GRILLINI E GRILLETTI - IN COMMISSIONE FINANZE AL SENATO, IL M5S SI ASTIENE SUL TAGLIO DI IVA E ACCISE PER LA VENDITA DI ARMI A UN ALTRO PAESE UE - DOVEVA ESSERE RECEPITA UNA DIRETTIVA EUROPEA DEL 2019 E IL GOVERNO AVEVA ANCHE CHIESTO DI ACCELERARE DOPO L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA - L’INSOFFERENZA MAGGIORE ARRIVA DAGLI ALLEATI DEL PD: “LA SOLITA POSIZIONE IDEOLOGICA” - IN EFFETTI, L'ITALIA, PER LA COMPRAVENDITA DI ARMI E DI SERVIZI LEGATI ALLA DIFESA, NON FA PAGARE L'IVA DA TEMPO. LO PREVEDE UN'ALTRA DIRETTIVA EUROPEA, DEL 2006…

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GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

Federico Capurso per “la Stampa”

 

Non vuole proprio sentir parlare di armi, il Movimento 5 stelle. Soprattutto alla luce della crescita nei sondaggi registrata dopo le proteste del leader Giuseppe Conte sui tempi in cui raggiungere il 2% del Pil in investimenti per la Difesa. Così, i pentastellati tornano a spaccare la maggioranza al momento di un voto che riguarda gli armamenti italiani. Questa volta, il caso si apre in commissione Finanze, al Senato.

 

Deve essere recepita una direttiva europea del 2019 in cui si chiede agli Stati membri di tagliare l'Iva e le accise per la vendita alle forze armate di un altro Paese membro di materiale e di servizi «destinati alla realizzazione di un'attività dell'Ue nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune». Le forze di governo, cui si aggiungono Azione e FdI, votano a favore. Il Movimento, invece, si astiene, provocando nuove tensioni.

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

Il governo aveva chiesto di recepire la direttiva poco dopo l'invasione russa in Ucraina e questo aveva mosso le perplessità anche di altri partiti, negli scorsi giorni, vista la delicatezza del momento e il pericolo che l'ok alla direttiva venisse interpretato come una spinta al riarmo. Studiato il dossier, si sono convinti tutti, eccetto i Cinque stelle che tengono alto il muro: «Siamo favorevoli alla costruzione di una difesa comune europea, ma riteniamo inconcepibile un'esenzione Iva sulla compravendita di armi». Si sollevano proteste in commissione e i commenti, anche nei corridoi di palazzo Madama, prendono un tono aspro: «La solita posizione ideologica», pungono dal Pd. «Un distinguo utile solo alla loro campagna elettorale», chiosano anche da Fdi.

MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

 

In effetti, basterebbe leggere il testo del provvedimento per capire che l'Italia, per la compravendita di armi e di servizi legati alla Difesa, non fa pagare l'Iva da tempo. Lo prevede un'altra direttiva europea, del 2006, in cui si considerano esenti da Iva l'importazione e l'esportazione di materiale per le forze armate (ma anche «per il personale civile che lo accompagna e per i servizi di approvvigionamento mense») di ogni Stato europeo che sia membro della Nato.

 

enrico letta e giuseppe conte 2

In sostanza, possiamo vendere da anni, in Europa, armi esenti da Iva a tutti gli altri Stati membri, fatta eccezione per Austria, Cipro, Finlandia, Irlanda, Malta e Svezia. Come fanno notare fonti della Difesa, quindi, si sta solo «cercando di estendere queste agevolazioni ai pochi Stati europei che non fanno parte dell'Alleanza atlantica, uniformando il mercato interno».

 

Dal Movimento, che forse non era a conoscenza degli accordi Nato, né della precedente direttiva europea che li inseriva nella legislazione comune sull'Iva, sostengono di essersi astenuti perché non gli sono stati offerti «chiarimenti» dal governo. Volevano conoscere «finalità del provvedimento, eventuali elenchi di armi per l'agevolazione, il mancato gettito per le casse dello Stato ed eventuali fonti di copertura». Forse, però, si sono fermati alla parola «armi».

mario draghi giuseppe conteu