GIORGIA MELONI HA LE SUE COLPE, MA ANCHE MACRON NON PUÒ FARE LA VERGINELLA – LA DUCETTA ALZA LA TENSIONE CON LA FRANCIA, MA DA PARTE DEL TOYBOY DELL’ELISEO NON C’È NESSUNA MOSSA DI APERTURA VERSO L’ITALIA CHE, GLI PIACCIA O NO, È IL TERZO PAESE PIÙ IMPORTANTE D’EUROPA – IL PORTACIPRIA DI BRIGITTE SI È OFFESO PERCHÉ “IO SONO GIORGIA” È ANDATA PRIMA A BERLINO CHE A PARIGI
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1. LA RELAZIONE DA COSTRUIRE TRA MELONI E MACRON E IL RUOLO SPECIALE DELLA FRANCIA IN UCRAINA
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Nei momenti di concitazione, una relazione personale solida e facile può aiutare, ma questa ancora non si è sviluppata tra Macron e Meloni.
A Parigi molti comprendono che Emmanuel Macron possa irritare, con il suo protagonismo e la tentazione di auto-attribuirsi il ruolo di presidente non solo della Francia ma un po’ di tutta l’Europa, [...] ma si sottolinea che una relazione di intesa speciale va costruita in due, e a dimostrare di volerla deve essere quindi anche l’Italia. Altrimenti, rischiano di prendere il sopravvento i vecchi riflessi, e quindi l’eterna riedizione di uno stanco asse franco-tedesco.
2. LITE MELONI-MACRON IL FRANCESE SE L’È PRESA PER UN INVITO RIFIUTATO
Estratto dell’articolo di Mauro Zanon per “Libero quotidiano”
Per giustificare la scelta di non invitare il primo ministro italiano Giorgia Meloni all’incontro di mercoledì sera a Parigi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ieri, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles, il capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, ha messo in avanti il peso diplomatico dell’asse Francia-Germania.
«Ho voluto ricevere il presidente Zelensky assieme al cancelliere Scholz. Penso che sia il nostro ruolo. La Germania e la Francia, come sapete, hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione», ha dichiarato Macron in risposta alla reazione del premier italiano, che in mattinata aveva giudicato «inopportuno» il trilaterale di Parigi senza l’Italia.
[…] Il «ruolo particolare» di Francia e Germania cui ha fatto riferimento ieri Macron è il “formato Normandia”, ossia l’iniziativa diplomatica a quattro (Francia, Germania, Russia e Ucraina) lanciata nel giugno del 2014 per trovare soluzioni alla guerra del Donbass e che produsse pochi mesi dopo i fragili accordi di Minsk.
Ma dietro la rivendicazione dell’asse franco-tedesco come fulcro delle manovre dell’Unione europea e portavoce dei Ventisette con i paesi extra Ue, in realtà, c’era anche una chiara volontà di fare uno sgarbo al premier italiano, di “vendicarsi” di alcuni atteggiamenti, azioni e scelte diplomatiche di Meloni.
Una su tutte: la decisione del presidente di Consiglio italiano di andare prima a Berlino da Scholz (il 3 febbraio) che a Parigi. Secondo le informazioni di Libero, durante il famoso incontro avvenuto il 23 ottobre 2022 sulla terrazza del Gran Melià di Roma all’indomani della salita al Colle della leader di Fratelli d’Italia, l’inquilino dell’Eliseo avrebbe chiesto a Meloni di fare la sua prima visita ufficiale a Parigi, promettendole di essere trattata con tutti gli onori, di «accoglierla come una regina».
Meloni, che ha poi raccontato la vicenda ai suoi stretti collaboratori, lo avrebbe ringraziato per l’invito, ma poi avrebbe preferito Berlino.
[…] Macron, a ogni modo, può gonfiare il petto soltanto in Europa: perché in Francia non lo può più fare. Privo di maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, paralizzato dall’ostracismo delle opposizioni di sinistra e destra, accerchiato da proteste di piazza oceaniche a cadenza settimanale contro la riforma delle pensioni e indebolito dai pessimi sondaggi di popolarità: il 63% dei francesi, secondo l’ultima rilevazione Odoxa, non lo considera un “buon presidente”.