1. FERRARA E PADELLARO MOLLANO SGANASSONI A TSIPRAS E ALLA SUA POLITICA CAZZONA
2. L’ELEFANTINO: “E’ L’ACCORDO CHE SEPPELLISCE LA BRIGATA KALIMERA, CON TUTTI I SUOI SALVINI, GRILLO, SPINELLOPULOS E LA MINORANZA DE SINISTRA EX PD. E’ LA RIVALUTAZIONE TOTALE DEL GOVERNO MONTI 2011, DI ELSA FORNERO, E’ L’AUREOLA SU NAPOLITANO, IL TIMBRO SUL GOVERNO RENZI-MARCHIONNE, CHE HA ALLONTANATO IL SINISTRISMO PARROCCHIALE”
3. PADELLARO: “NON SAPREMMO DIRE SE TSIPRAS SIA UNO STATISTA MA COME SCACCHISTA E' UN MEZZO DISASTRO. COL REFERENDUM HA FICCATO GOVERNO E GRECIA IN UN VICOLO CIECO”
4. MORALE DELLA FAVA: SE TSIPRAS NON SI DIMETTE, OLTRE CHE LA PARTITA AVRÀ PERSO PURE LA FACCIA. E SI DIMOSTRA PURTROPPO FALSA L'IDEA CHE “UN’ALTRA EUROPA È POSSIBILE”


1. ADDIO SPINELLOPULOS

Giuliano Ferrara per “il Foglio”

giuliano ferrara

 

Tienimi-da-conto-Merkel. Però. Stessa faccia, stessa razza. Io mi sento greco. Ma l’accordo non lo trovo umiliante. E’ realistico. E’ espressivo di quel che l’Europa della moneta unica è effettualmente, non di quello che si vorrebbe fosse quando si passa al suo sportello. E’ la sconfitta di sei mesi di politica universitaria, roba che neanche nel favoloso 1968 sarebbe stata concepibile.

 

TSIPRAS GIACCA

E’ il risultato di un piccolo e meraviglioso paese fatto a pezzi dall’ideologia, ora da ricostruire. E’ la rivalutazione totale del governo Monti 2011, di santa Elsa Fornero, dell’appoggio convinto di Berlusconi e Bersani all’esperimento di “depoliticizzazione della democrazia”, concetto sul quale abbiamo studiato qui al Foglio, e non poco.

 

E’ l’aureola su Giorgio Napolitano, comunista realista e riformista europeista da beatificare in vita. E’ il timbro sul governo Renzi-Marchionne, che grazie al Nazareno ha infine velocemente allontanato gli spettri del sinistrismo parrocchiale e goliardico. E’ un accordo sul quale vale la pena rifletta con sensibilità politica ed economica l’amico ed ex premio Nobel Renato Brunetta. Il simpatico talk show host Landinis, autore della coalizione sociale syrizana ancora in fieri, ha anche lui da pensare.

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E’ l’accordo che seppellisce la brigata Kalimera, con tutti i suoi Salvini, Grillo, Spinellopulos, Florestakis, e con la minoranza de sinistra ex Pd e i cocci sparsi dell’antagonismo impegnati a godere delle sventure di un popolo incolpevole, che ha votato con l’innocenza del cuore, da sempre cattiva consigliera, prima per Tsipras e Varoufakis, poi per il “no” al referendum scellerato. Una cosa sembra accertata, altro che polls, qui da noi non avremo grilli per la testa.

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La lezione servirà. In soli sei mesi la demagogia populista e classista di una coalizione di giovani e ardenti cosmopoliti del cazzeggio e di vecchi stalinisti ateniesi, con il corteggio e l’appoggio di destre improbabili e “dorate”, ha messo la Grecia in ginocchio, recessione di nuovo, fuga dei capitali anche popolari, minuti, boria nazionalistica spacciata per velleità di riforma dell’Europa della moneta unica, ma il tutto senza moneta, senza produttività, senza lavorare abbastanza e riformare alcunché. Non poteva conseguire altro che quello che è infine accaduto.

tsipras renzi merkel

 

Non è colpa, Schuld, della Germania, che è cattiva abbastanza, ma non tanto da prendere atto di un fallimento debitorio (Schuld) infinito senza battere il ciglio degli eurobillions che ora il valoroso Parlamento tedesco, il Bundestag, dovrà ratificare ma dopo che l’agorà ateniese avrà messo nero su bianco tasse vere, privatizzazioni vere, garanzie vere e monitorabili dalle istituzioni cioè dalla Troika.

 

Tienimi-da-conto-Winckelmann. Quel grande storico dell’arte antica e critico archeologico del Settecento, Johann Joachim nato nel Brandeburgo, ispirò Goethe e predicò “la tirannia della Grecia sulla Germania”. Per paradosso, i tedeschi sono più greci dei greci, lo sono carnalmente e intellettualmente, e gli orrori dell’occupazione nazista novecentesca non cancellano lo splendore di una cultura amica settecentesca, carica di ammirazione ed erotismo. Ma la tirannia della bellezza non può scadere in ricatto contabile, in marchetta (e Winckelmann ne sapeva qualcosa).

 

Fornero Alemanno Monti

Bisogna rifare i conti con i crucchi. Erano e restano criticabili per eccessi moralistici e protestanti. Eppure l’Europa creata da loro e con loro è un soggetto possibile della storia mondiale, Weltgeschichte, a condizione che certe regole siano rispettate, magari con maggiore flessibilità, invece che oltraggiate e calpestate da studenti fuori corso votati per un autogoverno che ha i suoi limiti.

 

sergio marchionne john elkann

La “depoliticizzazione della democrazia”, che abbiamo seppellito troppo presto anche come materia di un dibattito avviato su queste colonne, vuol dire appunto che accordi e compromessi rispettosi della volontà popolare, della volontà generale, si fanno tra classi dirigenti informate dei fatti, che non hanno studiato bellurie in Australia e in Texas in compagnia di economisti americani andanti e altra bella gente convinta di saperla troppo lunga. La democrazia sovranazionale e monetaria ha i suoi difetti e i suoi pregi, ma due sono le cose, o stai dentro o stai fuori, e per stare dentro qualche fatica di mercato ti è richiesta.

renzi elkann marchionne a melfi

 

L’Europa è questo, questa è la convergenza necessaria. Si può farne a meno, ma non con il saldo a carico dei contribuenti degli altri paesi europei. Ora Varoufakis è al mare, e il nuovo ministro greco delle Finanze, che ha studiato a Oxford ed è si spera un marxista pragmatico, avrà il suo bel daffare per riparare sei mesi di bizzarra follia. La brigata Kalimera dovrebbe passare le vacanze di agosto ad Atene e Salonicco, e portare medicine e aiuti, ma stanno per andare al mare anche loro.

antonio padellaro

 

2. IL NO SALATISSIMO DI TSIPRAS E DELLA BRIGATA KALIMERA

Antonio Padellaro per il “Fatto Quotidiano”

 

Gli statisti si distinguono dai mestieranti della politica perché sono in grado di prevedere le conseguenze delle loro decisioni e come in una partita a scacchi hanno sempre una mossa alternativa per non farsi mettere nell’angolo. Ora, non sapremmo dire se Alexis Tsipras sia uno statista ma temiamo che come scacchista sia un mezzo disastro. Infatti, con il famoso referendum è andato a ficcare il suo governo e la Grecia in un vicolo cieco, dal quale è stato salvato, in extremis, dopo avere ingoiato condizioni capestro e soltanto perché la premiata ditta Merkel & soci hanno capito che dall’eventuale Grexit avrebbero ricevuto, al momento, più svantaggi che vantaggi.

 

TSAKALOTOS E TSIPRAS

Al suo ritorno in patria lo stratega ateniese, oltre a dover sottoporre il Parlamento a un umiliante tour de force, dovrà spiegare al suo popolo a cosa sia servito convocare un referendum per dire No a un programma di sacrifici, sulla carta molto meno gravoso se paragonato alle odierne lacrime e sangue. Quanto alla brigata Kalimera della sinistra italiana e dei Cinquestelle che quella famosa domenica, in piazza Sintagma, festeggiavano insieme al fronte del No la vittoria della volontà popolare senza chiedersi che cosa sarebbe successo l’indomani, sentiremo cosa avranno da dire sulla retromarcia di Tsipras. Fermo restando che in politica è legittimo sbagliare da soli ma non per conto terzi

 

3. SE TIENE LA POLTRONA PERDE PURE LA FACCIA

Marco Palombi per il “Fatto Quotidiano”

 

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Nella serata di ieri ad Atene, e poi a ruota nelle capitali europee, è tornata a circolare la voce che Alexis Tsipras è intenzionato a dimettersi non appena raggiunto l’accordo coi creditori. Si vedrà, ma la sua resa incondizionata alla Troika (oggi pudicamente Brussel Group) sarebbe solo psicologicamente più movimentata, ma non meno clamorosa e inaspettata. Se non crede nell’accordo, se ritiene che quelle proposte di tagli di spesa sociale e svendita del paese siano “inaccettabili”per la Grecia ed economicamente controproducenti (come ha detto fino alla settimana scorsa), perché firmarlo? E ancora: perché convocare un referendum e chiedere ai greci di bocciare le proposte dei creditori - cosa che gli elettori hanno fatto con un certo entusiasmo - e poi accettarle, ma solo dopo che erano peggiorate?

 

l'incontro tra tsipras, merkel, hollande e tusk a bruxelles tratto dal profilo twitter di preben aamann 0

L’ex ministro Yanis Varoufakis ha detto al “G u a rdian”che la Grecia non poteva uscire dall’euro perché servono mesi per organizzare la cosa e renderla operativa. Ammesso che sia come dice (ma lui cita l’Iraq occupato dagli americani come esempio, non proprio calzante), l’a mmissione che in cinque mesi il governo greco non ha nemmeno pensato di prepararsi un piano B non depone a favore della sua lungimiranza.

 

MERKEL TSIPRAS

Riassumendo: se Tsipras non si dimette, oltre che la partita avrà perso pure la faccia pur di tenersi la poltrona. Più in generale si dimostra che la vittoria di Syriza - e quella eventuale di Podemos in Spagna - si basa su un equivoco: quello che “un’altra Europa è p os s i bi l e”. Ammesso che uno possa modificare i Trattati che disegnano una UE santuario del neoliberismo, rinunciare a ll ’austerità nell’Eu r oz ona è tecnicamente impossibile, pena l’esplosione di nuove bolle di debito privato come successo nel 2010 e 2011. L’Europa come la conosciamo è un progetto che un tempo si sarebbe detto “clas sist a”: dentro non può esserci sinistra, qualunque bandierina sventoli chi governa