IL GIOCO DELLE TORRI – RAI WAY ED EI TOWERS (MEDIASET) STANNO TRATTANDO UNA FUSIONE IN CUI IL CONTROLLO RESTI ALLO STATO – COME VOLEVASI DIMOSTRARE, PIÙ CHE UN’OPA È UN INCIUCIONE


Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera

 

Ei Towers e Rai Way provano a venire a capo della situazione venutasi a creare dopo l’offerta pubblica di acquisto e scambio (opas) da 1,22 miliardi che il gruppo delle antenne tv di Mediaset ha lanciato a sorpresa sull’analoga società dell’emittente di Stato. 
 

RIPETITORI TV

Dopo l’annuncio dello scorso 24 febbraio e gli interventi del governo che ha ribadito l’intenzione di restare al 51% in Rai Way, le diplomazie sotterranee si sono messe al lavoro. Sia pure indirettamente — come riferiscono fonti a conoscenza del dossier — Ei Towers e Rai Way starebbero in questi giorni cercando una soluzione che possa riequilibrare i pesi dei due azionisti — Mediaset e Rai, dunque il Tesoro — nella società post-fusione, che invece secondo l’impianto attuale si ritroverebbero rispettivamente al 31% e al 14% circa in caso di totale adesione della Rai. 
 

Entro il 16 marzo va presentato in Consob il prospetto informativo sull’opas. Ma se si trovasse una qualche convergenza, Ei Towers potrebbe modificarne le condizioni accettando una quota di minoranza post-fusione, specialmente se ci sarà anche il coinvolgimento di un terzo soggetto come la Cdp o il fondo F2I che rafforzi il controllo pubblico. Un «compromesso su precise regole di governance» è anche la soluzione che intravedono gli analisti di Icbpi in un report di ieri. 
 

Antenne Mediaset

Un’apertura in tal senso è arrivata dal governo. Davanti alla commissione Industria del Senato presieduta da Massimo Mucchetti il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, si è detto «non spaventato dall’operatore unico nazionale», pur non volendo commentare l’opas. I modelli possibili in questo business, ha ricordato, sono solo due: «l’operatore puro non verticalmente integrato» dunque senza controllo da parte di un produttore di contenuti (come Rai e Mediaset) «e l’operatore con controllo pubblico che assicura la neutralità». 
 

Chi ha ribadito di non voler partecipare al risiko delle antenne è Telecom Italia, nonostante si appresti a quotare la sua società delle torri tlc, Inwit: «Non c’è logica industriale: i due servizi, trasmissioni tv e comunicazioni, operano su frequenze incompatibili», ha spiegato l’amministratore delegato, Marco Patuano, in un’audizione alla Camera. «In più le loro sono potenti apparati di trasmissione per lo più collocati fuori dai centri abitati. I nostri sono invece nelle città. L’integrazione avrebbe un senso per la diversificazione degli investimenti solo in una logica finanziaria». 
 

antonello giacomelli

L’interesse di Telecom Italia per la partita Rai Way -Ei Towers sembra dunque escluso anche perché il colosso telefonico è impegnato in un piano triennale di investimenti da 10 miliardi, come ha ricordato il presidente Giuseppe Recchi, «di cui cinque per reti di nuova generazione» che è «sinergico» a quello del governo. 
 

Telecom vive «una fase intensa come negli anni 50 e 60 quando la Sip portò il telefono a casa degli italiani con il doppino di rame», ha spiegato Patuano. Il manager ha annunciato a questo riguardo la trattativa con Netflix, che si affianca a quella con Mediaset e all’accordo già raggiunto con Sky, per la fornitura di contenuti pay tv via cavo: «L’accordo con Sky non prevede alcuna esclusiva in quanto la nostra piattaforma è neutrale e aperta a qualsiasi fornitore di contenuti». Per questo «non c’è necessità di separare la rete, che deve essere neutrale e non societarizzata». Il governo è d’accordo: «Scorporo della rete e switch off» del rame a favore della fibra «sono termini neanche pronunciabili», ha detto Giacomelli.