FRIGGITORIA SICILIANA – LA SUPERCAZZOLA DI "PA-NELLO" MUSUMECI CHE PRIMA ANNUNCIA DI VOLER “TOGLIERE IL DISTURBO", E POI RINVIA LA DECISIONE AL DOPO BALLOTTAGGI: “SONO DISPONIBILE A UN PASSO DI LATO SE ME LO CHIEDE LA MELONI. NON MI DIMETTO. SERVIRÒ IL POPOLO SICILIANO RIMANENDO CON LA SCHIENA DRITTA” - GIA' UN ANNO FA DICEVA DI ESSERE PRONTO “A TRE PASSI INDIETRO PER TUTELARE L'UNITÀ DEL CENTRODESTRA”...
-Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”
Dopo le frecciate di Ficarra&Picone, fischi e claque di Taormina, arrivano inevitabili le ironie sul mezzo ritiro annunciato di Nello Musumeci dalla corsa a succedere a sé stesso in vista delle Regionali di autunno. «Tolgo il disturbo», aveva detto lunedì.
Ipotesi temuta dai suoi, ma auspicata da avversari interni del centrodestra come Gianfranco Micciché. Aspettavano tutti ansiosi. E forse il presidente della Regione (uscente, ma non troppo) è riuscito in qualche modo a scontentare tutti, ieri mattina. Con una conferenza stampa che sostanzialmente rinvia la decisione al dopo ballottaggi.
Perché al passo indietro o al passo avanti ha preferito quello laterale lasciando ventilare l'ipotesi: «Disponibile a un passo di lato». Ma a patto che glielo chieda personalmente Giorgia Meloni, «la mia leader». E a patto che questo serva «all'individuazione di un candidato unitario: quando lo avranno trovato me lo presenteranno e tutti saremo felici di poterlo sostenere».
Per lui sarà una sorta di mossa del cavallo, in questa partita a scacchi. Ma ha facile gioco Nuccio Di Paola, il capogruppo dei tormentati Cinquestelle all'Assemblea siciliana, a canzonare: «È il passo del gambero».
L'amarezza di questi giorni non sfocia comunque in una resa del presidente della Regione, bistrattato dal coordinatore di Forza Italia perché, sostiene Micciché, «non passa mai la palla». Una resa?
«Non so cosa sia la parola resa. Non mi dimetto. Fino all'ultimo giorno servirò il popolo siciliano rimanendo con la schiena dritta...». Frasi che stridono con un'altra promessa-minaccia dell'anno scorso, quando si diceva pronto « a tre passi indietro per tutelare l'unità del centrodestra ».
Avranno materia i comici per ironizzare su passi e passetti, ma i sassolini dai quali Musumeci prova a liberarsi sembrano pietre pesanti, pur insinuando con messaggi interni, senza specificare: «Spero che mi si dica presto, se non dovessi essere io il candidato, la verità. Ma forse se qualcuno dicesse la verità il centrodestra pregiudicherebbe la prossima vittoria... Non fatemi dire altro».
Il riferimento è a quel blocco che fa vacillare l'aspirazione di un suo secondo mandato, alle resistenze della Lega, di una parte di Forza Italia e degli Autonomisti che hanno come leader un predecessore di Musumeci, l'«assolto» Raffaele Lombardo, tornato fra le quinte della scena politica, come succede per Totò Cuffaro. Di qui il contrattacco del governatore: «Io sono un presidente scomodo in una terra che finge di voler cambiare».
Poi mira al fortino da dove volano le frecce più avvelenate, quello di Micciché, attuale presidente dell'Assemblea: «Ho dovuto subire indicibili e ignobili attacchi dal fuoco amico, preoccupato più a delegittimare me che ad attaccare le opposizioni». È da lì che è scattata la metafora del «non fa toccare palla». Con Musumeci che sbotta: «Ci sono palle e palle: di diverso colore, di cuoio, di gomma. Ci sarà un momento per parlare di quelle che è pericoloso toccare». Caterina Chinnici, invece, sarà la candidata del Pd alle primarie del centrosinistra allargate al M5S in programma il 23 luglio. Lo ha deciso la direzione regionale approvando la relazione del segretario Anthony Barbagallo.