GLIEL'ABBIAMO MES IN QUEL POSTO MA ALL’EUROPA NON PIACE - A BRUXELLES NON HANNO DIGERITO IL NO AL MES DELL’ITALIA - ANCHE PERCHE’, COSI’ FACENDO, ROMA HA BLOCCATO UN MECCANISMO PIU’ GRANDE: IL COSIDDETTO SISTEMA DI BACKSTOP BANCARIO (CHE AVREBBE DOVUTO PARTIRE GRAZIE ALLA RATIFICA) ACCOMPAGNAVA IL FONDO UNICO DI RISOLUZIONE BANCARIA, CHE È UNO DEI PUNTELLI DELL'ARCHITETTURA DELL'UNIONE BANCARIA - NELL'UE SPERANO CHE L'ITALIA FACCIA DIETROFRONT SUL MES MA PRIMA DELLE EUROPEE NON SE NE PARLA - E DOPO LA TASSA SULLE BANCHE E LA RIFORMA DEL MERCATO DEI CAPITALI, LA FINANZA INTERNAZIONALE GUARDA AL GOVERNO MELONI CON SCETTICISMO...
-Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”
Immaginate di dovervi sedere davanti a diciannove colleghi che per mesi hanno atteso un vostro sì ad una decisione importante, di quelle che o c'è l'unanimità o niente. Immaginate che quel sì non dipendesse da voi, ma vi tocchi l'onere di spiegare che quel sì non c'è e non è chiaro se mai ci sarà. Cosa dirà Giancarlo Giorgetti agli altri ministri dell'Eurogruppo, è facile pronosticarlo: «Purtroppo una maggioranza parlamentare per la ratifica del Trattato non è stata raggiunta».
[…] Attorno al tavolo di Bruxelles, lunedì sera, il ministro del Tesoro dovrà spiegare le ragioni per cui l'Italia ha detto no a una riforma attesa da un decennio. Voleva essere la risposta alla crisi che nel 2011 per poco non mandò a gambe all'aria l'Italia e la moneta unica. Ma così ha voluto il Parlamento sovrano […] Il problema è che quel no a Bruxelles non l'hanno ancora metabolizzato. […] Senza il sì italiano il paracadute comune contro le crisi bancarie non può essere aperto, e il fondo salva-Stati (meglio noto come Mes) ora è nel limbo.
«Un Mes a 19 è impensabile», spiegava ieri una fonte comunitaria. Ci vorrebbe «un piano B», ma la verità è che un piano B ancora non c'è. A Bruxelles sperano semmai in una folgorazione sulla via di Damasco. […] Fonti di governo fanno sapere che non potrà essere un futuro così prossimo: «Un Trattato bocciato dal Parlamento non può essere ripresentato prima di sei mesi». Quei sei mesi scadranno più o meno a due settimane dalle elezioni europee, il momento perfetto per dare un calcio alla lattina di altri sei mesi e rinviare il negoziato alla nuova legislatura.
Il problema […] è che nel frattempo l'Italia ha picconato il mattoncino di una costruzione molto più grande. Il cosiddetto sistema di backstop bancario - quello che avrebbe dovuto partire grazie alla ratifica - accompagna il Fondo unico di risoluzione bancaria e il Fondo unico di risoluzione è uno dei puntelli dell'architettura dell'Unione bancaria. Ecco perché - così spiega la fonte comunitaria - «è impensabile che il backstop possa essere fornito da un sottoinsieme più piccolo. Non penso sarà in cima alla lista delle opzioni».
Insomma, il piano A è fallito. «La domanda ora è se ci atterremo al piano A o se prepareremo un piano B. Siamo delusi ma non c'è motivo di allarmarsi. Non è successo nulla di drammatico», perché le banche europee «godono di buona salute», chiosa la fonte. Giorgetti ha detto più volte che le banche italiane stanno benissimo, e in effetti i numeri oggi dicono questo. Ciò che la storia insegna e il ministro leghista non dice è che le cose possono sempre cambiare. […]
il governo Meloni ha fretta di far dimenticare agli investitori l'accidente del Mes e di pensare ai problemi che verranno. L'Europa quest'anno non sarà foriera di grandi guai. A maggio la Commissione europea presenterà le previsioni economiche, a giugno - solo dopo le Europee - l'Italia finirà in procedura di infrazione (con almeno altri otto Paesi) per il deficit sopra il 3%. Ma il combinato disposto delle elezioni, la debolezza politica della Commissione uscente e il periodo transitorio che ci porterà al nuovo Patto di stabilità (nel 2025) eviteranno la richiesta di manovra correttiva. Chi starà tutto l'anno con gli occhi apertissimi sono gli investitori.
Dopo l'iniziale luna di miele, la finanza internazionale ha rivisto il giudizio al ribasso a causa di due scelte giudicate sbagliatissime: la tassa sulle banche (saggiamente tramutata in accantonamenti obbligatori) e la legge di riforma del mercato dei capitali, criticata per alcune norme valutate troppo favorevoli ai desiderata di un pezzetto del capitalismo italiano.
Per discutere di tutto questo e metterci una pietra sopra, la settimana prossima Giorgetti sarà a Bruxelles con i vestiti pesanti in valigia: dalla capitale belga si sposterà nel Cantone dei Grigioni per il World Economic Forum di Davos […] Giorgetti (alla sua prima al summit) quest'anno sarà per due giorni l'unico ministro a nome del governo Meloni a Davos. […] con lui ci sarà l'ex manager di Intesa Sanpaolo Marcello Sala, oggi responsabile del dipartimento del Tesoro che sovrintende all'universo delle partecipate dello Stato. […]