GRILLINI TORNANO GRULLINI - PER DIMOSTRARE DI ESSERE ANCORA DURI E PURI, I GRILLINI PROPONGONO DI ABOLIRE IL TITOLO DI “ONOREVOLE” PER DEPUTATI, SENATORI E CONSIGLIERI REGIONALI - E PER CHI SGARRA MULTE FINO A 6 MILA EURO


Carlo Bertini per “la Stampa”

 

beppe grillo casaleggio marcia perugia assisi

Che ai grillini non piacesse il termine onorevole si sapeva fin dall’inizio della loro avventura parlamentare, ma la multa fino a 6 mila euro per chi venisse scoperto a usare una sola volta questo termine così odiato è una novità.

 

O meglio, a dire il vero a proporre “divieto di onorevole” e sanzioni pecuniarie ci aveva già provato nel 2002 un drappello di deputati di an, udc, forza Italia, ds e rifondazione, tra cui Giuliano Pisapia, così come nel 2006 pure i leghisti. Ma ora i 5stelle passano all’attacco e se alle prossime elezioni dovessero conquistare la maggioranza, i commessi di Camera e Senato o i parcheggiatori dell’assemblea regionale siciliana potrebbero rischiare grosso se per abitudine o riflesso condizionato si lasciassero scappare la parola proibita nei pressi di un carabiniere.

roberta lombardi intervistata

 

«È abolita l’utilizzazione del titolo di onorevole riferito ai deputati, senatori, ai consiglieri regionali e provinciali, anche se cessati dalla carica», recita infatti la proposta di legge dei 5stelle depositata alla Camera. Che al comma 3 dell’unico articolo prevede pesanti conseguenze per chi dovesse sgarrare. «Il titolo onorevole è sostituito dall’appellativo di cittadino portavoce» e chiunque lo utilizzi è punito «con l’ammenda da euro 600 a euro 6000».

 

C’è da dire che nella presentazione della legge firmata da sei deputati tra cui Ciprini e Lombardi viene ben spiegato perché ormai siano maturi i tempi per sanzionare in solido chi si ostini a usare un attributo che «significa degno di stima e di rispetto»; e che andrebbe acquisito «a consuntivo e non a preventivo solo se l’eletto sia all’altezza agli occhi dei cittadini dell’attività parlamentare che ha posto in essere».

VITO CRIMI E ROBERTA LOMBARDI

 

In ogni caso, «il cambiamento della politica passa anche attraverso le parole» ed è giunto il momento di «ristabilire nella forma e nella sostanza un rapporto paritario tra eletti ed elettori». Sulla falsariga di quanto chiedevano tredici anni fa Ramponi, Pisapia e altri, contro quel termine che «accresce nella coscienza popolare un diffuso senso di distacco che si riassume nel ben noto fenomeno dello scollamento tra classe politica e paese reale».