GIORGIA E I SUOI FRATELLI (E SORELLE) – FOTOGRAFIA DI FDI A UN ANNO DALLA VITTORIA DELLE ELEZIONI: SORA GIORGIA HA AFFIDATO LE TESSERE E IL CONTROLLO DELLA SEGRETERIA ALLA SORELLA ARIANNA, E LA COMUNICAZIONE AL BRACCIO DESTRO STORICO, GIOVANBATTISTA FAZZOLARI – GLI ISCRITTI SONO DECUPLICATI IN QUATTRO ANNI, E IL BILANCIO È PASSATO DA 98 MILA EURO DEL 2018 A 1,2 MILIONI DELL’ULTIMO ANNO. NEL FRATTEMPO, IL GRUPPO DIRIGENTE SI È CHIUSO A RICCIO, CON IL PARTITO “CONGELATO”. E “CONGRESSO” È UNA PAROLA TABÙ

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Estratto dell’articolo di Susanna Turco per “L'Espresso”

 

GIORGIA MELONI CON LA SORELLA ARIANNA E PATRIZIA SCURTI

Le tessere in mano alla sorella Arianna, l'altra Meloni, la comunicazione coordinata da uno dei due bracci destri storici, Giovanbattista Fazzolari, mentre i dirigenti sono tutti al governo e il partito è congelato al punto che, sul suo sito, si chiedono ancora le dimissioni del dem Nicola Zingaretti dalla guida della regione Lazio.

 

Allo scoccare di un anno dalla vittoria del 25 settembre, mentre la premier Giorgia Meloni registra il suo primo calo nei sondaggi (meno tre il governo, meno uno il partito), Fratelli d’Italia ha preso la curiosa forma di Saturno. Altro che Tolkien e compagnia dell’anello: siamo al pianeta degli anelli.

 

Il pianeta è la leader, la sua stretta cerchia, la famiglia, i famigli. Gli anelli è tutto ciò che gli si è addensato attorno, nel volgere di pochi anni vertiginosi, e che in termini di influenza conta assai meno: in Regione Lazio, dove la linea di faglia è più visibile, li chiamano “aggregati” (distinti e sempre più opposti ai cosiddetti “nativi”, ai quali ambiscono sottrarre qualche poltrona: tutta una tensione che ha attraversato sottotraccia l’intero caso di Marcello de Angelis, dall’innesco alla conclusione); […]

 

ANNA PARATORE - GIORGIA E ARIANNA MELONI - FRANCESCO LOLLOBRIGIDA - FEDERICO PALMAROLI - POSTER BY MACONDO

Il fenomeno è ancora più anomalo se inserito all’interno dell’exploit di Fratelli d’Italia negli ultimi cinque anni: una crescita esponenziale sul piano dei consensi, un aumento del potere, anche dei soldi che entrano in cassa. Tra tesseramenti, contributi volontari, proventi del due per mille, i soldi sono pressoché raddoppiati ogni anno, passando complessivamente da 1,2 milioni del 2017, a 4,4 milioni del 2021 a 8,7 milioni del 2022 (ci sono anche i 26 mila euro di Twiga srl); le sole tessere sono aumentate del 40 per cento dall’anno scorso, arrivando a 200 mila unità, i relativi proventi sono decuplicati in quattro anni: da 98 mila euro del 2018 a 1,2 milioni dell’ultimo bilancio.

 

giorgia meloni con parlamentari e ministri di fdi cena a palazzo brancaccio

Un lievito vertiginoso, cui è corrisposta invece una contrazione del gruppo dirigente. Acuita dopo la vittoria: invece che l’apertura a ulteriori nuovi mondi, per conquistare ancora più consenso, c’è stata la chiusura a riccio. Già durante la campagna elettorale, del resto, i nuovi aggregati, quelli accorsi al richiamo dell’imminente successo, erano chiamati dal cerchio magico «esercito di Mordor». Indicati cioè come un’armata ostile, da temere.

 

E adesso, paradossalmente, con tutti i soldi e il potere che ha, il primo partito d’Italia sembra immobile, congelato al giorno della vittoria. Un comitato elettorale di Giorgia Meloni, più che altro: per propaganda, organizzazione di eventi, manifestazioni e altri servizi nell’anno elettorale 2022 sono andati via 5,8 milioni, d’altra parte

 

 

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GIORGIA E ARIANNA MELONI

Per non parlare delle notizie dalle Regioni: il Piemonte è fermo a un anno e mezzo fa, nel Lazio chiedono ancora le dimissioni di Zingaretti (ha lasciato la Regione a novembre 2022), il Molise non è pervenuto (eppure si è votato a giugno), dall’Umbria si leva solo la voce di Marco Celestino Cecconi, oggi capogruppo di Fdi a Terni e in tale veste quasi assalito la settimana scorsa dal sindaco Stefano Bandecchi: peccato i suoi due comunicati risalgano al 2018, quando era assessore.

 

Il tutto, mentre “congresso” è una parola tabù. L’ultimo, che era poi solo il secondo, risale al 2017. Lo statuto prevederebbe che si tenesse ogni tre anni (e ne sono passati sei) ma l’eventualità è stata in ultimo stroncata anche dal responsabile dell’organizzazione, Giovanni Donzelli, con l’argomento che «non ci sono leadership alternative»: come se i congressi servissero soltanto a cambiare il capo, mentre la storia dei partiti insegna l’esatto opposto.

 

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GIORGIA E ARIANNA MELONI COME LE GEMELLE DI SHINING - FOTOMONTAGGIO DEL FATTO QUOTIDIANO

Al contrario, il giro di nomine nei 26 dipartimenti procede come da programmi, instaurando un livello di familismo mai riscontrato prima, almeno nell’Italia repubblicana (non volendo scomodare il Ventennio). Arianna Meloni a fine 2022 non ha più rinnovato i contratti a termine alla Regione Lazio, dove lavorava da vent’anni, in estate è entrata ufficialmente nei ruoli che lei stessa ha rivendicato essere informalmente suoi da sempre. Un segno di forza, per alcuni.

 

Un segno certamente di potere, e di un certo modo di intenderlo: Re Giorgia non ha mai pensato ad un luogotenente, a un vero e proprio numero due, vuol restare la capa per interposta sorella-consigliera-terminale, secondo quello che da tempo i perplessi di Fdi chiamano con levità «modello Gheddafi»; il rapporto tra le due è del resto simbiotico, come si evince anche dal profilo social di Arianna che una volta ha raccontato addirittura (al Foglio): «I nostri Dna sono sovrapponibili, come quelli di due gemelle omozigote».

giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato

 

Un segno di grande fragilità, questa nomina, per una leadership che vede di fatto così confermata una delle previsioni più pesanti per il partito che ha creato: l’assenza di una classe dirigente. Al netto del gruppo di potere che è lo stesso dai tempi in cui Giorgia Meloni diventò presidente di Azione Giovani e che oggi, raccontano in Regione Lazio, è «affamato di poltrone più di quanto non sia fornito di una filiera» di persone che le occupino.

 

Al vertice sono sempre gli stessi: è impressionante in questo senso scorrere la lista fornita ad esempio a suo tempo da Francesco Boezi nel libro simpatizzante “Fenomeno Meloni” (2020). Da Fazzolari a Salvatore Deidda, da Augusta Montaruli a Carlo Fidanza passando per Antonio Iannone, Nicola Procaccini, Galeazzo Bignami, Federico Mollicone, ci sono praticamente tutti i nomi di coloro che avrebbero poi preso posti di potere (manca giusto Arianna, chissà perché).

 

giorgia meloni e giovanbattista fazzolari

Si capisce che, come primo gesto post vacanze, Giorgia Meloni martedì abbia voluto raccogliere attorno a sé - e a una calamarata tricolore a Palazzo Brancaccio - duecento tra parlamentari, ministri e sottosegretari.

 

In una sfilata di auto blu degna dei socialisti del “Portaborse”, ma senza il cognato-ministro Francesco Lollobrigida, e la consorte-sorella Arianna. Per serrare le fila, si dice in gergo: anche se il problema parlamentare di Fratelli d’Italia è più specifico e, per certi versi, più allarmante. In questo primo anno in Parlamento da partito di maggioranza, infatti, più di una volta FdI ha mostrato pesanti sviste sulla capacità di tenere compatti i parlamentari e gli alleati.

 

ITALIA S GOT PARENT - ARIANNA E GIORGIA MELONI MEME BY EMILIANO CARLI

Il primo inciampo risale al 27 aprile quando, nel bel mezzo di un ponte tra le festività, alla Camera la maggioranza andò sotto al momento di votare lo scostamento di bilancio, con relative crisi di pianto tra i Fratelli, il whatsapp «sono senza parole» scritto a Londra dalla Meloni, votazione ripetuta a tempo di record. In quel caso la vox transatlantici buttava il peso sulle spalle di Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento che avrebbe attirato le ire della premier in quanto troppo spesso assente e comunque poco verificante.

 

Poi è arrivato un inciampo in commissione sul decreto primo maggio e a seguire il primo Aventino al contrario della storia: non avendo trovato un accordo sul Mes la maggioranza ha disertato la Commissione Esteri della Camera, dove, quindi, il testo favorevole alla ratifica è stato approvato dall’opposizione.

 

giovanni donzelli

C’è poi stato, l’esilarante caso dell’ordine del giorno con cui Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) impegnava il governo a valutare l’opportunità di introdurre una patrimoniale: l’esecutivo, per bocca della sottosegretaria Fdi Paola Frassinetti, ha dato parere favorevole, l’impegno è stato adottato. […]

 

In quel caso le voci additarono la responsabilità alla viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci, psicologa, docente a contratto, più esperta di volontariato che di trappole parlamentari. È dai tanti anelli di Saturno, insomma, che Meloni dovrà guardarsi. Potrebbero finire per abbattersi sul suo pianeta. O modificare l’orbita, proprio nell’anno delle Europee.

giovanni donzelli arriva alla cena di fdi a palazzo brancaccio
giovanbattista fazzolari giorgia meloni