GIA’ A GIUGNO ALLA MELONI RONZAVA L’IDEA DI SPOSTARE GIULI AL MINISTERO DELLA CULTURA AL POSTO DI SANGIULIANO, AL QUALE PENSAVA COME CANDIDATO PER LA REGIONE CAMPANIA – L’ARTICOLO DI RONCONE PER “SETTE” – “IL FATTO È CHE LA PREMIER NON SI È MAI FIDATA FINO IN FONDO DI GENNY CHE SCENDEVA DAL PALCO DI FRATELLI D'ITALIA E SUBITO SALIVA SU QUELLO DELLA LEGA, PRONTO AD ABBRACCIARE SALVINI” - E ORA SU VIA DEL COLLEGIO ROMANO MARCIA A PASSO DELL’OCA L'EX PRESIDENTE DEL MAXXI ALESSANDRO GIULI CHE NON DISTINGUE LA CORNICE DAL QUADRO – GIULI HA GIURATO AL QUIRINALE DA NEO MINISTRO
-DAGOREPORT
GIULI HA GIURATO NELLE MANI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
(ANSA) - Questa sera, al Palazzo del Quirinale, ha prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Ministro della cultura, Sig. Alessandro Giuli. Erano presenti, in qualità di testimoni, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Dott. Ugo Zampetti, e il Consigliere Militare del Presidente della Repubblica, Generale Gianni Candotti. Erano presenti il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, on. Alfredo Mantovano. E' quanto si legge in una nota del Quirinale.
GENNY STRINGE MANI A NAPOLI E GIULI SI SPOSTA SULL'USCIO DELLA CULTURA
Fabrizio Roncone - Estratti dell’articolo pubblicato per Sette – corriere.it 14-06-2024
In Transatlantico si ascolta e si prendono appunti (soprattutto mentali). Si raccolgono chiacchiere, confidenze, spifferi, perfidie. Ciò che è accaduto alle scorse elezioni Europee conta il giusto. Ci sono situazioni e progetti antichi, resistenti: come la sostituzione del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
L'idea ronza nella testa di Giorgia Meloni da qualche tempo. Non è un problema di gaffe. Dipendesse da quelle, il meraviglioso ministro e quasi cognato Francesco Lollobrigida - formidabile collezionista - avrebbe le ore contate.
Il fatto è che la premier non si è mai fidata fino in fondo di Genny. Una diffidenza vecchia di qualche anno: quando l'allora direttore del Tg2, sempre profondamente destrorso, scendeva dal palco di Fratelli d'Italia e subito saliva su quello della Lega, pronto ad abbracciare Matteo Salvini. La lealtà, come sapete, per Meloni è un valore assoluto. Nella vita privata e, soprattutto, in quella politica. Naturalmente, la premier non immagina niente di traumatico.
Piuttosto una sostituzione soft, che sarebbe molto ma molto soft se, per dire, Genny si candidasse per il centrodestra alla guida della Regione Campania. Genny ha capito l'antifona e, nell'ultima campagna elettorale, con la scusa di andare a sostenere i candidati a Strasburgo, s'è girato tutta la Regione, tra strette di mano e ammiccamenti vari, sempre facendo tappa a Napoli, la città dov'è nato 62 anni fa, s'è laureato in Giurisprudenza e dove ha pure diretto il quotidiano Roma.
A questo punto, vi starete chiedendo: e al suo posto, alla Cultura? L'identikit perfetto è quello di Alessandro Giuli, l'attuale direttore della fondazione MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 48 anni e intimo amico di Giorgia, giornalista e, a lungo, gran firma del Foglio, un intellettuale sempre a destra che si definisce «il più progressista tra i conservatori», colto ed empatico, rapido e mai banale, infatti è da poco uscito un suo libro per Rizzoli spiazzante e provocatorio, con un titolo eloquente, Gramsci è vivo.
Sillabario per un'egemonia contemporanea. Perché l'egemonia culturale - come Giuli sa - era e resta il problema principale di questo governo: come accreditarne una nuova, senza doverci convincere che «Dante era di destra»? (quella volta Genny fu davvero strepitoso).