1. FERMI TUTTI! SI VOCIFERA CHE STIA PER ABBATTERSI SU ROMA LA TERZA TRANCHE DELL’INCHIESTA “MAFIA CAPITALE”, IN GRADO DI FAR SALTARE I CALCOLI DI RENZI, SPAZZANDO VIA LA GIUNTA MARINO E TRASCINANDO LA CITTÀ ALLE URNE NEL PEGGIORE DEI MODI
2. E POI C’È IL TEST VENEZIA: SE CASSON VINCE È UN PUNTO PER LA SINISTRA PD CHE HA VOLUTO L’EX PM E BOCCIATO I CANDIDATI RENZIANI. SE PERDE, INVECE, SI SCATENA IL PUTIFERIO
3. TUTTI DIRANNO CHE MATTEUCCIO È INCAPACE DI REGGERE LE SPINTE ANTI-SISTEMA, CHE SU MIGRANTI E SICUREZZA HA FLOPPATO, IL FAMOSO 40% DELLE EUROPEE DIVENTA UN RICORDO
4. UNA SCONFITTA A VENEZIA RIMETTEREBBE IL PD IN BILICO IN VISTA DELLE COMUNALI 2016, QUANDO ANDRANNO ALLE URNE PIAZZE BOLLENTI COME MILANO, TORINO E NAPOLI. QUEL VOTO POTREBBE DIVENTARE UN CALVARIO SE ALLE CITTÀ CONTESE DOVESSE AGGIUNGERSI ROMA…
Ugo Magri per “la Stampa”
La fortuna di Renzi è che il candidato sindaco del Pd a Venezia si chiama Casson: un esponente della minoranza interna sempre in conflitto col leader e pronta a rinfacciargli qualunque passo falso. Per cui stasera, casomai la bandiera della sinistra venisse ammainata in Laguna e vincesse il campione del centrodestra Brugnaro, Renzi non faticherà a trovare gli argomenti per rivoltare la frittata.
Dirà di prendersela con quei veneziani che nelle primarie hanno bocciato i suoi candidati. Né gli avversari interni avranno troppa voglia di addossargli la colpa. In questo senso Casson rappresenta per il premier una polizza di assicurazione. Dopodiché, se l’ex pm riuscirà a spuntarla nel ballottaggio, pure Renzi ne ricaverà vantaggi.
L’IMPATTO DEL TEST
Con il Pd che mantiene Venezia, Renzi potrà sostenere con più argomenti che questa tornata amministrativa è stata (Liguria a parte) un successo. Poco importa che cosa accadrà a Rovigo, o a Chieti, oppure a Matera, insomma negli altri 11 capoluoghi di provincia dove oggi si vota (2 milioni 160 mila gli aventi diritto): Venezia ha ben altro peso. Con tutto quanto sta accadendo sull’immigrazione, con le opposizioni scatenate che ormai si scambiano tra loro gli argomenti, Grillo usa quelli di Salvini e Brunetta gli stessi di Di Maio, una vittoria nella città del Mose avrebbe per il governo un segno rassicurante.
Darebbe la sensazione di un timoniere che nella burrasca tiene la barra dritta. In caso contrario, beh, sai che risate si farebbero i gufi... Direbbero che Renzi non possiede antidoti contro gli anti-sistema, nei migranti e nella sicurezza ha il suo tallone d’Achille, il famoso 40 per cento delle Europee è un ricordo sbiadito e, con esso, pure la capacità di controllare le spinte centrifughe destinate a crescere in Parlamento. Con ansia il Pd comincerebbe a considerare le Comunali 2016, quando andranno alle urne città come Milano, Torino, Napoli: quel voto potrebbe diventare un calvario. Figurarsi poi se alle città contese dovesse aggiungersi Roma, magari sull’onda della questione morale.
SCOMMESSA CAPITALE
La soluzione immaginata da Renzi pare al momento funzionare: il sindaco Marino ha sostanzialmente accettato un «tutor» nella figura del prefetto Gabrielli, che cercherà di aiutarlo nel Giubileo («coordinamento istituzionale» lo definisce pudicamente Orfini). L’obiettivo è di spostare per quanto possibile l’attenzione dal primo cittadino, senza arrivare alle maniere forti del commissariamento. Resta tuttavia l’incognita rappresentata da Mafia capitale. Si vocifera di una terza tranche dell’inchiesta, dagli esiti che al momento nessuno è in grado di prevedere. Con il rischio che tutti i calcoli di oggi possano rivelarsi sbagliati. E Roma rotoli verso le urne nel peggiore dei modi.