GUALTIERI OGGI E DOMANI – COME MAI NESSUNO PARLA DEI POTERI STRAORDINARI DI "SEQUESTRATION" ASSEGNATI AL MINISTRO DELL'ECONOMIA SUGLI 80 MILIARDI DI AUMENTO DI DEFICIT? POTRÀ RIORENTARE LA SPESA SENZA PASSARE DAL PARLAMENTO O DAL CDM. COSE MAI VISTE – LE STIME OCSE SULLA "GRANDE DIVERGENZA": PRIMA DELLA CRISI DEL 2008 IL REDDITO DELL’ITALIANO MEDIO VALEVA NOVE DECIMI DELL’EQUIVALENTE TEDESCO. ORA...
-Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Giorni fa in una conferenza riservata fra economisti e responsabili di politica economica, qualcuno ha mostrato una semplice immagine. Era un grafico, ma aveva l' aria di un fantasma che si aggira per l' Europa.
Rappresentava una stima dell' Ocse, l' organismo di Parigi, su come è cambiato e continua a cambiare il reddito medio per abitante in Italia, Francia, Spagna e Olanda rispetto a quello della Germania.
È l' immagine della Grande divergenza. La recessione di Covid-19 si sta rivelando l' acceleratore di una deriva che era in corso da un decennio, ma ora avanza a velocità tripla. Il reddito dell' italiano medio valeva nove decimi dell' equivalente tedesco all' innesco della crisi finanziaria globale dodici anni fa; dopo qualche anno di declino dell' Italia le proporzioni relative si erano poi stabilizzate da metà decennio, fino all' ultimo salto verso il basso adesso con la pandemia.
Oggi il reddito dell' italiano medio vale appena sette decimi del corrispettivo tedesco. Si può solo chiedersi cosa accadrebbe, se le tendenze degli ultimi dodici anni proseguissero nei prossimi dodici. Il reddito medio in Italia scenderebbe fino a valere non più della metà di quello tedesco.
La differenza fra gli abitanti dei due Paesi diventerebbe simile a quella che oggi separa gli italiani dagli ungheresi, o dai lettoni: economie con storie e categorie profondamente diverse, che tenere insieme solo grazie alla Banca centrale europea sarebbe sempre più difficile.
Quest' ombra sull' Europa è ciò che ha spinto ieri Angela Merkel a incalzare tutti i leader perché chiudano l' accordo sul Recovery Plan. La cancelliera tedesca sa che la Grande divergenza alla lunga diventerebbe una minaccia politica - non solo finanziaria - sull' intera area euro.
A maggior ragione perché non riguarda solo l' Italia. Sul reddito medio per abitante anche Francia e Spagna avevano già perso terreno sulla Germania dal 2008 e anche per loro il Covid sta accelerando tendenze ormai radicate. L' Ocse prevede che alla fine del 2021, a conti fatti, quella italiana sarà l' economia caduta di più e rimbalzata di meno in Europa.
Ma con Spagna e Francia forma il gruppo delle uniche democrazie avanzate dove quest' anno il reddito cade di oltre il 10%. Invece Austria, Olanda, Irlanda, Belgio e la Germania, per quanto colpite, stanno soffrendo visibilmente meno. È questa la deriva che Merkel ha fretta di arginare, prima di passare la mano al prossimo cancelliere tra un anno e mezzo.
Oggi si iniziano a notare anche nei dettagli i segni di una reazione diversa fra le due aree d' Europa. Dalle rilevazioni di Google sulla mobilità, al 17 giugno le persone erano tornate al lavoro più in Olanda, Danimarca e Germania che in Italia o Spagna. Erano tornate a flussi normale nei supermarket e nei negozi di alimentari più nel Nord Europa che in Italia o Spagna.
Non dipende da differenze sostanziali nelle misure prese dai diversi governi. La cittadinanza per ora risponde soprattutto in base alla fiducia che ha o non ha nel fatto che le autorità pubbliche sappiano gestire il ritorno alla normalità.
Quanto a questo le famiglie italiane vanno capite, se avvertono una differenza fra le parole e le azioni dei loro politici.
Le parole: una settimana di discussione sul un piano del governo per l' economia a Villa Pamphili.
Le azioni: all' articolo 4 del decreto 52 del 16 giugno si assegnano al ministro dell' Economia poteri straordinari - non annunciati, né discussi - di «sequestration» all' americana («variazione di bilancio e successiva riassegnazione») sull' intero ammontare degli 80 miliardi di euro degli aumenti di deficit in emergenza varati fino ad oggi nel 2020.
Roberto Gualtieri - un ministro dal massimo senso di responsabilità - potrà monitorare e riorientare la spesa senza passare né dal Parlamento né dal Consiglio dei ministri. È un potere senza precedenti in democrazia su somme tanto vaste, palesemente pensato per tamponare falle e rimediare ritardi nella macchina burocratica.
Nel frattempo avanza sottotraccia un confronto delicato sulle dimensioni di un ulteriore, inevitabile scostamento di bilancio: vanno trovati ancora molti miliardi in deficit per comuni, regioni, cassa integrazione e per rafforzare il fondo di garanzia delle piccole imprese.
Sono tutte spie che, per arginare la Grande divergenza, al governo non bastano più un «piano» e un buon metodo di lavoro: vanno convinti tanti gruppi d' interesse a rinunciare a prerogative proprie che frenano il resto del Paese e gonfiano i costi. Serve una sorta di disarmo collettivo degli interessi particolari.
La Corte dei conti dovrebbe rinunciare a un uso tanto ampio dell' abuso d' ufficio da impaurire i funzionari e paralizzare le loro decisioni. I comuni dovrebbero controllare meglio costi, funzioni e perdite delle loro partecipate. Magistrati e avvocati possono contribuire a una giustizia più rapida e digitale. I sindacati, aiutare gli statali a tornare in ufficio e le Regioni aiutare la scuola a ripartire il primo settembre. L' Italia è il campo di un conflitto fra poteri particolari e interesse generale. Se prosegue, la Grande divergenza non si fermerà.