CON IL FIATO SUL COLLE – MATTARELLA NEL GIORNO DEL SUO OTTANTESIMO COMPLEANNO PRENDE CARTA E PENNA E SCRIVE DUE LETTERE PER STRIGLIARE LE TOGHE E IL PARLAMENTO – UNA È DIRETTA AL CSM, A CUI IMPONE DI RIPENSARE E RALLENTARE L’ITER DEL PARERE-STRONCATURA DELLA RIFORMA CARTABIA. POI AVVERTE DEPUTATI E SENATORI, DOPO LA PROMULGAZIONE DEL DL SOSTEGNI BIS, LAMENTANDO L’ECCESSIVO RICORSO AI DECRETI OMNIBUS: “TROPPE NORME ESTRANEE”
-Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
Nel giorno dell’ottantesimo compleanno, il presidente della Repubblica Sergio Matterella scrive due lettere di notevole impatto istituzionale. Destinatari il Consiglio superiore della magistratura, il Parlamento, il governo.
Al Csm il capo dello Stato impone di rallentare e ripensare l’iter del parere-stroncatura della riforma della giustizia. Al Parlamento lamenta, e non è la prima volta, la violazione dei limiti di contenuto sui decreti, gonfiati in modo abnorme durante la conversione in legge.
La notizia dell’intervento sulla giustizia è rimbombata in mattinata al Csm, sottoforma di lettera indirizzata al vicepresidente David Ermini. Una corrispondenza rituale: Mattarella ha sempre l’ultima parola sull’ordine del giorno del Csm, di cui è presidente di diritto. Generalmente, Ermini sottopone la bozza e il Quirinale approva. Questa volta è diverso.
Il presidente ha deciso di non inserire nell’ordine del giorno del plenum della prossima settimana il parere sulla riforma del processo penale.
Il parere era stato scritto e discusso a tempo record dalla sesta commissione, proprio per poter arrivare al voto finale del plenum entro la prossima settimana, prima della pausa estiva. Per fare presto, la commissione si era concentrata solo sulla questione prescrizione.
Mattarella ha negato l’inserimento nell’ordine del giorno «per consentire al Csm di esprimersi sull’intera riforma». Diversamente, « potrebbe assumere il significato di valutazione di ridotta importanza o di implicito consenso su tutti gli altri temi non trattati nel parere».
Non di cancellazione, ma di rinvio si tratta «per offrire al Parlamento una approfondita e completa valutazione tecnica». Tanto che la discussione in plenum potrebbe perfino essere «posticipata anche solo di pochi giorni», con una seduta straordinaria agostata. Sempre che nel frattempo non sia preceduta da un voto di fiducia della Camera. In tal caso, tanto vale riparlarne a settembre, prima che arrivi in Senato.
Nel Csm, al di là della questione di forma e delle intenzioni quirinalizie, la frenata è stata percepita come un’opportunità, se non un indiretto invito, a una meditazione più ponderata e con toni più pacati.
Il che non è piaciuto ad Area, la corrente progressista delle toghe, il cui segretario Eugenio Albamonte definisce «singolare, proprio nel momento dell’annuncio del voto di fiducia, che si impedisca o ritardi un parere del Csm già pronto», ipotizzando che «non si vuole che gli equilibri politici vengano turbati da valutazioni tecniche di chi il processo lo conosce. Non è una bella pagina».
Nello stesso giorno, promulgando il decreto «Sostegni-bis», Mattarella rilancia (come a settembre 2020), un avvertimento «al rispetto della Costituzione», in una lettera mandata, oltre che ai presidenti Casellati e Fico, al premier Draghi. Lamenta il sistematico inserimento nei decreti, nell’iter parlamentare, di «norme fuori tema», l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza, i provvedimenti che confluiscono in altri già in discussione, i decreti che diventano omnibus snaturando l’omogeneo contenuto originario.
Il testo arrivato al Quirinale contiene 393 commi inseriti dal Parlamento, aggiuntivi rispetto ai 479 originari. «Tra le modifiche introdotte ve ne sono alcune che sollevano perplessità in quanto perseguono finalità estranee» rispetto a quelle, relative alla pandemia, per cui era stato emanato il decreto: contributo al settore dei treni storici della Fondazione FS Italiane, riorganizzazione del sistema camerale della Regione siciliana, norme per l'autonomia dell'Istituto nazionale di geofisica. Effetti: caos normativo e aumento disordinato della spesa pubblica.
Non potendo rispedire alle Camere questo decreto perché prossimo alla scadenza, Mattarella manda un ultimo avviso per il futuro. Il prossimo sarà il decreto Recovery, in scadenza il 30 luglio.