GONG! TRA MELONI E SALVINI E’ GUERRA TOTALE IL CAPITONE CEDE LA SARDEGNA PER NON SPACCARE IL CENTRODESTRA MA LA DUCETTA PUNTA A UNA GRANDE REGIONE DEL NORD AMMINISTRATA DAL CARROCCIO, VENETO O LOMBARDIA - LOLLOBRIGIDA: “SOLINAS NON HA GOVERNATO NEMMENO MALE MA PENSIAMO CHE TRUZZU POSSA GOVERNARE MEGLIO...”

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Estratto dell'articolo di Paolo Bracalini per il Giornale

 

Alla fine Salvini ha scelto di non alzare i toni e, senza ufficializzarlo, è pronto ad accettare il sacrificio del governatore uscente, per non spaccare il centrodestra. Il vicepremier considera un errore non ricandidare gli uscenti, «occorre rispetto reciproco e soprattutto non si possono penalizzare i territori», ha detto ai suoi.

 

MELONI VS SALVINI

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

meloni lollobrigida

È alla buvette. Veste di blu. Francesco Lollobrigida vuole parlare. Lanciare segnali. Alla Lega, innanzitutto. Devono accettare la realtà, sostiene. Un riequilibrio nella maggioranza. In una parola, sussurrata: «La matematica…».

 

Per certificarla, sblocca l’Iphone. Cerca tra le foto una mappa a colori d’Italia. La allarga. «Ecco qui»: verde per le regioni guidate dalla Lega, azzurra per Forza Italia, il giallo a Fratelli d’Italia. «Questa cartina è emblematica dei rapporti di forza. E fa vedere la generosità di FdI…».

 

Il ministro prende fiato: «Noi abbiamo tre regioni. Salvini ha queste… ». Le inizia a contare, anzi: somma gli abitanti che vivono sotto una Presidenza leghista. Sempre con calma, a dimostrare l’enormità dello squilibrio: «Dieci più cinque più due... in tutto diciassette milioni per la Lega. Forza Italia sono… vediamo… tredici milioni e mezzo. Noi otto… Niente di strano, insomma: non stiamo chiedendo l’impossibile».

fotomontaggio francesco lollobrigida 4

 

Da settimane, Palazzo Chigi sembra mirare al bersaglio grosso: una grande regione del Nord amministrata dal Carroccio, Veneto o Lombardia. È questo l’obiettivo, ministro? «Non lo so, quando si voterà si deciderà». Non si può che partire però dalla Sardegna, il primo scalpo che Fratelli d’Italia pretende a danno della Lega. La sostituzione dell’uscente Christian Solinas, il nome meloniano è Paolo Truzzu.

 

«Solinas non ha governato nemmeno male — taglia corto — ma pensiamo che il nostro possa governare meglio». Chirurgico, essenziale. «A parte il nodo Sardegna, però, non mi pare ci siano stati altri comuni in cui abbiamo avuto problemi ». […] «Sono ottimista, si troverà un accordo».

 

fotomontaggio francesco lollobrigida 3

Né lo preoccupano le angosce di FI, che pretende la riconferma del governatore della Basilicata Vito Bardi. «Lo difende Tajani? Io sono sempre d’accordo con i vicepremier». I due vice in realtà litigano tra loro, il segretario del Carroccio ha appena attaccato il ministro degli Esteri perché non è interessato a un rapporto con Marine Le Pen: «Ah, quella cosa… Salvini parlasse con Tajani. Noi non siamo mai usciti su ‘sta roba».

 

[…] Per Lollobrigida, aprire una riflessione su questo terreno non può che favorire i meloniani. Andrea Crippa, che di Salvini è clava politica, ha ricordato che meglio sarebbe salvaguardare i governatori uscenti, altrimenti tutto torna in discussione: anche gli incarichi dell’esecutivo? «Non credo che Crippa si occupi anche di governo».

 

In realtà, ha detto proprio questo: tutto in discussione, dopo le Europee. «Noi siamo sempre pronti a discutere di tutto». Pausa, consapevolezza di una frase che può significare rimpasto: «Ma nessuno vuole discutere di niente. Non abbiamo discusso la Sicilia, un anno fa». Citazione pesante: allora FdI accettò di passare il timone dell’Isola a FI. Come a dire: adesso può toccare agli alleati cedere il passo.

crippa salvini

 

[…] parlare del Pd lo porta a ragionare della segretaria Elly Schlein. Della sua possibile candidatura alle Europee. E di quella di Meloni, che il ministro auspica. «Schlein si dovrebbe candidare. Aveva fatto un bel risultato l’altra volta ». Sarebbe un fattore positivo per la competizione? Annuisce. «Sarebbe buono che si candidassero i tre leader». E dunque: la premier, la segretaria Pd e chi più? «Conte».

 

Ci sarebbe anche un quarto: Matteo Salvini. Che però ha declinato spiegando di avere già tanto da fare al governo e come vicepremier. In realtà, nel 2019 era vicepremier e ministro, si candidò e toccò vette altissime di consenso: «Non me lo ricordavo… Capolista ovunque, sì. Per questo prese il 38%». Era il 34,3%, ma fa poca differenza: i prossimi mesi saranno caldissimi.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA - FOTOMONTAGGIO
andrea crippa salvini
matteo salvini andrea crippa