UN GRIGIORE GENTILE, ANZI GENTILONI - MERLO: “GENTILONI HA CANCELLATO I MODI DI RENZI CHE SONO STATI L’IMPRENDIBILE SOSTANZA CHE DAVA SENSO POLITICO A TUTTI QUEI NOMINOGLI (NE CONTAMMO 35) DA BOY A RENZUSCONI, DA EBETINO A PITTIBIMBO, DA BOMBA A 'RENZIE', CHE SEMPRE IN ITALIA SONO LA STORIA DI UNA LEADERSHIP”
Francesco Merlo per “la Repubblica”
Questo dice: giusto e necessario. Lo scorso anno, e ancora l' anno prima, quello diceva: epocale e gigantesco . Ma non sono cambiati solo gli aggettivi, che non sono più superlativi. Qui sono cambiati il colore, il calore e il tempo della musica che non è più la furia del rock di provincia, ma è la lentezza sapiente dell' esecuzione da camera. Gentiloni non va mai in crescendo, ma è costante e timido come l' Adagio di Albinoni.
E anche quando - un' unica volta in tutta la conferenza stampa - si concede la mezza battuta, augurandosi che Matteo non stia a guardarci ma stia invece riposando, lo fa con un mezzo sorriso dolente. E subito si capisce che il suo sarà il tempo delle mezze stagioni e delle mille sfumature di grigio, che è il colore dello smog, ma è anche il colore dell' acciaio inossidabile: io non faccio di mestiere il giudice, ho un' altra formazione ha risposto a chi gli chiedeva una presa di distanza dal sottosegretario Lotti, che è indagato.
Ecco: il grigio di Gentiloni è smog che confonde o acciaio che offende? Ha detto ancora: La stabilita non può bloccare la democrazia , ma poi: Completare le riforme serve a ricucire il paese lacerato . Il suo grigio è il colore del tirare a campare o è quello della tempesta di Jünger?
Il presidente dei giornalisti Enzo Iacopino, che ne ha viste tante, si è complimentato con lui perché Gentiloni ha risposto a tutte le domande, ben 33, un record!, ma è stata una pioggerella lenta e monotona, senza mai quel rombo di tuono che annunzia il temporale che pulisce e che rinfresca.
Il collo proteso in avanti, la schiena un po' curva, i gesti parsimoniosi come se cercasse di reprimere in sé il proprio essere, raramente ha pronunziato la parola io, forse tre volte, ma sempre per ribadire il noi: io penso che noi abbiamo fatto un' ottimo lavoro. E poi per liberare Renzi dal ruolo di burattinaio: Ci si può non credere, ma sono stato io a chiedere a Maria Elena di accettare il lavoro di sottosegretario .
A guardarlo circondato dai giornalisti - dodici giorni di governo e già una conferenza di fine anno - in questo tradizionale ma paradossale incontro, che per sua natura non è una cerimonia renziana, Gentiloni si rivela come una restaurazione, l' eterno ritorno dell' antico, il futuro dietro le spalle. Benché sia monocorde, con la "s" appena sibilante che forse il tempo gli ha corretto, e nonostante tenga gli occhi sempre bassi sugli appunti e non si esponga mai in favore di telecamera, si vede che questo presidente è nel suo ambiente.
E infatti quando, per difendersi dalle domande sulla durata e sulla natura del proprio governo, dice svolgo una funzione di servizio o ancora io mi sento in un ruolo innaturale , tornano in mente tutte le strambe parole con le quali venivano chiamati i governi stagionali e decantatori: governo fantoccio, balneare, istituzionale, di bandiera, di necessità, di salute pubblica, governicchio e ovviamente governo elettorale.
Dice Gentiloni con la stessa antica sapienza: cadono i governi che demeritano, cercherò di tenere il governo al riparo dalle dinamiche interne al Pd. Alla fine, proprio mentre ripete ostinatamente non siamo qui per cancellare il lavoro di Matteo, Gentiloni ne cancella i modi, che di Renzi sono stati l' imprendibile sostanza che dava senso politico a tutti quei nominogli (ne contammo 35) da Boy a Renzusconi, da Ebetino a Pittibimbo, da Bomba a 'Renzie', che sempre in Italia sono la storia di una leadership.
L' uso goliardico e sottomesso dei soprannomi (sono altri nomi diceva Pirandello) serve in Italia a catturare ogni nuovo capo, quel carisma che nel mondo è oggetto di studi scientifici e qui da noi di culto della personalità e di pernacchie altrettanto gregarie.
Gentiloni, che non ha soprannomi o meglio non riesce (ancora) ad averne nonostante lo indichino senza troppa fantasia come il fantasma, il verde, Paolo il freddo, rivendica continuità, ma la sua aria accigliata e corrugata è già rottura.
Promette fedeltà ma gli occhi, il portamento, i toni sono infedeli. La sua ossessione lo vela e lo svela: la squadra è la stessa e noi andiamo avanti con le riforme di Matteo e mai Renzi avrebbe dovuto dimettersi. Insomma, il tradimento è nello stile, nella forma che del renzismo è stata l'anima. E le risposte sono state 33 non per generosità ma, al contrario, per parsimonia.
Non c'è infatti la bulimia politica di cui Renzi - ricordate? - fece letteralamente l'elogio e che lo scorso anno lo costrinse a interrompere la conferenza stampa alla diciannovesima domanda, dopo un' interminabile tirata sul renzismo, un prolisso racconto su se stesso: vedo gli sbadigli della terza fila disse in un momento di resispiscenza.
Dunque il giubbotto che - disse Renzi alla conferenza di fine 2014 - non sono degno di portare è diventato l' abito grigio di Gentiloni. Come può esserci continuità tra il giubotto e l'abito grigio se il primo fu (ed è) esibito in opposizione all'altro? E infatti al di là delle intenzioni, ieri la velocità del giubbotto è stata seppellita dalla lentezza dell' abito grigio. Nell'idea renziana che il giubbotto sia l'addio a Gramsci e al tortellino di lotta e di governo, l' abito grigio è la resistenza allo sviluppo.
Al contrario nell'idea gentiloniana del grigio come estetica e morale dell' eleganza, del mistero dell' eminenza grigia che sta dietro le cose, del grigio come valore e come norma interiore, il fighettissmo rivendicato da Renzie, che per sentirsi "cool" dice "hey!", è la vita troppo frettolosa, il narcisismo vuoto, quella voglia matta di sbrigarsela che a volte produce il massimo della concentrazione, ma più spesso solo pressapochismo e spavalderia.
Gentiloni ha detto di ereditare la squadra che Renzi diceva invece di allenare come - ricordate? - Al Pacino, che è una specie di divintà del pop: non credo in Dio, credo in Al Pacino fu l' aforisma fulminante dell' attrice Valentina Lodovini. E ancora: possiamo farcela diceva continuamente Renzi, ed era il "We Can" di Obama (e di Veltroni), a sua volta figlio del We Can Work It Out dei Beatles.
Ebbene, al di là - ripeto - delle intezioni, per il pop-renzismo Gentiloni è un rinculare su Amedeo Nazzari: Al Pacino contro il mondo arcaico che ha vestito Gentiloni; il chiodo contro l' asfissia grigia della Rai, del sindacato, della scuola e anche di Lega Ambiente (che fu di Gentiloni); il giubbotto contro il grigio dei gufi; Al Pacino contro le caverne ideologiche.
E invece, nel mondo di Gentiloni, che identifica il grigio con la discrezione dei contatti o meglio ancora con l' antropologia dell' essere discreto, dell' essere asettico, cordiale e cortese ma senza confidenza né tanto meno trasporto emotivo, il chiasso di Renzi è l' iperattivisamo nevrotico del provinciale in città, del burino stordito dal multiverso urbano della metropoli; è rispondere al telefonino con le mani sulla pizza, è parlare con la Merkel smanettando sullo smartphone.
Raccontava Italo Calvino: Quel giornale era scritto con espressioni sempre uguali, ripetute, grigie, con titoli che mettevano in rilievo il lato negativo delle cose. Anche il modo in cui il giornale era stato stampato era grigio, fitto fitto, monotono. E a me venne da pensare: toh, mi piace.
Attenti dunque a non sottovalutare il grigio e a non semplificare i concetti italiani di tradimento e di trasformismo. Prima di diventare arcivescovo di Canterbury e primate d' Inghilterra, Thomas Becket era il cancelliere di Enrico II, il suo uomo più fidato, il più fedele, il più amico. Ma il principio di necessità che regola la storia travolse tutto. Finì come è giusto e necessario direbbe Gentiloni. Ed Eliot ce lo raccontò in Assassinio nella cattedrale. La musica a Palazzo Chigi è cambiata: dal rock di provincia alla lenta esecuzione da camera Resta il dubbio sulla consistenza del nuovo corso: è il grigiore dello smog o quello dell' acciaio?