GIUSEPPE CONTE, UN UOMO SOLO ALLO SBANDO – "GIUSEPPI" E' UN "BANDOLERO STANCO" SEMPRE PIU' ISOLATO E SOTTO ASSEDIO NEL M5s. HA PERSO IL SUO "RASPUTIN" CASALINO, NON POTRA’ SODDISFARE LE RICHIESTE DI POSTI DEI SUOI FEDELISSIMI E VA VERSO LA DISFATTA ALLE AMMINISTRATIVE. PER QUESTO HA SCARICATO LA RAGGI E SI E’ MESSO A COLTIVARE IL RAPPORTO CON IL PD. SULLO SFONDO C’E’ LO SPETTRO DI MAIO CHE PUO’ SFILARGLI LA LEADERSHIP…
-JACOPO IACOBONI per lastampa.it
Rischia di essere ricordato, nonostante ogni sforzo contrario, come il momento più rivelatore della fase che sta attraversando Giuseppe Conte: il discorso di Finale Emilia. Come sapete, venerdì 10 settembre l’ex premier, parlando a una delle feste dell’Unità che sta visitando in questo tour al nord, si è lasciato andare a un commento di straordinaria sincerità:
«Questo è un impegno stressantissimo, una faticaccia enorme, non credo che la potrò reggere anche fisicamente a lungo. E quindi faremo in modo che ci sia qualcuno più bravo di me, quando sarà il momento». La Stampa è in grado di raccontare cosa c’è dietro questa frase, che potrebbe essere un semplice sfogo o – secondo altre fonti nel Movimento – l’indicatore molto preciso di un malessere realmente esistente: la solitudine dell’avvocato dentro il suo stesso partito.
Gli elementi di questa «solitudine» sono più d’uno. Fin dall’inizio della sua scalata alla leadership del M5S, Conte ha avuto alcuni sostenitori assai esposti nel Movimento – Paola Taverna, Stefano Patuanelli, Giancarlo Cancelleri, ma anche parlamentari influenti come il vicecapogruppo Riccardo Ricciardi, o la deputata Alessandra Majorino. Persone che gli hanno dato sostegno anche quando la sua leadership appariva contrastata dall’appeal esercitato da Luigi Di Maio presso molti grillini, specialmente alla Camera, e dai modi suadenti di Roberto Fico.
Adesso però, con l’avvicinarsi delle prime nomine interne dell’avvocato del popolo, un po’ tutti nel M5S si aspettato il giusto guiderdone politico. C’è in ballo innanzitutto una segreteria, in cui Conte potrà collocare una decina di loro, ma non di più (forse meno). Ci sono in ballo ritocchi nei capigruppo parlamentari. Ci sono candidature in regioni importanti (per esempio la Sicilia: cosa succederebbe se Conte non si spendesse per Cancelleri presidente?).
Ognuno di questi passaggi rappresenta una mina e una potenziale fila davanti alla porta dell’avvocato del popolo: dieci persone al massimo saranno contente, e duecento recrimineranno. Ci sono poi le prospettive di essere ricollocati nelle liste future, oppure no: sapendo che sulle liste Conte ascolta in modo particolare due figure che stima da tempo, Guido Alpa e l’ambasciatore Piero Benassi, in tanti grillini ormai temono (complice anche la riduzione dei parlamentari) di non essere ricandidati. I posti per le riconferme sono quindici, non uno di più. In questo quadro, alcuni dei parlamentari (non solo alcuni dei calabresi) non stanno restituendo al partito, alle scadenze previste, i 2500 euro mensili previsti dal nuovo Statuto contiano. Altri tentennano.
C’è poi la campagna elettorale per le amministrative. Conte viene sempre più percepito, nel Movimento, come l’attore di una campagna d’immagine personale, più che una campagna elettorale tradizionale in favore dei candidati del Movimento. In molti posti l’ex premier non è andato, com’è umano costretto a declinare tanti inviti da grillini sul territorio: ma lasciando l’amaro in bocca a tanti candidati.
Quando è andato, a volte ha messo le mani avanti in modo non entusiasmante – per tanti big del Movimento - sull’esito del voto. «Questa tornata amministrativa non può essere significativa per il nuovo corso del M5S. Mi sono trovato con le liste già pronte, le ho sottoscritte», ha detto Conte in tv, prima di partire per l’Emilia. E’ parsa una sconfessione palese di Raggi, ma anche dell’assetto che si è creato a Torino: con la rottura tra M5S e Pd. Come se Conte avesse più a cuore il suo rapporto con il Pd che la cura dei bisogni del mondo e del ceto politico grillino.
C’è poi una questione di staff. L’ex premier, uscito da Palazzo Chigi, non ha più il sostegno di persone fisse. Il suo portavoce è adesso convogliato ai gruppi, con ha spiegato Conte stesso a Ceglie Messapica, a fine agosto, a chi glielo chiedeva: «Casalino è stato assunto alla Camera e al Senato e è responsabile per le tv, quindi ha un compito molto più gravoso, perché ora lavora non più per un singolo, ma per i gruppi parlamentari del M5S».
La brava Mariachiara Ricciuti, forse la preferita dall’ex premier, ha bisogno in questa fase di più tempo per felici vicende personali. E così Conte viene accompagnato ora da uno ora da un altro membro della comunicazione (nell’ultima fase da Dario Adamo, proveniente però dai social). Qualcuno teme che l’avvocato venga deliberatamente mandato allo sbaraglio: sicuramente una cattiveria messa in giro dai suoi avversari. Di sicuro però è in un momento in cui è più vulnerabile che mai politicamente.
Certo, un centinaio di parlamentari appaiono molto attivi nell’appoggiare e rilanciare le sue iniziative e mettere like sui social: sono in campo due società di comunicazione digital esterne, che tengono alto questo “likificio” contiano. Pratica in cui certo anche altri leader politici sono impegnati, ma rende difficile al dunque distinguere il consenso reale da quello fantasmatico e presunto.