IMPEPATA DI COZZOLINO – STANDO ALLE RIVELAZIONI DEL SUO ASSISTENTE, FRANCESCO GIORGI, SAREBBE L’EURODEPUTATO DEL PARTITO DEMOCRATICO, ANDREA COZZOLINO IL “TERZO UOMO” A RICEVERE SOLDI DAL QATAR. AL MOMENTO PERÒ COZZOLINO NON È INDAGATO, SIA PERCHÉ NON CI SONO PROVE DI DAZIONI DI DENARO, SIA PERCHÉ HA L’IMMUNITÀ – GLI INCONTRI CON L’AMBASCIATORE DEL MAROCCO IN POLONIA E LE MAIL PRO-DOHA CHE RILETTE OGGI ASSUMONO TUTTO UN ALTRO SIGNIFICATO: “È SOLO UNA QUESTIONE POLITICA, A QUELLO CHE HO SCRITTO IO CI CREDO VERAMENTE…”
-1. EUROSCANDALO È COZZOLINO IL TERZO UOMO "AGIVA PER SOLDI"
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini e Claudio Tito per “la Repubblica”
Un gruppo composto da tre persone: Antonio Panzeri, Francesco Giorgi e l'eurodeputato del Partito democratico Andrea Cozzolino. Un gruppo con una «motivazione prioritaria: il lavoro con il Marocco e il Qatar in cambio di denaro. Il gruppo riceveva pagamenti per le sue attività. E nel 2019 aveva concluso un accordo per effettuare ingerenze a favore del Marocco in cambio di denaro». Parte da qui - da quello che i magistrati belgi scrivono nel decreto che ha portato all'arresto la scorsa settimana di Panzeri e Giorgi - la seconda fase dell'inchiesta del Qatargate.
Del gruppo, secondo le informazioni che i servizi belgi hanno girato alla Procura, farebbe parte un terzo uomo: Cozzolino, appunto. Che però al momento non è stato indagato perché non ci sono prove di dazioni di denaro. E, soprattutto, perché gode dell'immunità da parlamentare.
[…] Determinante è quello che racconterà il suo assistente, Francesco Giorgi.
Nel primo interrogatorio davanti al giudice Michel Claise ha parlato per più di dodici ore, facendo saltare tutto il programma di giornata di testimonianze. In quell'occasione, Giorgi a domanda specifica su Cozzolino, cioè se Panzeri avesse mai pagato l'europarlamentare italiano, ha detto di "supporre" che uno scambio ci possa essere stato.
Ipotesi che, però, ieri il parlamentare del Pd ha respinto con sdegno. […] Cozzolino sostiene di non aver mai potuto influire né per il Qatar né per il Marocco. E che tutte le sue mosse - come per esempio la mail, pare scritta da Giorgi, nella quale chiedeva al gruppo socialista di ammorbidire la posizione nella votazione sulla mozione contro il Qatar - sono state dettate tutte da volontà politiche.
[…] Cozzolino si dice pronto a essere interrogato ma in questo momento i magistrati belgi nulla possono fare nei suoi confronti senza chiedere l'autorizzazione al Parlamento. Cosa che, appunto, potrebbe accadere a breve, non appena cioè la Polizia concluderà gli accertamenti sui computer sequestrati.
Ma, a questo punto, gli accertamenti non saranno soltanto dei magistrati belgi. La Guardia di Finanza ha ricevuto delega dalla procura di Milano di mettere il naso nei conti di Panzeri e Giorgi: analisi dei movimenti bancari, carte di credito, acquisti immobiliari dell'ultimo periodo sulla base del sospetto, fondato su "elementi idonei", che ci siano altre somme in Italia. […]
2. QUANDO COZZOLINO DISSE «SAREBBE UN ERRORE OSTACOLARE IL QATAR»
Marco Imarisio e Simona Brandolini per il “Corriere della Sera”
«Guardate che è solo una questione politica, a quello che ho scritto io ci credo veramente». Così sosteneva Andrea Cozzolino nella chat interna degli eurodeputati del Pd. I suoi colleghi lo avevano accusato, non troppo velatamente, di aver fatto fare a tutta la delegazione italiana una brutta figura per via della mail inviata a tutto il gruppo dei Socialisti&Democratici. Nella quale, poco prima del voto del 24 novembre sulla risoluzione per i diritti umani ai Mondiali di calcio, invitava a votare contro una parte del testo in cui si sosteneva che il Qatar aveva ottenuto la Coppa del Mondo grazie alla corruzione. «Il Parlamento Ue non dovrebbe accusare un Paese senza prove delle autorità giudiziarie competenti», si legge nella mail.
[…] È il suo destino, quello di essere oggetto di speculazioni, fin dai tempi di Napoli, quando era considerato l'eterno papabile a ogni carica. Antonio Bassolino ne descrisse l'ambizione con una battuta caustica. «Non dite a Cozzolino che nel palazzo di fronte ci sono le elezioni condominiali, perché si candida anche lì».
Ma questa è una storia diversa, molto più pesante. Diventa quasi normale guardare a ritroso, i primi a farlo sono i suoi colleghi come sa bene anche Cozzolino. Ogni parola, opera o omissione, rischiano di diventare elementi di sospetto. Come la sua mancata firma all'interrogazione con richiesta di risposta scritta che la maggior parte della delegazione italiana di sinistra presenta dopo le frasi sul «danno mentale» dell'omosessualità e sul fatto che essere gay «è proibito» pronunciate dall'ambasciatore della Coppa del Mondo in Qatar Khalid Salman.
Pochi giorni dopo, nella sottocommissione Droi per i diritti umani il clima è teso. L'ospite in aula è il ministro del Lavoro Ali Bin al-Marri. Molti europarlamentari del gruppo S&D sono pronti a fare la voce grossa. Cozzolino prende la parola per primo. […] «Mi pare imponente il lavoro che si è fatto in Qatar, soprattutto il dialogo sociale. Con gli organismi internazionali, con le Ong, con i sindacati. Noi dobbiamo incoraggiare questo dialogo e questo programma di riforme. Guai se nel momento in cui sta cominciando, noi come organismi internazionali come il Parlamento europeo frapponessimo ostacoli a questo sviluppo. Sarebbe un errore».
Sono parole che significano tutto e niente. Ma Cozzolino sa che è così che gira il suo mondo. Da tempo. Ne ha macinata di strada l'europarlamentare napoletano del Pd, dal movimento studentesco anticamorra alla Fgci. Pane e partito.
Per anni è stato considerato il delfino di Antonio Bassolino, anche se i rapporti con l'ex sindaco di Napoli si sono poi logorati. Consigliere regionale nel 2000, superassessore nel 2005. Non prima però, di aver tentato di diventare vicesindaco di Rosa Russo Iervolino, operazione stoppata per un conflitto d'interessi. La moglie è una imprenditrice che in città gestisce varie attività.
L'annus horribilis , per lui e per il Pd, è il 2011. Cozzolino prova a diventare sindaco. È il capitolo terribile delle primarie dello scandalo, quelle delle file dei cinesi ai seggi, che fece dire a Walter Veltroni: «O sono cinesi democratici o c'è qualcosa che non va». Da una parte c'è Cozzolino che stando ai dati avrebbe vinto, dall'altro il figlio politico di Giorgio Napolitano, Umberto Ranieri, che grida ai brogli. Il partito viene commissariato. Da allora e per i successivi dieci anni il Pd a Napoli perde tutte le elezioni. Nel frattempo, Cozzolino ha preso il primo volo per Bruxelles.
3. ANDREA COZZOLINO "IL VIAGGIO IN MAROCCO? NON RICORDO IO NEL FRULLATORE SOLO PER UN SOSPETTO"
Estratto dell’articolo di Ma.Bre. per “la Stampa”
«Sono frastornato». Andrea Cozzolino è a pezzi. «È tutto surreale, surreale» ripete mentre cerca a fatica di tornare a casa sua, a Napoli.
[…] «Una giornata terribile, mi sento come dentro una bolla». La giornata terribile era iniziata leggendo le indiscrezioni sul suo presunto ruolo di mediatore con i servizi marocchini. «E io sono caduto dalle nuvole», ripete al telefono. «Le prime due ore le ho trascorse cercando di tranquillizzare mia moglie». Secondo le ricostruzioni, Cozzolino avrebbe incontrato Mansour Yassine, direttore generale dei Servizi marocchini: «Ma ti pare che il capo dei Servizi segreti incontri me?».
L'eurodeputato del Pd, che si è auto-sospeso dal gruppo dei socialisti-democratici, assicura di non aver «mai incontrato persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza». Insiste: «Sono del tutto estraneo alle indagini. Non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subìto perquisizioni». E comunque sempre «a completa disposizione dell'autorità giudiziaria per qualsiasi chiarimento».
Le ricostruzioni parlano di un suo viaggio in Marocco, durante il quale avrebbe incontrato proprio Yassine. «Devo essere sincero - ripete cercando di fare ordine - non mi ricordo di essere andato in Marocco, devo controllare l'agenda. Sono stato due volte in Tunisia, due in Algeria, ma si trattava di missioni per conto del Parlamento europeo. Io ero presidente della delegazione per le relazioni con il Maghreb e in questo ruolo tenevo i rapporti politici, non mi occupavo dei dossier tecnici». Dunque, questa la sua tesi, non avrebbe avuto possibilità di «incidere» sui file legislativi.
Oltre a quello di Yassine, Cozzolino è associato anche al nome di Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia. «Sì, lo conoscevo» ammette. Difficile dire il contrario, visto che il marocchino ha pubblicato una sua foto a Strasburgo in compagnia proprio di Panzeri e Cozzolino.
«Ma lo conosco solo perché era stato deputato e aveva partecipato a un incontro al Parlamento europeo». Oltre al Marocco, c'è poi il Qatar. E quella mail che Cozzolino aveva inviato ai colleghi per chiedere di votare contro la risoluzione di condanna: «Ho semplicemente seguito una linea politica. E alla fine ho votato a favore della risoluzione, anche se purtroppo questo non risulta agli atti perché si è votato per alzata di mano». […]