GERONTOCRAZIA RAPPRESENTATIVA - I TRE PRINCIPALI CANDIDATI AMERICANI SE FOSSERO IN ITALIA NON POTREBBERO MANCO USCIRE DI CASA: BIDEN, SANDERS E BLOOMBERG HANNO PIÙ DI 75 ANNI (77, 78, 78). TRUMP IN CONFRONTO È UNO SGARZOLINO CON I SUOI 73. LA COSA PIÙ IRONICA È CHE I GIOVANI SONO PAZZI DI BERNIE, PERCHÉ IN EFFETTI SONO 50 ANNI CHE HA LE IDEE DI UN VENTENNE APPASSIONATO. E SE NON SARÀ LUI A INCASSARE LA NOMINATION, POTREBBERO NON VOTARE PROPRIO
-Flavio Pompetti per “il Messaggero”
Il più giovane tra tutti è il presidente in carica: Donald Trump, che dall'alto delle sue 73 primavere guarda con un certo disdegno il resto del plotone. Tra i democratici che gli contendono la rielezione il prossimo novembre - nel partito che fu dei quarantenni Kennedy, Clinton e Obama - c'è un solo 77enne: il canuto Joe Biden che Trump ha già ribattezzato Joe il lento, proprio a causa dell'età che gli ha corroso parte dei riflessi. Sopra di lui in ordine gerontologico c'è poi la coppia degli splendidi 78enni Bernie Sanders e Michael Bloomberg. Quella che una volta si chiamava la giovane democrazia statunitense è oggi dominio di una classe di veterani, che per una serie di concomitanze si trovano a progettare il futuro del paese.
IL VOTO DEI GIOVANI
Il dato è ancora più stridente se si pensa che le tappe delle primarie finora celebrate sono state dominate, almeno dal punto di vista dei rilevatori di opinione e degli statistici, dall'ossessione di interpretare il voto dei giovani che per la prima o la seconda volta stanno andando alle urne per selezionare il prossimo presidente. Le elezioni di metà mandato del 2018 avevano portato al congresso un contingente di politici in erba, determinati e combattivi. Eppure al momento di incanalare tale forza di rinnovamento nella strettoia del voto presidenziale, il gruppo di elettori che sta alla base di tale fenomeno non ha trovato di meglio che cementarsi intorno a Bernie Sanders, un settuagenario legato ad una retorica da guerra fredda e a concetti che altrove nel mondo venivano dibattuti quaranta, e forse più anni fa.
Meno sorprendente è la presenza di Bloomberg e di Trump tra le file di questa gerontocrazia politica. I due non sono stati scelti per acclamazione popolare, ma hanno usato rispettivamente la propria ricchezza e la propria celebrità come grimaldello per entrare nei salotti della politica. Sia il mogul dei media finanziari, che l'imprenditore-uomo di spettacolo, hanno passato gli anni migliori della loro vita a costruire il trampolino dal quale si sono poi lanciati nella mischia elettorale. Biden avrebbe potuto farlo prima, al culmine di una carriera interamente dedicata alla politica, ma la meteora Obama prima e il lutto per il secondogenito poi lo hanno frenato. Sanders è di per sé un relitto del passato: ha trascorso l'intera carriera congressuale in altero isolamento dichiarandosi indipendente, e ha scelto il campo democratico solo in chiave elettorale quattro anni fa.
LE CONSEGUENZE
Questo fenomeno non è senza conseguenze. Da tre anni gli Usa stanno rincorrendo la visione retrotopica del presidente Trump, ispirata a un nostalgico quanto irreale ritorno ad un passato di isolamento insulare e di mantenimento di privilegi. Una vittoria dell'attuale capofila dei democratici Bernie Sanders rischia di dirigere la rotta verso obiettivi altrettanto utopici e idealisti che hanno poco a che vedere con la realtà .