FORZA ITALIA USCIRÀ SCONFITTA ANCHE DALLA PARTITA DI SOTTOGOVERNO – IL PARTITO DI BERLUSCONI VOLEVA 12 POSTI, E INVECE NE AVRÀ, SE TUTTO VA BENE, SOLTANTO 8, CONTRO GLI 11 DI SALVINI – MELONI VUOLE PIÙ DONNE E MENO IMPRESENTABILI: PER QUESTO IL SENATORE RONZULLIANO, GIUSEPPE MANGIALAVORI, CITATO (MA NON INDAGATO) IN UN’INCHIESTA SULLA ‘NDRANGHETA, SARÀ PROBABILMENTE ESCLUSO. MA A QUEL PUNTO, COME POTRANNO PASSARE IL TAJANEO PAOLO BARELLI E UGO CAPPELLACCI, CON PIÙ DI UN GUAIO GIUDIZIARIO?

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GIORGIA MELONI

Federico Capurso per “La Stampa”

 

Giorgia Meloni ha intenzione di chiudere oggi la squadra di governo, con le deleghe da assegnare ai ministeri e le nomine di 40 tra sottosegretari e viceministri. L'accordo con gli alleati è quasi chiuso e la mattinata, prima del Consiglio dei ministri convocato a mezzogiorno, sarà utile a sciogliere gli ultimi nodi.

 

Resta un problema di quote rosa e difficilmente verrà risolto. Poche donne, come poche sono state le nomine femminili nei ministeri. Sottosegretarie e viceministre rappresentavano meno del 20 per cento dei nomi, fino a ieri.

 

Tanto da costringere Meloni a chiedere, nelle ultime ore, a Forza Italia e Lega di rivedere le proprie liste di candidati: troppi uomini. Fratelli d'Italia non è da meno. Anche per questo sono rientrate in corsa, nelle file di FdI, le candidature della deputata Wanda Ferro al Viminale e di Isabella Rauti alla Famiglia, oltre a quella della deputata Augusta Montaruli.

 

BERLUSCONI RONZULLI

Forza Italia potrebbe far rientrare il nome di Deborah Bergamini, insieme a Matilde Siracusano, che andrà al ministero per il Sud, e all'ex deputata Sandra Savino, che dovrebbe andare al ministero dell'Economia. La Lega porterà poi Vannia Gava all'Ambiente, Lucia Borgonzoni alla Cultura e Giuseppina Castiello ai Rapporti con il Parlamento. Restano sempre una decina, poco di più, su quaranta nomine. Sempre che non si liberino delle caselle.

 

SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI - 2008

A rimescolare le tessere del puzzle potrebbe essere l'esclusione del senatore Giuseppe Mangialavori, coordinatore di Forza Italia in Calabria e dato in corsa per un posto di sottosegretario al ministero delle Infrastrutture. Vengono sollevate forti perplessità da palazzo Chigi, perché il suo nome è stato accostato al clan Anello da un pentito di 'ndrangheta.

 

E proprio la figlia del boss Tommaso Anello, scrive la Dda di Catanzaro nelle carte dell'inchiesta Imponimento, nel 2018 è stata assunta dalla Salus Mangialavori Srl, un laboratorio di analisi cliniche a Vibo Valentia. Il veto posto su di lui sta increspando le acque del partito azzurro. Mangialavori viene considerato un uomo di Licia Ronzulli, la presidente dei senatori di FI e braccio destro di Silvio Berlusconi.

LICIA RONZULLI GIUSEPPE MANGIALAVORI

 

In quegli ambienti si sospetta che il fuoco di fila contro il senatore calabrese sia partito dagli uomini della corrente avversaria, quella dei "governisti" guidati da Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier. Mangialavori, sottolineano le truppe fedeli a Ronzulli, «non è nemmeno indagato. E il centrodestra è garantista».

 

Su questo pongono l'accento anche gli uomini del partito azzurro in Calabria, che reclamano una rappresentanza nella squadra di governo, forti di quel 16 per cento ottenuto alle elezioni in regione. Il problema di «opportunità», così come è stato posto ad Arcore dai fedelissimi di Meloni, toccherebbe anche un altro nome in corsa, quello dell'ex governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, a processo per corruzione e peculato.

 

paolo barelli

Rischia di meno l'ex capogruppo alla Camera Paolo Barelli, per alcune vicende giudiziarie che si trascina da mesi, e nonostante questo abbastanza sicuro di spuntare la nomina a viceministro dell'Interno. «Ma se va bene Mangialavori - hanno fatto capire i leghisti a Meloni -, allora noi chiediamo un posto per Armando Siri», il fedelissimo di Salvini imputato per corruzione. Effetto domino rischioso. Anche per questo la premier resiste al pressing di FI, che ora alza il tiro sul numero dei sottosegretari e viceministri che gli sono stati concessi.

 

UGO CAPPELLACCI

Ne volevano uno in più della Lega e invece ne avranno solo 8, contro gli 11 di Salvini, seppur con 3 viceministri, uno in più del Carroccio. Le caselle più care a Berlusconi - almeno quelle - sono salve: Francesco Paolo Sisto sarà viceministro della Giustizia, Valentino Valentini andrà alle Imprese e Alberto Barachini all'Editoria. Restano poi alte le quotazioni di Andrea Mandelli alla Sanità e di Matteo Perego alla Difesa. Salvini può ritenersi soddisfatto: Edoardo Rixi sarà la sua ombra al ministero delle Infrastrutture, Nicola Molteni tornerà al Viminale, Claudio Durigon al Lavoro e Federico Freni al Mef.

 

Alla Giustizia è in pole position Jacopo Morrone, mentre Alberto Bagnai dovrebbe presidiare palazzo Chigi. Due posti sono destinati ai Moderati, con i nomi di Andrea Costa alla Sanità e Alessandro Colucci alle Imprese che rimbalzano da alcuni giorni. Meloni poi avrà 19 poltrone da assegnare. Giovanbattista Fazzolari andrà a palazzo Chigi, con delega all'Attuazione del programma, seguito da Alessio Butti, che si occuperà di Transizione digitale. Edmondo Cirielli è indicato agli Esteri, Maurizio Leo al Mef, Walter Rizzetto al Lavoro e Patrizio Lapietra all'Agricoltura.

AUGUSTA MONTARULI 78
paolo barelli foto di bacco
AUGUSTA MONTARULI 67
annamaria bernini flavio tosi antonio tajani paolo barelli
GIUSEPPE MANGIALAVORI SILVIO BERLUSCONI