Francesco Semprini per “la Stampa”
La revoca delle statuto speciale del Kashmir decisa dall'India rischia di minare gli sforzi degli Stati Unti di trovare un accordo con i talebani per la pacificazione dell' Afghanistan. È questo il timore che serpeggia in seno all' amministrazione Trump proprio quando il negoziato di Doha, in Qatar, tra l' inviato Usa Zalmay Khalilzad e gli emissari talebani, ha raggiunto un punto di svolta: i talebani si sarebbero in fatti impegnati a tagliare i legami con i gruppi jiadisti in cambio del ritiro delle truppe Usa.
Così i funzionari di Washington si sono recati d' urgenza a Islamabad e Nuova Delhi per accertarsi che il quadro regionale di sostegno all' accordo non venisse meno.
Il Pakistan svolge del resto un ruolo strategico imprescindibile al buon esito dell' intesa, e l' India uno di solido sostegno esterno. In questo quadro si inserisce la visita a Washington di luglio del primo ministro di Islamabad, Imran Khan, e del generale Qamara Bajwa, il potente capo dell' esercito nazionale.
L' obiettivo era mettere a punto una strategia volta a ottenere il cessate il fuoco da parte dei taleban, la cui cabina di regia si trova proprio in Pakistan. La visita della leadership di Islamabad alla Casa Bianca è stata però vista con forte disappunto dal primo ministro indiano Narendra Modi, che in seguito alle pressioni del partito di maggioranza, Bharatiya Janata Party (Bjp), ha optato per le maniere bellicose.
Da sempre il Bjp viene accusato dal Pakistan di promuove la superiorità della religione Hindu e la pulizia etnica in Kashmir, zona a maggioranza musulmana e negli scontri di ieri un giovane è morto annegato cadendo in un fiume per sfuggire alla polizia. La mossa di Nuova Delhi rischia così di far franare l' impianto negoziale messo in piedi da Washington. Dall' annuncio della cancellazione dell' autonomia dello Stato, l' intera valle è isolata dal resto del Paese, con tutte le comunicazioni sospese, tranne quelle satellitari, mentre un rigido coprifuoco paralizza da tre giorni la vita quotidiana.
Oltre cento tra esponenti di diversi partiti politici e attivisti kashmiri si trovano attualmente agli arresti. Il Pakistan ha così deciso di ridimensionare le relazioni diplomatiche con l' India e sospendere quelle commerciali. È inoltre pronto ad espellere l' inviato diplomatico indiano nel Paese e richiamare il suo ambasciatore a Delhi.
L'escalation delle tensioni spinge inoltre Islamabad a focalizzare l' attenzione delle proprie forze armate sul confine orientale, indebolendo la frontiera con l' Afghanistan. Potrebbe inoltre ripetersi una situazione come quella degli anni Novanta quando India e Pakistan fomentarono un conflitto per procura in Afghanistan che portò alla guerra civile. Oltre al rischio di un «effetto contagio» nel caso di una escalation bellica tra le due potenze nucleari, come è accaduto a febbraio con rispettivi raid aerei e colpi di artiglieria quotidiani nelle zone di confine.
«È come se Trump avesse dato l' impressione di volere chiudere un occhio su terrorismo e contesa del Kashmir in cambio di un aiuto da parte di Islamabad per tirare fuori gli Usa dal pantano dell' Afghanistan», spiega al Wall Street Journal C. Raja Mohan, direttore dell' Institute of South Asian Studies presso l' Università nazionale di Singapore. «E questo - conclude - ha capovolto l' equazione geostrategica regionale».