FINITA LA CAMPAGNA ELETTORALE, GIORGIA DEVE FARE TORNARE I CONTI. E SO' CAZZI – PER LA PROSSIMA FINANZIARIA SERVONO ALMENO 25 MILIARDI DI EURO, PER CONFERMARE GLI SGRAVI CONTRIBUTIVI, RIFINANZIARE LE SPESE OBBLIGATORIE E RISPETTARE I PALETTI DEL PATTO DI STABILITÀ. MA FINORA IL TESORO HA RACIMOLATO SOLO 8 MILIARDI DI COPERTURE – PER I SOVRANISTI AUMENTARE LE TASSE È FUORI DISCUSSIONE E LA LOTTA ALL'EVASIONE (VEDI IL REDDITOMETRO) È VISTA COME FUMO NEGLI OCCHI – RISPUNTA LA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI MA…

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Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Se bastassero la foto di famiglia dei Sette grandi e il risultato delle Europee, Giorgia Meloni dovrebbe dormire sonni tranquilli. Per una razionalissima ironia dei mercati lo scioglimento delle Camere in Francia ha fatto invece schizzare il differenziale fra il Btp decennale e quello tedesco ai massimi degli ultimi sei mesi.

 

[…] Per confermare gli sgravi contributivi per i redditi fino a 35mila euro occorrono dieci miliardi. Per rifinanziare le spese obbligatorie e le missioni militari all'estero altri cinque. A questi quindici miliardi ne vanno aggiunti altri dieci di correzione in ossequio al nuovo Patto di stabilità europeo.

 

andamento spread btp bund - la stampa

Fra coloro che al ministero del Tesoro si occupano di conti pubblici tutto l'anno, circola un numero: otto miliardi. E' quanto fin qui sarebbe stato individuato per la manovra d'autunno, in gran parte frutto di spese non effettuate nel corso di quest'anno. L'unico sgravio fiscale fra quelli varati l'anno scorso che ha già copertura è l'accorpamento delle prime due aliquote dell'Irpef, garantito dall'abolizione di un vecchio sconto concesso alle imprese, l'Ace, acronimo di «Aiuto alla crescita economica».

 

Per raggiungere l'obiettivo minimo del 2025 e rispettare gli impegni con Bruxelles all'appello mancano almeno (almeno) diciassette miliardi. Di aumentare le tasse i partiti non ne vogliono sentir parlare. Nel corso della campagna elettorale la decisione di Giancarlo Giorgetti di rendere effettivi i tagli alla spesa dei Comuni previsti dalla scorsa legge di Bilancio (250 milioni l'anno) ha scatenato un putiferio, e il rinvio dell'entrata in vigore del provvedimento. Idem per il nuovo redditometro, uno dei pochi strumenti a disposizione dell'Agenzia delle entrate per scovare gli evasori. [...]

 

redditometro 5

Un esempio su tutti: per tenere a bada il debito di nuovo in salita, Giorgetti ha promesso venti miliardi di privatizzazioni nel triennio. Passato quasi un anno da quell'impegno, il governo di miliardi ne ha incassati una frazione: 1,4 dalla vendita di una quota di Eni, 1,6 dalla cessione in due fasi di azioni del Monte dei Paschi. In un primo tempo sembrava che in cima ai piani del Tesoro ci fossero Poste e Ferrovie. La prima operazione potrebbe arrivare entro l'estate, la seconda deve fare i conti con le nomine (entro fine mese) dei nuovi vertici: se ne riparlerà nella migliore delle ipotesi nel 2025.

 

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

Per accelerare l'obiettivo dei venti miliardi di recente Giorgetti ha vagheggiato un nuovo piano di dismissioni immobiliari, ma l'esperienza insegna che fra il dire e il fare c'è di mezzo il mercato: vendere mattoni non è semplice quanto un pacchetto di azioni.

Se si fa eccezione per gli impegni sul triennio, cosa effettivamente farà il governo per far tornare i conti ancora non lo sappiamo.

 

Avrebbe dovuto abbozzarlo nell'ultimo Documento di economia e finanza, ma ha deciso di rinviare il momento della verità a dopo le elezioni. In teoria c'è tempo fino a settembre, Giorgetti ha detto più volte di voler presentare le carte prima.

 

CARTELLE ESATTORIALI

La verità difficile da ammettere è che prima di procedere Meloni vuole attendere la fine della trattativa per la formazione della nuova Commissione europea. Solo allora, quando potrà sedersi al tavolo davanti (probabilmente) alla confermata Ursula von der Leyen, capirà quali siano i margini dentro ai quali scrivere la Finanziaria.

 

E così, in attesa delle carte, occorre affidarsi alle voci che girano nei corridoi. Una delle più ricorrenti è quella dell'ennesima rottamazione delle cartelle esattoriali. Non propriamente una soluzione che aumenta la fedeltà fiscale, di certo utile a fare cassa in un momento di difficoltà. Più impopolare ma forse inevitabile, sarà una nuova stretta alle agevolazioni fiscali. Nell'assurdo sistema tributario italiano ne esistono più di cinquecento.

 

maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti

Se le cancellassimo da un giorno all'altro, le entrate dello Stato aumenterebbero da un giorno all'altro di 55 miliardi di euro. Peccato che ben 35 di esse sono esenzioni dall'Irpef, come quelle per le spese mediche o gli interessi sui mutui per la prima casa. L'anno scorso il governo le ha lievemente ridotte per i redditi più alti, quest'anno - se vorrà trovare gettito - dovrà tagliare di più. [...]

REDDITOMETRO