GRASSO, CACCIA LI SORDI! - BONIFAZI DENUNCIA: "IL PRESIDENTE DEL SENATO E' MOROSO, DEVE AL PD 82 MILA EURO" - IL TESORIERE DEL NAZARENO GLI RICORDA DI AVER GUADAGNATO PIU’ DI MATTARELLA VISTO CHE SOLO DAL 2018 ARRIVERA’ IL TETTO A 240 MILA EURO - I FUORIUSCITI DEM DEVONO AL PARTITO PIU’ DI 400 MILA EURO DI CONTRIBUTI NON VERSATI - TESTO INTEGRALE DELLA PESANTISSIMA LETTERA INVIATA A GRASSO
-Silvio Buzzanca per la Repubblica
Di che cosa stiamo parlando Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito democratico, scrive al presidente del Senato chiedendogli di versare 83 mila euro. Il motivo? Piero Grasso, iscritto al gruppo del Pd a Palazzo Madama fino alla fine di ottobre di quest' anno, non avrebbe mai dato, negli ultimi cinque anni, la quota di 1500 euro mensili con cui tutti i parlamentari, in base a una regola interna, contribuiscono alle finanze del partito.
C' è posta per Piero Grasso. E non sono i classici auguri di Buone Feste. Perché il mittente è Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito democratico che vuole dal presidente del Senato, in quanto iscritto al gruppo dem a Palazzo Madama fino al 27 ottobre scorso, 83.250 euro. Somma che si è accumulata perché il presidente del Senato Grasso non ha mai versato i 1.500 euro mensili che tutti i parlamentari democratici dovrebbero fare arrivare nella casse del partito.
Compito ingrato quello del tesoriere Bonifazi che non vuole apparire «un insopportabile esattore » , ma invia una mail, in possesso di Repubblica, a Grasso. Dove si legge: «È cosa spiacevole dovere insistere » , ma « sono tante le ragioni che dovrebbero spingerti a onorare questo impegno: non esiste nessun motivo giuridico, politico o di opportunità per non pagare».
Ancora Bonifazi: «Scriverti mi resta davvero difficile, ma la questione non posso né eluderla ne rinviarla ulteriormente » . E il tesoriere entra nel merito: « Mi riferisco alla quota da te dovuta al partito in ragione della tua elezione al Senato tra le file del Pd. Capisco che trattasi di somma ingente, poco più di ottantamila euro, ma non così esosa da non poter essere onorata».
Il tesoriere si toglie così un primo sassolino dalla scarpa. In pratica ricorda a Grasso che è stato il Pd ad eleggerlo e a metterlo sullo scranno di seconda carica dello Stato. Ma Bonifazi scaglia al leader di Liberi e Uguali una seconda frecciata mica da poco: «Peraltro - scrive - ho letto proprio in questi giorni che non hai neanche il problema del tetto dei 240 mila euro». Il riferimento è alle recenti polemiche relative al fatto che il presidente del Senato non avrebbe applicato a sé stesso la soglia dei 240 mila euro annui imposta ai dipendenti di Camera e Senato. Soglia comunque destinata a scomparire il primo gennaio.
A dire il vero è la seconda volta che Bonifazi scrive a Grasso battendo cassa. Lo aveva fatto già il 4 dicembre e in risposta aveva ricevuto da Grasso solo un enigmatico sorriso. Adesso però torna alla carica e mette in bella copia i motivi per cui il presidente del Senato dovrebbe pagare. Il primo è che i soldi recuperati - Grasso non è il solo moroso dovranno servire a costituire il fondo per i 180 dipendenti del Pd in cassa integrazione: « Mi sembra giusto che tu dia il buon esempio per i lavoratori in difficoltà », scrive Bonifazi.
Il secondo motivo è riferito proprio ai " morosi": avrebbero quasi tutti pagato al Pd ciò che dovevano. E qui Bonifazi utilizza Grasso come testa di ponte per ricordar ai fuoriusciti di Mdp che dovrebbero al loro vecchio partito circa 400 mila euro. È questo il terzo motivo per cui Grasso dovrebbe pagare: «Se lo fai, il tuo gesto spingerebbe tutti gli altri deputati e senatori transitati dal Pd in Mdp a onorare i propri impegni».
Sul punto è noto però che Pierluigi Bersani, Enrico Rossi e Guglielmo Epifani hanno versato tutte le quote nel momento in cui hanno lasciato il Pd. Infine, l' arma finale. L' appello al senso di legalità di Grasso e alla sua « sensibilità giuridica » . Con Bonifazi che ricorda all' ex magistrato che il suo obbligo nasce dalla Statuto del Pd, dal Regolamento finanziario e dal Codice Etico dei dem.
LETTERA DI BONIFAZI A GRASSO
Carissimo Presidente,
sono Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito Democratico.
Scriverti mi resta davvero difficile, ma la questione non posso né eluderla né rinviarla ulteriormente e ciò in ragione del difficile ufficio che, pro tempore, mi trovo ad occupare.
Naturalmente, la questione a cui mi riferisco è quella della quota da te dovuta al partito in ragione della tua elezione al Senato della Repubblica tra le fila del PD. Capisco che trattasi di una cifra ingente, poco più di ottantamila euro, ma non così esosa da non poter essere onorata. Peraltro, ho letto proprio in questi giorni che non hai neanche il problema del tetto dei 240 mila euro.
Cerco di offrirti tre argomenti in base ai quali troverai doveroso pagare:
- Il primo e anche il più importante, è che tali denari non serviranno all’attività politica del PD ma, come accordato in sede di trattativa sindacale, a costituire un fondo dedicato ai dipendenti del partito in cassa integrazione. Mi sembra giusto, anzi doveroso, che tu dia il buon esempio per i lavoratori in difficoltà.
- il secondo è che lo hanno fatto praticamente tutti gli eletti nel PD e anche quelli che erano in ritardo stanno ponendovi rimedio a seguito della lettera che sono stato costretto ad inviare nei giorni precedenti;
- Il terzo è che, se tu decidessi di pagare, il tuo gesto spingerebbe tutti gli altri deputati e senatori transitati dal PD in MDP ad onorare i propri impegni, che cumulativamente ammontano a quasi mezzo milione di euro (resta inteso che la mia richiesta si ferma a far data dalla vostra fuoriuscita dal gruppo del PD, e non oltre).
Infine, solo perché conosco la tua sensibilità giuridica - e per non apparire come un insopportabile esattore - ti ricordo che l’obbligo alla contribuzione al PD prende le mosse da precisi obblighi giuridici previsti dallo Statuto all'art. 22, comma 2, ("Gli eletti hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito versando alla tesoreria una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta (...)”, nonché all'art. 7, comma 1, del Regolamento Finanziario, ma sopratutto dal Codice Etico del PD.
In sostanza, Presidente, sono davvero tante ed oggettive le ragioni che dovrebbero spingerti ad onorare questo impegno e - credimi - per me dover insistere è davvero una cosa spiacevole. Di contro, pur volendoti guardare con benevolenza, non sussiste neppure una ragione per cui tu non debba versare tali somme, né giuridica, né politica, né di opportunità.
Un caro saluto,
Francesco Bonifazi