GIORGIA MELONI DEVE SPERARE NEL SUO NEMICO MACRON – SOLO CON UN ALLUNGAMENTO DELLO STALLO POLITICO IN FRANCIA LA PREMIER PUÒ SPERARE DI VEDER SLITTARE LA “TRAIETTORIA TECNICA” SUI CONTI, CHE CONDANNERÀ L’ITALIA A ANNI DI AUSTERITÀ – IN VISTA DELLA MANOVRA, NON C’È SPAZIO NÉ PER ALLENTARE LE REGOLE SULLE PENSIONI, NÉ PER FARE CONCESSIONI FISCALI. È GIÀ TANTO SE SARÀ CONFERMATO IL TAGLIO DEL CUNEO – LE “BATTUTE” RIVELATORIE TRA GIORGETTI E GENTILONI: IL MINISTRO DEFINISCE “SOVIETICO” IL PNRR E IL COMMISSARIO EUROPEO REPLICA PUNTUTO…
-Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
Non sta andando bene la trattativa fra Roma e Bruxelles sui conti pubblici, e non è solo una questione di numeri. Rimini, ieri. Al riparo dal caldo africano nei padiglioni climatizzati della Fiera c'è il consueto Meeting di Comunione e Liberazione. Ore 13, Giancarlo Giorgetti: «Certi piani europei ricordano quelli quinquennali dell'Unione Sovietica». Ore 17, Paolo Gentiloni: «Piani sovietici? Conosco bene il ministro e le sue battute».
Che cosa c'è dietro questo scambio velenoso fra il ministro del Tesoro e il commissario europeo all'Economia? Per ricostruire una vicenda molto delicata […], occorre riavvolgere il nastro a luglio, quando iniziano le trattative fra i tecnici della Commissione e quelli del Tesoro italiano.
Finita la moratoria delle regole per affrontare le conseguenze della pandemia, c'è da fare i conti con il nuovo patto di Stabilità riformato. La buona notizia è che il governo può presentare un piano di rientro lungo sette anni, la cattiva è che per ottenere un lasso di tempo così lungo occorre prendere impegni precisi sulle riforme da attuare.
L'Italia è osservata speciale su almeno tre questioni: concorrenza, qualità e tempi della giustizia, evasione fiscale. Secondo quanto riferiscono fonti europee, gli scambi fra Roma e Bruxelles sono andati bene finché si è parlato di numeri. «Per gli impegni sulle riforme occorre un passaggio politico», si sono sentiti obiettare i tecnici comunitari.
L'autunno che attende Giorgia Meloni sarà difficile. Quel che il governo deve fare entro metà settembre è un esercizio che deve proiettare l'Italia oltre l'orizzonte della legislatura. E lo deve fare con un debito pubblico che agli occhi dell'Unione è ormai più preoccupante di quello greco. Gentiloni lo dice senza mezzi termini: «Il nostro è l'unico senza una traiettoria discendente». Anche qui per capire lo stato dell'arte basta affidarsi alle battute a distanza fra il ministro e il commissario: «Il nuovo patto impone scelte di corto respiro». Corto respiro? «Il nuovo patto è stato scritto nell'ottica opposta».
A fine mese, quando la premier sarà tornata dalle vacanze, dovrà sciogliere i nodi con gli alleati. La lista delle richieste messe sul tavolo da Matteo Salvini vanno in direzione opposta alle richieste necessarie a ottenere il rientro nei parametri di Maastricht in sette anni.
Sulla carta Meloni non ha alcuno spazio né per allentare le regole pensionistiche, né per fare ulteriori concessioni fiscali al lavoro autonomo. Può solo sperare che l'attuale stallo per la nascita di un nuovo governo a Parigi duri il più possibile: più tempo ci vorrà, più è probabile che la scadenza di metà settembre per la presentazione della «traiettoria tecnica» sui conti slitti.
La premier non può nemmeno sperare di attendere l'insediamento della nuova Commissione europea, che non avverrà prima di dicembre. Non le giova la decisione […] di votare contro la conferma di Ursula von der Leyen al parlamento di Strasburgo. E non giova alle ragioni italiane lo stato di attuazione del Recovery Plan. Fin qui il governo è riuscito a ottenere con regolarità il pagamento delle rate, ma ha speso solo un quarto dei fondi a disposizione. E' ormai certo che sarà costretto a chiedere una proroga alla scadenza tassativa di agosto 2026 […].
Con il passare delle settimane l'ipotesi di trasferire alla Commissione di Bruxelles il ministro del Pnrr Raffaele Fitto è quasi obbligata. «Se riuscirà a ottenere le deleghe sulla gestione dei fondi comunitari abbiamo qualche margine di trattativa», spiega un esponente della maggioranza che chiede l'anonimato. Resta l'enorme problema politico: il nuovo patto di Stabilità non è fatto solo di numeri. E l'Italia è il Paese che ha deciso di prendere di petto la giustizia comunitaria persino sulle concessioni dei balneari.