FILLON DI UN DIO MAGGIORE - FRANCOIS FILLON VINCE LE PRIMARIE DEL CENTRODESTRA E CORRERA’ PER L’ELISEO - CATTOLICO E GOLLISTA, HA SPINTO MOLTO SUI TEMI MAL-DESTRI MA PER VINCERE DEVE SPOSTARSI AL CENTRO - COHN BENDIT: “CON LUI HA VINTO LA FRANCIA CHE CERCA LA RIVINCITA SUL SESSANTOTTO”
1. FILLON CANDIDATO DEL CENTRODESTRA ORA SOGNA L'ELISEO
Stefano Montefiori per il 'Corriere della Sera'
François Fillon, 62 anni, travolge lo sfidante Alain Juppé alle primarie del centrodestra in Francia e correrà per l'Eliseo. Ha raccolto il 67 per cento dei consensi. Cattolico, sposato e padre di cinque figli. Nel suo programma drastici tagli al settore pubblico e la revisione dei matrimoni omosessuali. Fillon è stato premier dal 2007 al 2012. Ora si candida a presidente della Francia.
Daniel Cohn-Bendit commenta la vittoria di un politico, François Fillon, che ha una visione della Francia molto diversa dalla sua. Prima di sedere per vent'anni al Parlamento europeo nelle file degli ecologisti, «Dany» è stato il protagonista di un Maggio '68 mai rinnegato.
François Fillon rappresenta, tra molte cose, anche una reazione al '68?
«Non c' è dubbio. Ha vinto la Francia che cerca la rivincita sul Sessantotto. È una Francia che è sempre esistita e che adesso, vista la Berezina della sinistra al potere, si sente rivivere e rinascere. Fillon e i suoi sostenitori vogliono farla finita una volta per tutte con i valori del '68. E l' idea di essere al potere e all'Eliseo nel 2018, per l' anniversario dei cinquant' anni, li rende pazzi di gioia. In questi decenni c'è stata nella società una evoluzione morale che è approdata fino alla legge sul matrimonio aperto agli omosessuali. Loro vogliono tornare indietro».
Questa sera la portavoce di Fillon, Valérie Boyer, è apparsa in televisione ostentando un crocifisso al collo. Un segno religioso esibito che secondo alcuni contraddice la laicità del servizio pubblico. È una polemica futile o un gesto significativo?
«Mi sembra un gesto non privo di valore, anche io l'ho notato. In ogni caso, i cattolici tradizionalisti impegnati in politica sono una realtà che conosciamo, dopo le migliaia di persone scese in piazza per protestare contro il mariage pour tous . È una Francia che rispetto, anche se non è la mia».
Sui temi di società, per esempio appunto il matrimonio omosessuale, Fillon prende posizioni più nette rispetto a Marine Le Pen. E in economia il suo liberalismo è criticato dalla leader del Front National. Non è un paradosso?
«Andiamo verso un ballottaggio delle presidenziali che vedrà sfidarsi François Fillon per la destra e Marine Le Pen per l'estrema destra e assisteremo a qualcosa di surreale, e cioè a Marine Le Pen che difenderà le riforme del Consiglio nazionale della Resistenza e le conquiste sociali. Questo è lo scenario che possiamo prevedere oggi ma non ci siamo ancora arrivati, io penso che Fillon finirà per attenuare il suo discorso».
Fillon si sposterà al centro?
«Credo di sì, ha vinto le primarie mobilitando la destra tradizionale, ma per vincere la corsa all' Eliseo dovrà diventare più simile allo sconfitto Juppé, coinvolgere anche la destra moderata e il centro».
In politica estera Fillon promette un riavvicinamento alla Russia di Putin. Che ne pensa?
«È preoccupante. In Francia c'è tutta una tendenza filo-russa, da Jean-Luc Mélenchon a Marine Le Pen passando per Fillon. Le armate putiniste da noi sono numerose. Ma la cosa che mi sembra più drammatica è che Fillon non parla mai di ambiente, e neanche di Europa. Come se si vergognasse di pronunciare la parola».
Adesso, dopo Fillon, che succede a sinistra? Lei sostiene Emmanuel Macron?
«Il mio cuore esita tra due realtà politiche, da un lato il liberal-sociale Macron, dall' altro l' ecologista radicale Yannick Jadot».
E Hollande?
«Se non si presenta è un' umiliazione, se si presenta alle primarie e perde è un' umiliazione al quadrato, se si presenta direttamente senza passare per la primarie e finisce quarto è un'umiliazione al cubo. Non gli rimane che scegliere il grado di umiliazione. Ma dopo un quinquennio simile non credo che un presidente possa vincere di nuovo».
2. IL PALADINO DELLA NORMALITÀ
Massimo Nava per il 'Corriere della Sera'
Fillon ama le corse e ha partecipato alla 24 ore di Le Mans, competizione di resistenza.
La sua «rivoluzione normale» guarda anche alla sfida della mondializzazione.
Nell' Europa attraversata dal vento «trumpopulista» e nella Francia rabbiosa e smarrita, sale la stella di François Fillon, trionfatore alle primarie del centrodestra e da oggi il più probabile prossimo presidente della Francia.
C'è tanta voglia di politica e di partecipazione in questo successo che è anche il frutto della riorganizzazione di un partito - Les Republicains, erede del gaullismo - fino a poco tempo fa lacerato da correnti e trascinato nel gorgo dell' antipolitica. I francesi di destra e centro, ma anche indecisi, delusi della sinistra, dubbiosi della credibilità di Marine Le Pen, hanno scelto un outsider, un ex primo ministro che Sarkozy chiamava con supponenza «il mio collaboratore» e che ha eliminato dalla corsa proprio il suo «padrone».
Fillon ama le corse e ha partecipato alla 24 Ore di Le Mans, competizione di resistenza, quasi mai vinta da chi parte in testa. Lui ha vinto battendosi nelle retrovie e salendo dalla provincia, la Sarthe, e da una famiglia di tradizione cattolica e gaullista. Figlio di notaio e secondo di quattro fratelli, Fillon non è una novità della vita politica, che ha intrapreso, a 27 anni, ai tempi di Pompidou e Séguin, ancora oggi i suoi riferimenti culturali, soprattutto quando si parla di Nazione e Sovranità. Ma è riuscito a farlo credere, muovendosi appunto senza clamore, più nei corridoi che sotto i riflettori. «Sono una persona riservata che non ama la politica spettacolo».
Le scuole dai gesuiti e gli studi di Legge a Le Mans e a Parigi ne rafforzano il carattere riservato e un certo rigore, che tuttavia non mortifica i piaceri della vita: la passione per le auto, i weekend nel castellotto di campagna, i viaggi, l' hobby della fotografia e uno stile piuttosto ricercato e un po' vistoso nel vestire. Famose le sue calzette a tinte forti.
Al seggio si è presentato in camicia blu stile orientale (qualcuno dice «maoista»). Il suo impegno cattolico ha suscitato equivoci e qualche attacco strumentale, subito rintuzzato. «Sono profondamente laico nella mia concezione del potere». Tradotto, significa rispetto delle leggi vigenti in materia di aborto e unioni omosessuali.
Fillon ha molte altre qualità finora poco conosciute: la coerenza, una visione della Francia, la conoscenza del Paese, la competenza economica e nei settori vitali dello Stato che ha servito come ministro - la sanità e l' assistenza sociale, il lavoro, l' istruzione, l' università - e che sono al centro del suo programma per la conquista dell' Eliseo.
Un programma che prevede appunto tagli della spesa pubblica e riforme, in particolare del mercato del lavoro, delle pensioni, della fiscalità e il rilancio della competitività del Paese. Fillon, in particolare, vuole cancellare la settimana a 35 ore, allungare l' età pensionabile a 65 anni, tagliare mezzo milione di impiegati pubblici. Nella campagna delle primarie, ha messo fra parentesi l' emergenza terroristica, l' immigrazione, la sicurezza, cioé le grandi inquietudini dei francesi. Non perché non siano importanti, ma perché Fillon è convinto che tutto passi per la ripresa economica, la lotta alla disoccupazione, il recupero di risorse con la riorganizzazione di uno Stato che considera «fallito». Solo così la Francia tornerà ad essere forte e sicura.
L' immagine caricaturale, già agitata dalla sinistra, è quella della svolta neoliberista, concetto che in molte categorie di francesi aggrappati al modello di Stato protettore e assistenziale suona come una bestemmia. Per Fillon, un modello che produce debito pubblico, povertà e disoccupazione di massa, non è più credibile ed è questa illusione ideologica la malattia da curare.
Nessuna cura da cavallo, ma coerente ritorno alla normalità e al buon senso, mettendo in atto quelle riforme che i vicini europei, Germania in testa, hanno già attuato. La «rivoluzione normale» di Fillon guarda anche alla sfida della mondializzazione e ai nuovi equilibri politici del pianeta. Anche in questo ambito, il ruolo della Francia rischia di essere velleitario se non si rimette in piedi uno Stato capace di difendere interessi, identità, valori. Un' altra caricatura è quella di essere l' amico di Putin: «il problema - chiarisce - non è Putin, ma il rapporto dell' Europa con la Russia, dopo una catena di errori che hanno spinto la Russia all' isolamento nazionalistico».
Il nuovo «presidenziabile» potrebbe disinnescare la minaccia Le Pen e riportare alla normalità il quadro politico, nella logica dell' alternanza. In questo senso, Fillon ha dato la scossa anche alla sinistra, malconcia e delusa dalla presidenza Hollande. È già cominciato il casting per lo sfidante di maggio, l' uomo della missione impossibile nella Francia che ha riscoperto la destra popolare, laica e riformista.