GIORGIA MELONI, CHE HA PROBLEMI BEN PIÙ GRAVI A CUI PENSARE, SBAGLIA AD ANDARE ALLO SCONTRO FRONTALE CON LE TOGHE, MA SIAMO SICURI CHE LIBERARE MIGRANTI GIÀ ESPULSI, CON PRECEDENTI PENALI, SIA UNA SCELTA GIUSTA? – LE STORIE DEI QUATTRO TUNISINI RILASCIATI DAL GIUDICE DI CATANIA: UNO È GIÀ STATO CONDANNATO PER FURTO, UN ALTRO PENSA DI ESSERE PERSEGUITATO PERCHÉ RITENUTO IETTATORE – L’ANM: “LE DICHIARAZIONI DEL GOVERNO MINANO L’AUTONOMIA DEI GIUDICI”
-1. SANTALUCIA (ANM): «L’ERRORE È RITENERE QUELLA SENTENZA UN ATTO CONTRO IL GOVERNO»
Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
La premier Meloni si dice «basita». Giuseppe Santalucia, da presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ha torto?
«Sì, sbaglia l’approccio […] Ne faccio una questione di metodo». «[…] Il governo, come qualsiasi altro soggetto, ha tutto il diritto di criticare. E può accadere che un provvedimento non sia ritenuto in linea con le norme. […] Se non piace lo si impugna. Il ministero dell’Interno […] lo ha fatto. […] Vedremo. […]».
[…] Rilasciare 4 immigrati già espulsi, uno già condannato per furto e uno che pensa di essere perseguitato perché ritenuto iettatore non può ingenerare il dubbio?
«La motivazione andrà letta bene e non banalizzata. La funzione del giudice non è supportare il governo. Ma leggerne il giudizio come contro il governo è fuorviante: confonde e può inquinare il dibattito pubblico».
[…] Salvini ritiene «gravi» le notizie sull’orientamento pro-migranti espresse dal giudice sui social. Sbaglia?
«È malcostume giornalistico passare ai raggi X la vita di un magistrato, per spostare la critica dal provvedimento alla persona. Ma pensare che un like di 5 anni fa dimostri che l’interpretazione è ideologica è macchiettistico. Fumetto».
L’emergenza sbarchi impone soluzioni?
«[…] qui sono in gioco i diritti fondamentali delle persone. La Costituzione non le distingue per la cittadinanza. E, ammesso che questa lo sia, l’emergenza non può stressare i diritti costituzionali».
2. ANM, DICHIARAZIONI GOVERNO MINANO AUTONOMIA GIUDICI
(ANSA) - "Le dichiarazioni espresse da esponenti del Governo e della maggioranza parlamentare a commento della non convalida di provvedimenti di trattenimento esprimono una preoccupante visione delle prerogative di verifica di legalità esclusivamente attribuite alla magistratura e ne minano l'indipendenza e l'autonomia".
Lo afferma la giunta dell'Anm in una nota a sostegno della giudice di Catania Iolanda Apostolico, finita nella bufera per non aver convalidato il trattenimento nel Cpr di Pozzallo di tre migranti.
3. LE STORIE DEI QUATTRO MIGRANTI LIBERATI
Estratto dal “Corriere della Sera”
COSTRETTO A SCAPPARE DAI CERCATORI D’ORO
Miaad ha 31 anni ed è tunisino. A Lampedusa è giunto il 20 settembre su un barcone carico di migranti. Al giudice […] ha raccontato di aver dovuto lasciare il suo Paese e chiedere la protezione internazionale per sfuggire a una banda di cercatori d’oro. Per le credenze locali Miaad avrebbe le caratteristiche fisiche per essere impiegato in quella attività. Dalla Tunisia sarebbe scappato senza documenti. Al magistrato ha […] detto di aver già tentato di trasferirsi in Italia 2 anni fa, ma di essere stato espulso. «Stavolta ce l’ho fatta, ero già venuto sempre su un barcone, ma non ero riuscito ad attivare la richiesta di protezione», ha raccontato.
IL PADRE MALATO, UN DEBITO E LA PAURA
[…] Zouidi è arrivato il 20 settembre a Lampedusa e ha 27 anni. Al magistrato ha raccontato di essere fuggito dal suo Paese perché non riusciva a restituire il denaro chiesto in prestito per le cure del padre malato e temeva la reazione dei suoi creditori. Mohamed ha parenti in Francia, ma vorrebbe rimanere in Italia e rifarsi una vita.
IL RISCHIO DI UNA VENDETTA
Amin ha 23 anni ed anche lui è arrivato a Lampedusa il 20 settembre. Sentito dal magistrato ha raccontato di essere fuggito dal suo Paese per paura dei familiari della sua ragazza. La giovane sarebbe morta annegando durante un tentativo di raggiungere le coste italiane mesi fa e la famiglia lo avrebbe ritenuto responsabile di averla convinta a lasciare la Tunisia.
Perciò, temendo la vendetta dei suoceri, si sarebbe messo in mare a bordo di uno dei tanti barconi diretti in Sicilia. […].
I SOLDI PER LA MOGLIE DOPO L’ESPULSIONE
Aymen è tunisino e ha 38 anni. Ha raccontato di essere arrivato a Lampedusa il 19 settembre con un barcone, dopo essere rimasto due giorni in mare. «[…] Ho lasciato il mio Paese perché ho avuto problemi con mia moglie in ospedale. È rimasta incinta e per tre volte per mancanza di adeguate cure i neonati non sono sopravvissuti. Lei è rimasta in Tunisia». Il 38enne sarebbe partito per trovare i soldi per curare la donna. «Avevo una carta di identità ma l’ho persa in mare […]», ha raccontato. Aymen è già venuto in Italia dove è stato condannato per furto aggravato ed espulso.