GOVERNO BALNEARE – ALLA FINE PALAZZO CHIGI CEDERÀ ALL'UE SULLE CONCESSIONI DEI BALNEARI E FARA’ PARTIRE LE GARE – BRUXELLES RESPINGE L'ULTIMA BOZZA DEL CENTRODESTRA SUL RINVIO DEI BANDI FINO AL 2029 – A SPINGERE PER EVITARE UN NUOVO SCONTRO CON BRUXELLES È RAFFAELE FITTO, CANDIDATO ITALIANO COME COMMISSARIO EUROPEO – I VELENI NEL CENTRODESTRA: “FITTO È DIVENTATO IL PIÙ EUROPEISTA DEGLI EUROPEISTI, CREDE PIÙ LUI NELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN DEL SIGNOR BOLKESTEIN IN PERSONA” – L'IPOTESI DI INDENNIZZI PER CHI PERDE LA CONCESSIONE
-Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”
«Con la minaccia del deferimento alla Corte di Giustizia, sui balneari l'Europa ha il coltello dalla parte del manico». È il ragionamento che il ministro Raffaele Fitto ha ripetuto negli ultimi giorni, prima della pausa estiva, durante alcuni incontri a Palazzo Chigi.
Il titolare degli Affari europei con delega al Pnrr preferirebbe trattare con Bruxelles sulle modalità con cui far partire le gare, invece che proporre altre proroghe, racconta una fonte. Anche perché sarà lui a condurre la trattativa finale con le autorità comunitarie, il che lo mette in una situazione delicata visto che è anche il candidato italiano a diventare commissario europeo.
Nessuno a Palazzo Chigi vuole che la partita dei balneari e le richieste dell'Italia, considerate all'estero un ostacolo alla concorrenza, possano pregiudicare il futuro incarico di Fitto. Perciò, dagli uffici della presidenza del Consiglio è partito il diktat ai parlamentari di maggioranza di «tenere basse» le dichiarazioni contro l'Europa sulla questione dei balneari.
«Fitto è diventato il più europeista degli europeisti, crede più lui nella direttiva Bolkestein del signor Bolkestein in persona», sibila malignamente un deputato del centrodestra. Sta di fatto che la bozza fatta uscire ad arte in questi giorni dai parlamentari della maggioranza vicini ai balneari sembra già lettera morta.
Quel provvedimento, per quanto sia stato discusso anche in alcuni incontri a Palazzo Chigi, prevede la proroga fino al 31 dicembre 2027 delle concessioni nelle aree in cui la superficie ancora concedibile risulta essere inferiore al 25%. E addirittura fino alla fine del 2029 se ci sono spazi liberi da mettere a concessione per una quota superiore al 25%.
Alla base di questo provvedimento c'è l'idea della "non scarsità del bene", perlomeno in alcune zone dell'Italia. È il vecchio cavallo di battaglia del centrodestra, portato avanti in passato dalla stessa Giorgia Meloni: prorogare le concessioni in quelle aree dove sono presenti tratti di costa non occupati, e allo stesso tempo procedere alle gare dove non ci sono più porzioni libere di spiaggia.
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La mappatura venne respinta da Bruxelles che notò come nel 67% "libero" fossero comprese rocce e posti inaccessibili. L'Italia ha promesso un aggiornamento del documento, ma i segnali che arrivano fanno capire che con questi presupposti, le autorità europee non potranno che bocciare la proposta italiana e procedere con il deferimento alla Corte di Giustizia.
Anche l'Antitrust, in una segnalazione inviata a Comuni e Regioni, chiede la fine dei rinnovi automatici che violano la concorrenza, e di accelerare le procedure selettive, addirittura per assegnare le concessioni già entro dicembre 2024. Palazzo Chigi spera di avere tempo fino al 2025.
[…] Il realismo di Fitto si può tradurre così: pensiamo a portare a casa gli indennizzi per chi perde la concessione. Da questo punto di vista si possono recuperare le regole messe a punto da Mario Draghi, che aveva previsto una sorta di rimborso all'imprenditore che perde la concessione, da calcolare sugli investimenti fatti nel tempo. Rispetto al provvedimento di Draghi, che a suo tempo fu bocciato dal centrodestra, è però intervenuta una sentenza della Corte Ue, secondo cui "le opere non amovibili" costruite sulle spiagge possono essere espropriate dallo Stato alla scadenza della concessione.
Gli indennizzi potrebbero essere pagati dai nuovi concessionari e determinati da una perizia asseverata, e si sta valutando un diritto di prelazione per i concessionari uscenti a parità di offerta, o in assenza di manifestazioni di interesse.
Per quanto riguarda le graduatorie, si potrebbe concedere un punteggio aggiuntivo a chi ha un'esperienza alle spalle e ha assunto personale negli stabilimenti. Con l'ipotesi delle proroghe pluriennali definitivamente fuori dal tavolo, il governo ritiene di far valere quanto scritto nel documento trasmesso a Bruxelles all'inizio del 2024, ovvero la presenza di «ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2024», facendo slittare il termine di scadenza delle concessioni «non oltre il 31 dicembre 2025».