Paola Zanca per il "Fatto quotidiano"
VINCENZO MARUCCIODa giorni, non riusciva a capire perché il suo telefono non funzionasse più. Riceveva le chiamate, ma quando provava a farne una, sentiva uno strano messaggio. Allora, il dipendente del gruppo Idv del Lazio, ha capito: "Ci dispiace - gli spiegava il gestore - stiamo disattivando le vostre utenze perchè le ultime due bollette non sono state pagate".
VINCENZO MARUCCIOEcco cosa succede negli uffici regionali del partito che fino a un mese fa sono stati amministrati da Vincenzo Maruccio. Per tutto il 2011 avevano le casse piene di "decine e anche centinaia di migliaia di euro". Adesso invece, inutile cercare, si è già raschiato il fondo. Basterebbe guardare quello che sta accadendo nelle stanze di via Vittoria Colonna per capire che, al di là della vicenda personale dell'ex segretario ed ex capogruppo, con questo arresto il partito di Antonio Di Pietro ha subìto "una mazzata enorme".
MARUCCIO DI PIETROSfrattati dalla sede (c'erano cinque mesi di affitto arretrati), senza più telefoni cellulari e con una ventina di collaboratori in attesa dello stipendio ormai da dopo l'estate. E poi ci sono i soldi già impegnati per manifesti ed affissioni, le tipografie che bussano alla porta. Racconta Carlo Costantini, commissario dell'Idv Lazio da quando Maruccio è finito sotto inchiesta, che appena è arrivato si è accorto che si viaggiava con "un tenore di vita superiore alle possibilità di un partito come il nostro". Le stanze in pieno centro, computer in quantità e soprattutto "un volume di attività politica elevatissimo".
Costantini spiega di aver cercato subito di "riportare tutti con i piedi per terra": "Tra riunioni e colloqui individuali, in questo mese, ho visto tra le 3 e le 400 persone: ho trovato un partito sano - spiega - ma troppo abituato a stare bene. La militanza che conosco io, è volontariato puro". I soldi per le attività incessanti sul territorio c'erano. "La spesa - dice Costantini - era effettivamente calibrata su un fiume di denaro che arrivava dalla Regione e che a settembre si è fermato". E appena chiusi i rubinetti, si è scoperto che non era avanzato nulla
ANTONIO DI PIETRO - ITALIA DEI VALORINonostante Maruccio fosse, scrive il gip, "l'amministratore esclusivo di una piccola fortuna da due milioni e mezzo di euro nell'arco di due anni e due mesi", l'ha dissipata giocando alle macchinette di una sala slot sulla Flaminia vecchia. Almeno mille euro a giocata, un' "attività predatoria", la chiama ancora il gip.
SCICCHITANOEd è difficile spiegarlo a quei militanti che in Maruccio hanno sempre visto la diretta emanazione di Antonio Di Pietro, perché quel giovane avvocato lo aveva portato lui, lui e il calabrese Sergio Scicchitano, altro "padre nobile" del partito e titolare dello studio legale dove Maruccio è cresciuto a 'nduja e faldoni. Ora il neo capogruppo alla Camera Antonio Borghesi fa sapere che se si finirà a processo, l'Idv "non potrà far altro che costituirsi parte civile, essendo la prima danneggiata dalle azioni dell'ex consigliere regionale".
Ma sarà difficile ricucire la delusione che ha colpito anche chi con Maruccio ha lavorato. Dicono che fino a ieri erano tutti convinti che il modo per dimostrare la sua estraneità l'avrebbe trovato, ora restano agghiaccianti non solo di fronte al politico che li ha traditi, ma anche all'uomo che pensavano di conoscere. "Lo consideravo brillante, competente, preparato - dice ancora Costantini -. È incredibile, me lo spiego solo come uno che non è riuscito a gestire la dimensione del successo. Ma io penso ai militanti: e a loro dico che siamo sprofondati e dobbiamo trovare la forza di rialzarci".
Di Pietro è rimasto in silenzio tutto il giorno. Il suo telefono squilla a vuoto, nemmeno una riga sul suo sito o sulla sua pagina Facebook. Qualche sostenitore si azzarda a chiedergli un commento: "Antonio, che dici?". Altri lo incalzano: "Ma che gente ha messo dentro il suo partito?". E annunciano che non lo voteranno più.