FINE VITA, FINE GOVERNO – DA DOMANI IN PARLAMENTO COMINCERÀ UNA BATTAGLIA SUI 200 EMENDAMENTI, ANCHE A VOTO SEGRETO, SUL PUNTO PIÙ SENSIBILE: LE CONDIZIONI DI ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO, CHE ALCUNI VOGLIONO PIÙ PERMISSIVE, ALTRI MOLTO PIÙ RIGIDE - DOPO IL NO DELLA CONSULTA SULL'EUTANASIA, IL PD TEME GLI AGGUATI DELLA LEGA: “IL RISCHIO È CHE SENZA LA PISTOLA ALLA TEMPIA DEL REFERENDUM TUTTI A DESTRA SI SENTANO LIBERI DI METTERSI DI TRAVERSO ALLA LEGGE SUL SUICIDIO ASSISTITO”
-Carlo Bertini per “La Stampa”
E ora il Pd trema, così anche i 5stelle. Perché dopo il no della Consulta sull'eutanasia, «il rischio è che senza la pistola alla tempia del referendum tutti a destra si sentano liberi di mettersi di traverso alla legge sul suicidio assistito», scuote il capo Antonio Bazoli, relatore del provvedimento, il referente in Parlamento del segretario dem.
A conferma di questi timori c'è la reazione liquidatoria di Giorgia Meloni («decisione sacrosanta») e le reazioni compiaciute delle associazioni cattoliche. E non bisogna fraintendere il commento deluso di Matteo Salvini, «la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia»: i dirigenti del Pd lo interpretano come «una dichiarazione "pro domo sua" poiché aspetta il via libera ai suoi referendum sulla giustizia».
Dunque, se fino a l'altro ieri il centrodestra non aveva eretto barricate contro questa legge, «perché nel testo sono state comprese anche le loro valutazioni», dicono i giallorossi, ora tutto cambia. Il giorno del giudizio sarà domani, quando l'aula comincerà a votare gli emendamenti: il primo è una spada di Damocle, perché «è un emendamento soppressivo, se non ci sono i numeri faremmo una figuraccia davanti al Paese», avverte tutti i deputati il capogruppo grillino Davide Crippa.
Per questo Giuseppe Conte, nel chiuso dell'assemblea congiunta dei 5stelle, gli fa eco e chiama a raccolta le truppe: «Presenza massiccia in aula per difendere il testo, mi raccomando».
Il timore di «un effetto rebound» è la preoccupazione di Enrico Letta, che fa partire un avviso ai naviganti, «ora il Parlamento approvi il suicidio assistito», per far capire che la sinistra non vuole retrocedere da una battaglia sui diritti individuali: se fallisse pure questo obiettivo, dovrebbe fare i conti con l'opinione pubblica di area progressista.
Non un buon viatico in un anno elettorale. Quindi lo stato maggiore dem fa quadrato: il costituzionalista Stefano Ceccanti, vicino al neo presidente Giuliano Amato, diffida chi volesse «usare impropriamente la sentenza come alibi contro l'urgenza di una legge che è già in aula alla Camera. La necessità di varare una norma equilibrata sul suicidio assistito è stata ribadita dalla stessa Corte, che ne ha indicato parametri fondamentali».
Rischio voti segreti in Aula
La legge sul suicidio assistito dunque, dopo mesi di limature nelle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali, resterà in aula da domani per qualche giorno, ma poi dovrà fare posto ai decreti in scadenza e tornerà alla ribalta in marzo con tempi contingentati: nessuno si potrà sottrarre.
In ogni caso, partirà una battaglia sui 200 emendamenti, anche a voto segreto, sul punto più sensibile: le condizioni di accesso al suicidio assistito, che alcuni vogliono più permissive, altri molto più rigide.
In Commissione si è deciso di tenere un impianto che tenga conto delle indicazioni della Consulta, restando aderenti alle prescrizioni della sentenza del 2019 che giudicò non punibile l'aiuto al suicidio di persone che hanno patologie irreversibili, sofferenze intollerabili, che siano tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale e che abbiano una piena capacità di intendere e di volere.
Tutte condizioni che devono coesistere per poter accedere al suicidio assistito, secondo la Corte. «Se non vogliamo lasciare tanti casi in balia dei singoli giudici come quello di Mario di Ancona - dice Bazoli - ci vuole una normativa che consenta un trattamento». Ma la strada è in salita e per il cosiddetto «campo largo» inseguito da Letta sarà un'occasione di misurare forze e unità di intenti in Parlamento.