FERMI TUTTI, "REPUBBLICA" TITOLA: "È VERO, TRA NOI ZINGARI ITALIANI C'È CHI RUBA". BELPIETRO: "PERCHÉ LA BOLDRINI SI INQUIETA PER SALVINI CHE VUOLE "RADERE AL SUOLO I CAMPI ROM" E NON PER CHI RACCONTA LA SUA VITA DI FURTI?"


1. È VERO TRA NOI ZINGARI ITALIANI C’È CHI RUBA

Piero Colaprico per “la Repubblica

 

salvini inseguito dal maiale nel campo rom

Una rotonda, un cavalcavia, due sottopassi, la linea ferroviaria. Nascosto nella periferia tra l’Ortomercato e il Corvetto, c’è forse il più antico campo di zingari — sono loro che vogliono chiamarsi così — di Milano. Si trova lungo le curve e i saliscendi di via Bonfadini ed esattamente qui Matteo Salvini ha avviato, tre anni fa, la sua rumorosa campagna «per la sicurezza», con tanto di messaggio su Facebook: «Le battaglie per la gente continuano. Domani alle 12 conferenza stampa in via Bonfadini su Emergenza Rom, a Milano situazione fuori controllo. Banzai ».

 

la visita al campo rom di matteo salvini 9

Purtroppo per l’esattezza delle sue dichiarazioni, di rom non se ne vedono, nel senso che Salvini non distingue: qui tutti sono italiani, con carta d’identità, e moltissimi dei 30, 35 capifamiglia si sono in qualche modo “spiaggiati” qui da decine di anni. La spiegazione fornita dall’anziana Giulia, capelli raccolti, madre di otto figli — «Tutti milanesi, meno lui, che è nato a Cesena. Tutti tra i 50 e i 21 anni » — è lapidaria: «Io sono analfabeta, ma i miei nipoti e bisnipoti vanno a scuola, perciò come potevamo andare in giro senza fargli perdere le lezioni? Da quando i bambini studiano, noi zingari abbiamo smesso di girare, il mondo è cambiato. Siamo italiani, più italiani di voi».

 

IL CAMPO ROM A VIA BOVISASCA A MILANO VIENE SGOMBERATO TRA LE POLEMICHE FOTO ANSA

Nonostante i banzai vecchi e nuovi di chi sfrutta la politica della paura, vecchi, giovani e bambini, uomini e donne, ieri si godevano il sole del pomeriggio milanese. Appena fuori dai confini delle case e delle roulotte non mancano spropositati cumuli d’immondizia: «Dicono noi zingari siamo sporchi, ma quella non è roba nostra, devi sapere che qui arrivano cinesi, marocchini, scaricano e scappano, ma se qualcuno lo becchiamo, stai sicuro che non torna».

 

IL CAMPO NOMADI DELLA CONTINASSA A TORINO

L’arrivo del cronista ha creato un capannello che si allarga con il passare dei secondi, un estraneo qui non può passare inosservato: «Abbiamo sentito in tv (ce l’hanno tutti, ndr ) Salvini dire che dà sei mesi di tempo e poi manda le ruspe, vedremo. L’ultima volta che sono venuti con intenzioni cattive cinque di quelli con il casco e il manganello sono caduti per terra», premette un giovane padre di famiglia. Ma, al di là dei toni, e dei precedenti penali, è facile capire come la realtà in bianco e nera percepita e propagandata dai leghisti sia molto, ma molto più colorata. Bastano tre flash.

rom al campo nomadi foto GMT

 

Aurelio, cresta di capelli neri, tatuaggi, 17 anni, ha anche lui un profilo Facebook: «Ci ho scritto l’altro giorno, ho voluto spiegare la differenza tra noi zingari italiani e gli altri Rom». Razzista? Anche lui? «No, ma voglio evitare le confusioni che i politici fanno sulla nostra pelle. Noi siamo noi, siamo abruzzesi, i romeni sono romeni, gli slavi sono slavi, siamo di culture diverse. Io ho fatto asilo, elementari e medie, laggiù, alle scuole di via Monte Velino, e ho tanti amici italiani, la sera quando esco mi ritrovo in un sacco di compagnie».

 

Campo Rom

Si avvicina Fioravante, massiccio, brillantina, tatuaggio a forma di croce sotto l’occhio destro: «Vieni a vedere la mia casa», c’invita. È in muratura, è una villetta, abusiva, ma con acqua, luce, bombole del gas. La camera matrimoniale ha le tende viola, quella dei bambini è piena di peluche e colorata di rosa, la cucina è grande in simil stucco veneziano ocra, il lungo e comodo bagno con doccia, water, bidet è l’orgoglio del padrone-costruttore: «Per tuo figlio non vuoi la doccia? Anche io per il mio». Il quale, a sei anni, fuori casa mostra due piccole moto giocattolo, di quelle da salirci sopra: «I cinesi le vendono a quattrocento euro».

 

lapresse campo rom napoli

Ecco, non potreste pagare un affitto? «Certamente, se ci danno una casa, paghiamo», dice una signora. Il segretario leghista sostiene che frattanto dovreste almeno pagare l’Imu, obiettiamo. Risposta dello stesso tenore: «Perché no? Ma se vogliono chiudere questo campo, come minacciano sempre di fare, se davvero vogliono integrare, prima mi danno una casa decente? O prima mi distruggono questa e mi lasciano a terra con tutta la famiglia?».

 

Terzo flash. Nel campo gira Meta, ragazzo nero, giovane, magro. Sarai niente niente, scherziamo, uno zingaro italiano pure tu? «Quasi», è la risposta, perché Meta, adottato da piccolo, non si trovava sempre bene nel quartiere, e allora le famiglie zingare di questo labirinto di roulotte l’ha ospitato, nutrito, protetto, tenuto là giorno e notte. Infatti, se non abbiamo inteso male, Meta ha imparato il linguaggio segreto degli zingari. Alcuni dei quali sono soggetti sorprendenti: «Io — viene assicurato da un giovane ben vestito — ho fatto da autista per un manager dello spettacolo, portavo in auto Sara Tommasi e Raffaella Fico, anzi ti devo raccontare un fatto… ».

campo rom

 

Abiti di marca, orologi, telefonini. Se nessuno lavora abitualmente, da dove arriva questo piccolo benessere? «Non siamo santi, ma mi sa — dice uno — che rischi di più se vai a fare domande a Quarto Oggiaro», quartiere periferico, un tempo molto malavitoso. Non nascondono i fatti: «Va bene, alcuni di noi rubano, ma che cosa? Non arriviamo a mille euro al mese, e nessuno fa colpi in banca ». La signora Giulia si avvicina ancora: «Lei conosce i carabinieri? Questo è il mio nome e cognome, vedrà che ho un papello di precedenti lungo così, tutti tentati furti. Avevo — dice — i figli “uno addosso all’altro”, non mi mangiavano, quindi andavo al supermercato e rubavo la carne, il formaggio».

 

LUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMA

Ora, a dire il vero, come d’obbligo, alcuni questi zingari italiani, che Salvini chiama Rom, sono sospettati di trafficare in rame. Qualcuno, in passato, è stato protagonista di risse clamorose. E praticamente tutti i maschi — «Qui siamo noi che portiamo il pane a casa, non le donne, come fanno gli slavi» — hanno avuto a che fare con i processi penali. Ma reati gravi, in effetti, non risultano. E molti si esprimono correttamente.

 

E vorrebbero sfidare Salvini sul suo terreno: «Anche Salvini è venuto scarica immondizia qui davanti, con le sue brutte parole da ignorante. Faccelo incontrare faccia a faccia in diretta televisiva, lui spiega le sue ragioni e noi le nostre, vedrai che figuraccia che fa».

 

 

2. QUEI GHETTI IGNOBILI VANNO SPAZZATI VIA

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano

 

LAURA BOLDRINI

I campi rom fanno schifo e vanno chiusi. Non lo dico io e nemmeno Matteo Salvini, che ieri in tv ha spiegato che li raderebbe al suolo, suscitando l’ira della Maria Goretti che presiede la Camera, oltre che del Vaticano. No, a dirlo è Nils Muiznieks, ossia il Commissario europeo ai diritti umani. Per l’alto rappresentante di Bruxelles gli accampamenti di baracche in cui in Italia vivono i rom sono abominevoli, luoghi demoralizzantiin cuii bambini crescono nella melma, baraccopoli fatiscenti, senza acqua potabile, prive di fogne e di corrente elettrica, luoghi isolati circondati dalfango,in pratica centri di emarginazione, veri e propri ghetti.

 

Tutti giudizi contenuti in un articolo che lo stesso Muizniers ha scritto e che La Repubblica di ieri ha pubblicato. In esso il Commissario spiegavache costringendoa vivere i rom in campi fatiscenti l’Italia (...) viola i diritti umani e la stessa normativa italiana li vieta. Dunque, non si capisce lo scandalo se un leader politico sostiene che le baraccopoli rom vadano chiuse, anzi abbattute con le ruspe per impedire che una volta svuotate altre persone vi si insedino.

 

SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 5

Eppure è quanto successo ieri. Il segretario della Lega in una delle sue apparizioni televisive, a Mattino 5, ha dichiaratoche sefosse neipanni del presidente del Consiglio o delministro dell’Interno darebbe un preavviso di sei mesi, per permettere ai rom di organizzarsi e di comprare casa o affittarla, e poi raderebbe al suolo le baracche. Apriti o cielo. Laura Boldrini, la Madonna di tutti i rifugiati, dall’alto del suo scranno ha definito inquietante l’uso del verbo radere. Non è dato sapere perché la inquieti l’utilizzo di un verbo che nella lingua italiana è impiegato al posto di abbattere, tagliare o cancellare. Che c’è dimale a parlare di radere?

 

Anche perché Salvini non ha detto di voler discriminare i rom, ma anzi ha precisato divolerliequiparareagliitaliani,garantendoloro gli stessi diritti e gli stessi doveri. Dunque, perché la Paladina degli umiliati insorge chiedendo soluzioni abitative alternative? Che i rom abbiano le stesse possibilità che la Costituzione riconosce ai cittadini non le piace? Vorrebbe altro, magari una corsia preferenziale per garantir loro gli alloggi?

efe bal e matteo salvini

 

Perché il tema è tutto qui. È giusto che ai rom siano assicurate condizioni di vita dignitose, che non siano costretti a vivere in baracche senza servizi igienici, ma a patto che siano trattati come tutti gli italiani e non come privilegiati. Hanno bisogno di una casa? Si mettano in fila come le persone che hanno diritto a una casa popolaree, una volta ottenutala, paghino affitto,luce,acqua e riscaldamento, come è richiesto a ogni italiano.

 

L’Europa li vuole aiutare favorendone l’integrazione con speciali programmi? Benissimo: finanzi i progetti con i soldi di cui dispone (e che per altro sono soldi pagati dagli Stati membri e dunque, pro quota, anche dai contribuenti italiani), come appunto succede altrove. Ma poi,unavolta ottenuta la casa popolare e una volta varati i programmi di integrazione, i rom hanno l’obbligo di rispettare le nostre leggi. In Francia chi sbaglia paga. Chi occupa abusivamente una zona rischia l’arresto.

 

belpietro

Chi delinque, chi ruba, chi non manda i figli a scuola, viene cacciato. Lo spiegava tempo fa una bella inchiesta di Repubblica dedicata ai modelli degli altri Paesi. Niente elemosina, niente accattonaggio, e infatti a Parigi non si vedono nomadi che agli angoli delle strade o nelle stazioni cercano diabbordarei turisti. Stessa cosa in Germania, dove ai rom sonoassegnate case popolari e dove lo Stato li aiuta anche a trovar lavoro. A patto naturalmente cheinomadi rispettino la legge, altrimenti vengono cacciati per sempre.

 

Il problema è che in Italia l’accattonaggioeancheilfurto spesso sono tollerati, quasi fossero una conseguenza naturale di certe culture. Non a caso Massimo Converso, presidente dell’Opera nazionale nomadi, nella solita inchiesta di Repubblica dichiarava che interi gruppi, invece di rimanere in Paesi come Francia e Germania, hanno preferito trasferirsi in Italia, dove manca un «vero, severo e anche rigido piano di accoglienza, ma dove gli zingari hanno avuto da sempre maggiori e diverse fonti di reddito, ben più remunerative perché spesso illegali».

I rom al campo nomadi dellAppia nuova foto GMT

 

Dichiarazioni di un esperto del ramo. Che sono però confermate dall’intervista mandata in onda ieri da Rete 4 a due nomadi, le quali, con garanzia dell’anonimato, hanno dichiarato di guadagnare rubando anche 1000 euro al giorno. Chissà però perché Nostra signora dei derelitti ha preferito commentare le parole di Matteo Salvini e non quelle delle due intervistate. Il verbo radere lai nquieta, rubare invece no?

 

maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it

@BelpietroTw