GIORGIA, ORA CHE FAI? - LA DUCETTA DEVE DECIDERE SE DARE O NO L’OK ALLE NOMINE DELLE PRINCIPALI CARICHE DELL’UE - POTREBBE ASTENERSI, COME FECE ANGELA MERKEL NEI CONFRONTI DI VON DER LEYEN CINQUE ANNI FA, O VOTARE CONTRO - LA TERZA IPOTESI: MELONI POTREBBE ANCHE CHIEDERE IL VOTO SU OGNI SINGOLA CARICA, E ARRIVARE A DECISIONI DIFFERENZIATE: SÌ AD URSULA VON DER LEYEN, NO AGLI ALTRI CANDIDATI - MOLTO DIPENDERÀ DALLE TRATTATIVE E DALLE PROMESSE: MA SE LA MELONI SI METTESSE ALL’OPPOSIZIONE, VOTANDO CONTRO, LE SUE AMBIZIONI PER UN INCARICO DI PESO IN COMMISSIONE SI COMPLICHEREBBERO…

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Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

 

ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia

A 24 ore dalla cena della verità, stasera a Bruxelles, momento clou del Consiglio europeo, le previsioni che si rintracciano nel governo italiano […] sono queste: in pochi scommettono su un via libera di Giorgia Meloni alle nomine delle cariche di vertice della Ue. Con una metafora calcistica c’è anche chi dice che al momento si tratta di un 1-x-2, e che la presidente del Consiglio deciderà sul momento, in base ai lavori, alle valutazioni che verranno fatte, al metodo che sarà scelto dagli capi di Stato e di governo, soprattutto, ovviamente, delle famiglie del Ppe, dei Liberali e dei Socialisti.

 

ANTONIO COSTA - PEDRO SANCHEZ

Ma il clima che si respira nella delegazione italiana che sarà presente stasera al summit è quello del pollice verso: Meloni potrebbe astenersi, come fece la Merkel cinque anni fa nei confronti di von der Leyen, ma potrebbe anche votare no contro il pacchetto di nomine già confezionato dalle tre famiglie politiche che compongono la maggioranza, come fecero l’ungherese Orbán e il britannico Cameron nel 2024, al momento di designare Jean Claude Juncker.

 

Circola persino una terza, o quarta, via: Meloni potrebbe anche chiedere il voto su ogni singola carica, e arrivare in questo modo ad una decisione differenziata, sì ad Ursula von der Leyen, no agli altri candidati. Ovviamente molto dipenderà da eventuali tentativi di inclusione che verranno fatti dai suoi colleghi, e molto dipenderà dal suo fiuto politico.

ursula von der leyen giorgia meloni

 

Ma la relazione di ieri in Parlamento, veemente contro le élite e contro i caminetti di una presunta nomenklatura europea che ha perso le elezioni di giugno, avvalorano le previsioni negative esposte sopra. E anche se non sarà facile, Meloni, se deciderà di rompere, proverà ad avere altri Stati al suo fianco, che sostengano il suo dissenso.

In questo quadro, che in ogni caso resta fluido, si moltiplicano le voci sulle deleghe all’Italia, che non sarebbero affatto chiuse, e che potrebbero venire condizionate dalla decisione di Meloni. Non votare in Consiglio, e dunque nemmeno in Parlamento, quando ci sarà da approvare la designazione degli incaricati, di sicuro non rafforzerebbe le aspirazioni dell’Italia.

emmanuel macron olaf scholz

 

Dinamiche di cui hanno discusso ieri al Senato, in serata, in una riunione ristretta, Meloni con i due suoi vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Se negli ultimi giorni sembrava che al di là di quello che succederà oggi l’Italia fosse comunque ad un passo dall’agguantare una delega articolata, fondata su Bilancio, Fondi di Coesione e su altre competenze satelliti, con il candidato naturale Raffaele Fitto, attuale ministro per gli Affari europei, il Sud e il Pnrr, ieri pomeriggio fra Bruxelles e Roma facevano di nuovo capolino obiettivi diversi del nostro governo:

 

GUIDO CROSETTO - GIORGIA MELONI

intorno alla figura di un vicepresidente di peso, operativo, ruotano le deleghe attuali di diversi commissari, dalla Concorrenza al Commercio, dall’Industria (che da sola sarebbe troppo poco, visto che non gestisce fondi) alla possibilità di una delega ad hoc per la Difesa. Perimetri per i quali è riaffiorato il nome dell’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto. […]