GIURI’ GIURELLO! - PER UN’ORA DAVANTI AL GIURÌ D’ONORE, GIORGIA MELONI S’E’ ARRAMPICATA SUGLI SPECCHI PER NON AMMETTERE DI AVER DETTO UNA CAZZATA - LA PREMIER, IL 13 DICEMBRE SCORSO, MOSTRÒ IN PARLAMENTO IL FAX, INVIATO DA LUIGI DI MAIO, IN CUI SI DAVA L’AUTORIZZAZIONE A FIRMARE ALL’EUROSUMMIT L’ACCORDO SULLE MODIFICHE AL MES: IN QUELL’OCCASIONE SOSTENNE CHE CONTE AVEVA SIGLATO QUEL PATTO “IL GIORNO DOPO LE DIMISSIONI DEL GOVERNO, QUANDO ERA IN CARICA SOLO PER GLI AFFARI CORRENTI”. MA DATE ALLA MANO LA SUA AFFERMAZIONE E’ SBAGLIATA…
-Estratto dell’articolo di Federico Capurso per www.lastampa.it
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si presenta a mezzogiorno nella sala della Biblioteca del presidente della Camera. È stata portata di fronte al Giurì d’onore dal leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. L’ex premier sostiene infatti che Meloni abbia detto il falso quando il 13 dicembre scorso mostrò in Aula il fax, inviato da Luigi Di Maio, in cui si dava l’autorizzazione a firmare all’Eurosummit l’accordo sulle modifiche al Mes, sostenendo che Conte aveva siglato quel patto «il giorno dopo le dimissioni del governo, quando era in carica solo per gli affari correnti».
Meloni, dopo aver salutato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, di Forza Italia, che presiede il Giurì, e poi uno ad uno gli altri membri della commissione, dispone di fronte a sé alcuni foglietti di appunti, con una calligrafia molto piccola e ordinatissima. Deve provare a spiegare una frase che, date alla mano, appare innegabilmente falsa, perché il giorno in cui venne spedito quel fax il governo era in crisi, certo, ma non ancora dimissionario.
Parlerà per un’ora, rispondendo alle domande della commissione, e sarà netta, spiegando il suo punto di vista: «Il governo non aveva più un mandato parlamentare - questo il senso del ragionamento – perché la crisi si era già aperta con il ritiro dei ministri di Italia viva ed era venuto meno, quindi, il mandato fiduciario della maggioranza parlamentare su cui avrebbe dovuto poggiare la firma italiana sulla riforma del Mes».
Viene obiettato che quella risoluzione del dicembre 2020 dava il mandato a firmare in Europa un accordo che sarebbe poi comunque dovuto passare dal voto del Parlamento italiano. Ma quelle modifiche al Meccanismo europeo di stabilità, sottolinea la premier, erano «uno degli argomenti su cui si era aperta la crisi di governo».
E a supporto di questa tesi, ha portato le dichiarazioni degli allora ministri di Italia viva, Teresa Bellanova, Elena Bonetti, e del leader Renzi, con cui evidenziavano come il Mes fosse «un elemento centrale» nelle divisioni che avevano portato alla crisi del governo.
Non c’era, quindi, in Parlamento una maggioranza che avrebbe potuto portare in Aula quell’accordo, pur avendolo firmato. In altre parole, si firmava sapendo che si sarebbero eventualmente scaricate le responsabilità di quella firma sul successivo governo. Da qui, spiega Meloni […] nasce l’accusa a Conte di aver firmato «con il favore delle tenebre».
I Commissari del Giurì […] dovranno quindi lavorare per emettere un verdetto, entro il 9 dicembre, con cui si deciderà esclusivamente se le affermazioni della premier in Aula sono fondate o meno, senza altre conseguenze. […].