GIORGIA TORNA IN MODALITA’ S-FASCIO TUTTO IO! PENSIONI, TAGLI AI BONUS E ALLO SCONTO SUL CANONE RAI: SULLA MANOVRA LA MELONI VA ALLO SCONTRO FRONTALE CON SALVINI - LA DUCETTA, IN ETERNA SINDROME DI ACCERCHIAMENTO, INCAZZATA PER LE POLEMICHE SULLA SORELLA E IMPAURITA DALLE MOSSE DEI BERLUSCONI, HA BISOGNO DI 25 MILIARDI E CONTI IN ORDINE TANTO PIÙ CHE ENTRO UN MESE IL TESORO DOVRÀ COMUNICARE A BRUXELLES LA TRAIETTORIA DI RIENTRO PER DEFICIT ECCESSIVO. COSÌ LE MISURE CARE ALLA LEGA DIVENTANO A RISCHIO – COME DAGO DIXIT, I NODI ARRIVERANNO TUTTI AL PETTINE (FINANZIARIA, PNRR, PATTO DI STABILITÀ, MES, ETC.) ED INIZIERÀ UNA VIA TRUCIS PER IL GOVERNO MELONI-DAGOREPORT
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Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti
Si ritroveranno al più tardi il 30 agosto, per un vertice di maggioranza che sarà antipasto di un autunno frizzante nella maggioranza.
A Palazzo Chigi, Giorgia Meloni riceverà Matteo Salvini e Antonio Tajani e comunicherà in quella sede al leghista che di toccare le pensioni per introdurre quota 41 light non se ne parla. È la linea concordata con Giancarlo Giorgetti. Posizione blindata, pare. Semmai, la premier è disposta a ragionare di aumentare le pensioni minime, oggi fissate a poco più di 600 euro. Intende dare un segnale: contenuto, ma comunque utile a poter sostenere di non essere rimasta immobile. È la richiesta di Antonio Tajani, a dire il vero. Che la premier farà propria facendone uno degli slogan di Fratelli d’Italia.
Concentriamoci sul sistema previdenziale. In questi ultimi giorni, il ministro dell’Economia ha consegnato a Palazzo Chigi alcuni dati, sviluppati con proiezioni dettagliate: dicono che il picco di criticità per alcune categorie si avrà tra il 2025 e il 2028.
Poi la situazione si normalizzerà, in un certo senso, perché si entrerà in pieno regime contributivo, superando la fase ibrida. Da queste considerazioni discendono due conseguenze. La prima: il governo non metterà mano in questi mesi a quota 41, perché spenderebbe molte risorse e non risolverebbe comunque il problema, che continuerà a persistere ed agitare diverse categorie.
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Sarà un dispiacere per Salvini. E non sarà l’unico. L’esecutivo è alla ricerca disperata di risorse. Si trova di fronte al rischio di prodursi nella terza legge di bilancio consecutiva all’insegna dell’austerità, con una aggravante: entro un mese il Tesoro dovrà comunicare a Bruxelles la traiettoria di rientro per deficit eccessivo, e solo dopo averla fissata potrà ricavare i paletti per la manovra.
Di certo, Meloni e Giorgetti intendono tagliare bonus e altre misure considerate poco efficaci. E progettano di stravolgerne altre, come l’assegno unico, sempre per risparmiare soldi da destinare a nuovi interventi. Ecco perché, ad esempio, si ipotizza di mettere mano a un’altra misura cara a Salvini, per abolirla. Si tratta dello sconto sul canone Rai, introdotto a inizio 2024: venti euro all’anno — spalmati in bolletta — che costano allo Stato almeno 400 milioni di euro.
Una limatura da 90 a 70 euro che spesso non viene neanche percepita da una buona parte degli utenti.
Questo denaro è utile, con casse vuote e necessità politiche stringenti. Un’idea è destinarli allora a misure per i giovani e la cultura. Ma non basta. La priorità che Meloni intende sostenere è quella del sostegno alle donne lavoratrici.
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Accanto a questo obiettivo, Giorgetti lavora a un’altra priorità: il sostegno alle imprese e al ceto medio.
E dunque, servirà una rimodulazione delle aliquote fiscali, oltre all’annunciato rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale e ad altre forme di sostegno agli imprenditori.
Politicamente, Meloni — che secondo alcune fonti avrebbe fatto rientro in queste ore nella capitale e deciderà a breve se convocare un consiglio dei ministri tra il 28 e il 29 agosto — pare decisa a tradurre in azioni questa impostazione. E non sembra preoccupata di deludere Salvini, anche a costo di aprire un conflitto sulle pensioni. L’autunno, come detto, si annuncia frizzante.