FINALMENTE UN’AMMISSIONE DI COLPA! - NANNI MORETTI ALLO SPECCHIO: “IL CINEMA E’ IN CRISI? IN ITALIA FILM BRUTTI, CAST E STORIE UGUALI” - E DETTO DA LUI, C’E’ DA CREDERCI VISTO CHE PORTA IN SALA I SOLITI POLPETTONI ("TRE PIANI" E' STATO UN MEZZO FLOP), MAGARI CON MARGHERITA BUY PIANGENTE O SILVIO ORLANDO RIDENS - I DATI HORROR SUL SUO CINEMA, IL "NUOVO SACHER": HA PERSO IL 20% DEL PUBBLICO E PARECCHI SOLDI. "FINCHÉ LA MIA SOCIETÀ POTRÀ PERMETTERSELO, CONTINUERÒ A PERDERE PIÙ DI 50MILA EURO L'ANNO, POI NON SO..."

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nanni moretti foto di bacco (1)

1 - "IN ITALIA BRUTTI FILM E CON CAST UGUALI" LA CRISI DEL CINEMA SECONDO MORETTI

Estratto dell’articolo di Emanuela Giampaoli per “la Repubblica”

 

[...] Una disaffezione che nella sua sala ha portato il 20% in meno del pubblico, contro una media nazionale che secondo i dati Cinetel sarebbe più del 50%, e la perdita si fa sentire. «Perdo parecchi soldi - ha proseguito il regista - ho un solo schermo e con un solo schermo è matematico perdere dei soldi. Finché la mia società che è piccola, minuscola, potrà permetterselo, continuerò a perdere più di 50 mila euro l'anno, poi non so». [...]

 

2 - MORETTI: «CINEMA IN CRISI? IN ITALIA FILM BRUTTI, CAST E STORIE UGUALI»

Dal “Corriere della Sera”

 

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«È il clima intorno al cinema e in particolare intorno al cinema in sala che non c'è. Tutti sono abbacchiati, lo spazio per le recensioni sempre più piccolo fino a scomparire, ci vorrebbe un clima che faccia capire che è una cosa bella e quelli che non vanno al cinema non sanno quello che si perdono. Questo abbacchiamento, avvilimento prende un po' tutti: esercenti, distributori, spettatori, giornalisti».

 

Nanni Moretti affila la lama del pessimismo al festival della Cineteca di Bologna «Visioni italiane» durante una tavola rotonda sul futuro delle sale cinematografiche. Lui sa di cosa parla. Non solo come regista, ma anche come esercente (suo è il Sacher di Roma). «Ho perso meno delle altre sale - spiega Moretti -: se la media nazionale attesta un calo degli spettatori intorno al 50%, io mi fermo al 20%. Negli anni Ottanta quando dicevano che il cinema italiano era finito, ho iniziato a fare il produttore.

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Nel '90 quando si diceva che erano le sale a non aver un futuro ho aperto il mio cinema. Ho sempre reagito rilanciando. Ora però non si può far finta di niente». Sulle ragioni della crisi è netto, colpa dei «tanti film, anche d'autore, brutti che escono e che si aggiungono a molti titoli italiani commerciali che tali non sono, che cioè otto persone su dieci rifiutano anche perché con cast e storie sempre uguali».

 

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Un altro problema è la finestra troppo breve tra l'uscita in sala e quella sulle piattaforme: «Il problema nasce già dal festival di Venezia che accetta i film prodotti dalle piattaforme. A Cannes non avviene perché le associazioni di categoria di produttori, esercenti, distributori in Francia sono più forti che da noi. Qui finisce che sono gli stessi produttori a convincere i registi a fare i film per le piattaforme».

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