FEMMINICIDIO POLITICO – DAGO: IN QUALUNQUE ALTRO PAESE CIVILE E INCIVILE LE DUE ELISABETTE, CASELLATI E BELLONI, AVREBBERO RASSEGNATO LE DIMISSIONI UN MINUTO DOPO LA TROMBATURA DELLA LORO VANITA’ - LA SECONDA CARICA DELLO STATO E IL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI CHE NON BLOCCANO SUL NASCERE, FERMAMENTE E GARBATAMENTE, I GIOCHINI SUL LORO NOME, CHE NON SENTONO IMMEDIATAMENTE L’ESIGENZA DI DICHIARARE IL LORO ‘’NON POSSUMUS’’, SONO QUASI PEGGIO DI QUESTI POLITICI SCAPPATI DAL MANICOMIO CHE “USANO LE DONNE COME FIGURINE PER IL COLLE: UN ATTO DI UN’IRRESPONSABILITÀ, DI UNA CIALTRONAGGINE SENZA PRECEDENTI” (GIANNINI)
DAGONOTA
In qualunque altro paese civile e incivile il presidente del Senato Elisabetta Casellati, si sarebbe dimessa all’istante, un minuto dopo essere stata trombata la folle candidatura al Quirinale, apparecchiata da Matteo Salvini. Non solo il cazzaro del Papeete ha gettata così nel bidone del ridicolo la seconda carica dello Stato mortificando le istituzioni, ma l’ha sputtanata per sempre.
Massino Giannini, ospite ieri di “Otto e mezzo”, ha messo il dito nella piaga: "Per nascondere i suoi fallimenti, la politica usa le donne come figurine per il Colle: un atto di un’irresponsabilità, di una cialtronaggine senza precedenti”.
In tanto femminicidio politico, Salvini, Meloni e Conte sono arrivati al punto di sbattere nel tritacarne anche l’altra Elisabetta, la Belloni (vedi l’articolo a seguire). Vedere la seconda carica dello stato e il capo dei servizi segreti che non bloccano sul nascere, fermamente e garbatamente, i giochini sul loro nome, che non sentono immediatamente l’esigenza di dichiarare il loro ‘’non possumus’’, sono quasi peggio di questi politici scappati dal manicomio.
Giannini: 'Per nascondere i suoi fallimenti, la politica usa le donne come figurine per il Colle: cinismo vergognoso'
NON È UN GIOCO, QUEI NOMI DA TUTELARE
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Per la seconda volta nel giro di quattro giorni, il nome di Elisabetta Belloni è stato infilato nel tritacarne dei candidati alla presidenza della Repubblica. Un minuto dopo l'ennesima promessa fatta dal leader della Lega Matteo Salvini di fronte alle telecamere di avere la soluzione in tasca e di aver puntato su una donna lasciando intendere che fosse proprio lei, è partito il gioco dei veti incrociati.
Leader e gregari di formazioni politiche ormai allo sbando si sono fronteggiati perdendo evidentemente di vista quello che dicono di voler tutelare: il bene del Paese. Esporre in questo modo il capo dei Servizi segreti non mette a rischio soltanto Elisabetta Belloni, ma l'Italia intera. Svilire un ruolo così strategico, mortifica le istituzioni, fa danno alla sicurezza nazionale, fa perdere prestigio a livello internazionale.
Sembra impossibile credere che nessuno si sia posto questo problema, sia pur in ore così convulse. L'elenco in realtà è lungo. Nel gioco al massacro dove sembra contare soltanto chi riesce a proporre un nome - poco importa che sia condiviso - sono già stati usati il presidente del Consiglio di Stato, l'attuale presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica ancora in carica. Tutti nel frullatore delle trattative, senza mai interrogarsi su che cosa rimarrà quando tutto questo sarà finito.
E nel caso di Belloni con un'aggravante in più: utilizzarla perché donna, in modo da appuntarsi poi sul petto la medaglia al merito di averla proposta per primi. Appena due settimane fa, ai funerali del presidente del Palamento europeo David Sassoli, segretari di partito, ministri, parlamentari avevano preso l'impegno di seguire i suoi valori promettendo di sedersi intorno a un tavolo per arrivare a un'intesa che portasse al Quirinale un nuovo capo dello Stato «senza inseguire interessi di parte o protagonismi».
Esattamente il contrario di quanto sta accadendo. L'Italia sta ancora combattendo contro la pandemia da Covid 19, deve fronteggiare la crisi economica e gestire quella Ucraina con i partner internazionali. Deve soprattutto continuare a negoziare per raggiungere gli obiettivi imposti dal Pnrr. Sfide che vedono le cariche più alte dello Stato in prima linea. Elisabetta Belloni è tra loro, in una veste che deve essere il più possibile riservata e per questo preservata. Il momento per fermare lo scempio è arrivato.