This is really incredible to watch now. A lesson for news outlets not to do fact-checks about the future. https://t.co/Pun4BmSGGv
— Shadi Hamid (@shadihamid) August 28, 2022
Enr. Ma. per il “Corriere della Sera”
LA CORSA DELL ENERGIA - PREZZO DEL GAS
Adesso tutti i partiti guardano a Palazzo Chigi, sia quelli responsabili della caduta del governo Draghi sia quelli che hanno fatto di tutto per evitare che ciò accadesse.
Di fronte all'aggravarsi della crisi energetica, con i prezzi del gas schizzati oltre ogni previsione, gli occhi sono puntati, questa mattina, sulla riapertura dei mercati e sulle quotazioni del megawattora ad Amsterdam, mentre dalla Russia arrivano le fosche stime del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev: «In relazione all'aumento dei prezzi del gas a 3.500 euro ogni mille metri cubi, sono costretto ad aumentare la previsione a cinquemila euro entro la fine del 2022». In questo contesto tutte le forze politiche reclamano interventi urgenti per aiutare imprese e famiglie.
Proposte per 30 miliardi
Richieste che, complice la campagna elettorale, si rincorrono al rialzo, tanto che forze molto distanti tra loro, come la Lega di Matteo Salvini e Azione di Carlo Calenda, propongono entrambe nuovi interventi per 30 miliardi. Ma cifre così grandi e tempi brevi non sono compatibili con la posizione del presidente del Consiglio, Mario Draghi, fermo sulla linea che gli ulteriori sostegni devono essere finanziati con le risorse disponibili in bilancio e non ricorrendo ad aumenti del deficit.
Consapevoli della situazione, i partiti sembrano ora concordi su una sorta di tregua elettorale per stringersi intorno a Draghi e sostenerlo nel varo di un nuovo decreto legge, i cui tempi però, necessariamente, si allungano: non più questa settimana, forse la prossima. Sempre che si trovino le risorse sufficienti, almeno una decina di miliardi.
Il richiamo a Macron I eri è stato Salvini a rilanciare, a suo modo, l'idea di una tregua avanzata nei giorni scorsi da Calenda.
«Su luce e gas facciamo un armistizio - ha detto il leader della Lega -, senza bisogno di fermare la campagna elettorale, come dice Calenda, e diamo un mandato pieno al governo in carica per fare esattamente quello che ha fatto Macron, fissando al 4% il tetto degli aumenti delle bollette. Mi aspetto che Letta, Renzi, Calenda e Conte accettino questa proposta». Manco a dirlo il primo a rispondere è stato il capo di Azione, rivendicando la primogenitura dell'idea: «Meno male, almeno uno c'è arrivato.
dmitri medvedev vladimir putin
Vediamoci domani e proviamo a trovare un accordo per evitare il disastro». Cerca di metterla su un piano diverso il segretario del Pd, Enrico Letta: «Noi abbiamo presentato le nostre proposte. Le iniziative che prenderà il governo Draghi siano le più determinate e tempestive. Troveranno il nostro sostegno».
E la capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, ricorda che il partito ha proposto un regime di prezzo amministrato dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e un contratto sociale per le microimprese e le famiglie con redditi medio bassi. La proposta di cassa integrazione gratis e del divieto di licenziamenti per le imprese energivore è invece rilanciata dal presidente del commissione Lavoro della Camera, Romina Mura (Pd).
DIFFERENZA PREZZO DEL GAS - USA - CINA - EUROPA
Renzi contro tutti Tornando alla proposta di «armistizio», i 5 Stelle non ci stanno ad accodarsi al treno leghista e fanno osservare che il Movimento «chiede da sei mesi un confronto fra i partiti sul caro bollette mentre Calenda pensava alla campagna elettorale». Ma al partito di Giuseppe Conte ribatte il leader di Italia viva, Matteo Renzi, accusando i 5 Stelle di essere, insieme con Salvini e Berlusconi, «ipocriti», perché chiedono l'intervento del presidente Draghi dopo averlo fatto cadere.
Usare gli extraprofitti
Si smarcano dalle posizioni più ricorrenti i Verdi e Sinistra italiana, alleati per le elezioni del 25 settembre. «In soli nove mesi - dice Angelo Bonelli - le società energetiche italiane hanno conseguito utili per 50 miliardi. Chiediamo che questi soldi siano restituiti a famiglie e imprese direttamente sui loro conti correnti».
I partiti del centrodestra condividono la proposta di Salvini, ma anche qui non mancano le punzecchiature.
Francesco Lollobrigida, per Fratelli d'Italia, fa osservare che la richiesta del leader del Carroccio «è analoga a quella fatta da Giorgia Meloni e in linea con la più generale disponibilità che abbiamo dato da sempre a fare ogni cosa nell'interesse della nazione». La presidente di Fratelli d'Italia, fanno osservare i suoi, aveva proposto una riunione tra i partiti e Draghi l'ultima volta venerdì scorso, in un dibattito elettorale in Puglia.
Sulla stessa scia Antonio Tajani (Forza Italia): «Dall'inizio Berlusconi diceva che era indispensabile un decreto per garantire ristori e lavorare sul credito d'imposta per le imprese. Quindi al tavolo che ora sollecita Salvini siamo favorevoli». D'accordo anche Noi moderati, anche se, dice Maurizio Lupi, «non c'è bisogno di fermare la campagna elettorale».
Il nodo del deficit
Sia che si faccia sia che non si faccia, sul tavolo bisognerebbe comunque mettere le proposte. E qui c'è un fiorire di misure di sostegno a imprese e famiglie portate avanti da ogni partito, ma senza indicazioni sui costi se non, come fanno i più, con lo «scostamento di bilancio», cioè l'aumento del deficit. Che però Draghi ha già chiarito di non voler fare.
JOHNSON, DRAGHI E MACRON CADONO E PUTIN SE LA RIDE