Chigi è il Campanile di Fazzolari, che le campane le suona lui e che Meloni, Esmeralda, davvero si è consegnata alla sua sapienza, al suo “me la vedo io”.
[…] Fazzolari […] in due anni ha ridotto giuristi di chiara fama a lavapiatti, i direttori, quando telefona, hanno la stessa soggezione e lo ascoltano come se a telefonare fosse Gianni Agnelli, dall’al di là. Le sue “veline” vengono adesso rimodulate con zelo, e grazia, da giornalisti amanuensi, un suo mezzo sorriso vale un ruolo nei cda.
E’ un sottosegretario senza portafoglio, ma tiene il portafoglio di Giorgetti, e tiene sull’attenti Mantovano, che ha la delega alla sicurezza, ai servizi, ma non è un segreto che quelli veri, i segreti, li custodisce l’altro che non si perde nel rituale.
Al Quirinale, a parlare con Zampetti, il segretario di Sergio Mattarella, va Mantovano, e Mantovano torna e dice, “serve il dialogo”, che è il sale sulla ferita di Fazzolari, l’uomo tragico del metodo Mishima, lo sbudellamento dell’opposizione, il “tagliamola corta”. Tagliamola corta.
Con il pretesto della grande occasione, del quando ci ricapita, ora o mai più, Francesco Saverio Marini, il filosofo del premierato (che non si presentò il giorno in cui la riforma venne illustrata alla Camera: “Professore Marini? Professore?”) si è offerto per andare alla Corte Costituzionale.
Meloni intende presto riprovare, intende riproporre il suo nome, ma solo perché ha già l’altro nome da far uscire dal campanile, quello di Carlo Deodato, il segretario generale di Palazzo Chigi. Se non c’è Marini sarà Deodato. […]
Quando per stizza, la premier ha mandato via gli agenti dal suo piano, per impiegarli meglio, disse, sarebbe bastato chiamare Deodato ma con Meloni di segretaria ce n’è una, e basta e avanza. A che serve un segretario generale? E’ Patrizia Scurti e la nipote, Camilla, lavora con Fazzolari, come sua segretaria particolare. Il premierato è stato superato dal segretariato.
Deodato è amico antico di Mantovano ma il primo a pensare che sia un bene avere Deodato alla Consulta è Fazzolari. E se fosse per Fazzolari sarebbe un altro bene avere Gaetano Caputi, il capo di gabinetto di Meloni, alla guida di un’autorità indipendente, magari Arera o al posto di Paolo Savona, in Consob, dato che Caputi viene dalla Consob, dunque chi “meglio di lui?”.
[…] A Caputi è stato tolto il dossier nomine che è stato preso in carica da Emilio Scalfarotto, che è l’unico di cui si fida Fazzolari. In due anni sono stati degradati a consiglieri, che è la miserabilità, del “ci sei, grazie, ma fai come dico io”. […]
L’unico consigliere economico di Meloni è Renato Loiero, dicono eccellente, ed è un altro che si sa già, “appena potrà, andrà via”. Forza Italia e Lega il giorno del seppuku, della Consulta, il fallimento del metodo Mishima, si mordevano la lingua: “E’ stato Fazzolari. E’ opera sua questo fallimento”.
Solo il vice della Lega, Claudio Durigon ha avuto il coraggio di dire, ma a mezza voce, “ma che modo è? Ci si siede con l’opposizione, si fa notte e poi si trova un nome. Quanto n’amo fatte de cose insieme. Uno a te e uno a me. E se va’ a dormire. Nun va bene”.
Meloni è piena di ministri narcisi, di ministri da albergo (Locarno o De Russie? E il conto?) e poi c’è Fazzolari sul campanile. Sono passati due anni e Fazzolari è indubbiamente più forte di prima, più ascoltato di prima, con meno rivali di prima. […]