L’INDAGINE PER DIFFAMAZIONE A CARICO DI GRILLO E DI BATTISTA DA’ LA SCHICCHERA AI CINQUESTELLE: “ORA CHE SI ENTRA IN CAMPAGNA ELETTORALE, PREPARIAMOCI A TUTTO” - LA SVOLTA GARANTISTA DEL M5S, CHE ORA FLIRTA CON “FARSA ITALIA” CONTRO LE TOGHE, DEVE AVER MESSO IN ALLARME I MAGISTRATI…


1 - I LEADER MINIMIZZANO «MA IN QUESTO CLIMA PREPARIAMOCI A TUTTO»

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA

Sdrammatizzare, derubricare l' indagine per diffamazione a carico di Grillo e Di Battista ad «atto dovuto», destinata a finire in archivio. «Non è mica un' inchiesta per corruzione» è stata la reazione a caldo del leader, rilanciata dal tam tam di deputati e senatori: «Siamo tranquillissimi». Eppure nessuno al vertice del Movimento sottovaluta gli effetti che la notizia piovuta dalla Procura di Genova potrebbe avere sulle amministrative. A cominciare dal capoluogo ligure, dove la cacciata di Marika Cassimatis ha spaccato il M5S e creato i presupposti per un altro caso Pizzarotti.

 

GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO

«Prepariamoci, ora che si entra nel vivo della campagna elettorale dobbiamo aspettarci di tutto», è l' avvertimento che Grillo e Casaleggio ripetono ai militanti. Nei sondaggi restano il primo partito, ma le primarie potrebbero dare nuova forza a Renzi rallentando la corsa di Grillo. Anche per questo, pur avendo «una collezione di querele per diffamazione» (Vito Crimi dixit), il capo del movimento ha incassato con rabbia l' iscrizione nel registro degli indagati.

 

Ancor di più, raccontano, si è infuriato Di Battista. Per quanto in allerta da giorni, il più amato dalla base grillina non aveva alcuna voglia di appendersi al collo quella che lui chiama una «medaglia al valore» e avrebbe preso «molto male» la sua prima iscrizione nel registro degli indagati.

GRILLO DI MAIO DI BATTISTA

 

I suoi adesso si chiedono se il fascicolo aperto dal pm Walter Cotugno possa indebolire la leadership del deputato romano, in corsa come vicepremier e ministro dell' Interno.

Mentre i sostenitori di Di Maio pensano che il vicepresidente della Camera, che non è mai stato indagato, partirà ancor più avvantaggiato rispetto a Roberto Fico e agli altri potenziali concorrenti.

 

Da giorni i colleghi che lo hanno visto «un po' stressato» consigliavano a Di Maio di imporsi una pausa di riposo, perché la campagna per Palazzo Chigi sarà lunga. E lui aveva annullato già al mattino tutti gli impegni del weekend. La notizia del ricovero di «Gigi» per accertamenti ha colpito i nervi già tesi dei pentastellati, assai infastiditi dal «clamore eccessivo» che i media avrebbero dedicato alla notizia di Genova: «Perché insistete su una cosa che non esiste? Stiamo parlando di una denuncia per diffamazione, come noi ne potremmo fare mille a Renzi».

GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA

 

In realtà Grillo e Casaleggio sono i primi a sapere che una denuncia partita da dentro il Movimento ha ben altro valore politico. «Bisogna sempre fare chiarezza, ma rimuovere Cassimatis a voto avvenuto è stato un autogol», si ammette nel cerchio ristretto dei leader.

 

E la prima conseguenza potrebbe essere la sconfitta a Genova: se il tribunale accoglierà il ricorso della candidata sconfessata contro il prescelto da Grillo, Luca Pirondini, lui non potrà correre e i pentastellati non avranno nessuno da schierare.

Intanto il sito Formiche anticipa il programma per le celebrazioni (l' 8 aprile) di Gianroberto Casaleggio a un anno dalla morte. Tra gli ospiti l' ad di Google Italia Fabio Vaccarono e poi Mentana, Travaglio, Freccero e Maria Rita Parsi.

magistrati

 

2 - L'ASSE TRA FORZISTI E 5STELLE LA SVOLTA ANTI-TOGHE CHE SCONCERTA I MAGISTRATI

Liana Milella per “la Repubblica”

 

C' è sconcerto tra le toghe. Basite da quell' asse inedito contro di loro tra M5S e Forza Italia. Che si è materializzato, tra mercoledì e giovedì, nell' aula di Montecitorio. Improvvisamente assieme, in una singolare alleanza, il partito che finora le aveva sempre difese e il nemico storico, quello che all' opposto per un ventennio le ha sistematicamente aggredite. I grillini, finora al top del giustizialismo, paiono indossare i panni dei garantisti.

Loro smentiscono, ma il mood di quelle due sedute sono lì a dimostrare il contrario. Neanche a farlo apposta ecco Grillo e Di Battista indagati.

PIER CAMILLO DAVIGO

 

Serpeggia un dubbio: accade adesso perché i magistrati si stanno occupando anche di loro? Domande. Tesi contrapposte. Ma sul tavolo c' è una prova, le nuove norme sulle toghe in politica, che stanno sollevando tra i giudici più di un dubbio. Neanche a farlo apposta questo accade proprio alla vigilia dell' elezione del nuovo presidente dell' Anm - Eugenio Albamonte di Md oggi prenderà il posto di Pier Camillo Davigo di Autonomia e indipendenza - e dunque l' asse del sindacato dei giudici potrebbe spostarsi più a sinistra.

 

Proprio dall' Anm ecco sorgere i primi dubbi concreti sulla legge, che i grillini non hanno votato abbandonando l' aula perché l' avrebbero voluta molto più dura e incisiva. «Questa è un testo ai limiti della costituzionalità. Sulle toghe in politica una stretta ci voleva, proprio noi l' abbiamo sempre detto, ma questa, per contenuti e soprattutto per i toni del dibattito, rischia di sortire un solo effetto, nessuno di noi si candiderà più».

alfonso bonafede

 

Dunque una vera e propria conventio ad escludendum su cui l' Anm potrebbe aprire un immediato focus per capire se la Camera è andata oltre la legittimità costituzionale. Ma tra i giudici ecco farsi strada la preoccupazione politica, perché dopo la fine del corteggiamento del Pd, sembra vanificarsi all' improvviso anche il sostegno di M5S.

 

Certo non sono sfuggiti alle toghe quegli emendamenti drastici sostenuti sia dai grillini che dai forzisti. «Volevamo soltanto ripristinare il testo del Senato votato anche dal Pd» minimizza Francesco Paolo Sisto di Forza Italia. E la stessa tesi sostiene Alfonso Bonafede, l' avvocato fiorentino e deputato che Grillo ha messo "a guardia" del sindaco di Roma Virginia Raggi. Bonafede risponde ai limiti dell' arrabbiatura: «Ma quale svolta di M5S... Noi siamo e restiamo con i magistrati e facciamo battaglie per la legalità. Ma loro sono uno dei tre poteri dello Stato. Quindi devono garantire appieno l' autonomia e l' indipendenza. Se si candidano e fanno politica o non tornano più indietro oppure restano fuori per 5 anni ». E ancora: «Non fate dietrologia. Al Senato il Pd ha votato con noi. Adesso cambia idea e fa norme ad personam ».

virginia raggi love actually

 

Eppure tra i magistrati e dentro il Pd ci sono interpretazioni opposte. Si appuntano sui famosi emendamenti e sulla scansione delle inchieste che riguardano esponenti di M5S. Gli emendamenti, tre in particolare: si deve dimettere per sempre la toga che si candida, comunque se resta magistrato e giudica potrà essere obbligatoriamente ricusata perché ormai di parte, via la sua progressione in carriera anche se è fuori ruolo. Non hanno dubbi all' Anm.

 

«Messa così significa che nessuno di noi può candidarsi perché non potrà fare più il magistrato». Ma c' è un legame tra questi emendamenti e una trasformazione di M5S da partito filo magistrati in partito garantista proprio quando il caso Raggi è ancora caldo? È un fatto, dopo dure battaglie contro i politici coinvolti nelle inchieste, quando invece tocca a M5S il leader frena. Diventa garantista. Questo sostengono i Dem. Dice uno di loro che era a Montecitorio: «Eh sì, pensano già di andare al governo e vogliono le mani libere...».

 

giorgio croce nanni virginia raggi love actually

Ovviamente Alfonso Bonafede diventa una furia. «Non vi permettete di dire una cosa del genere. Ma eravate alla Camera quando ho fatto le mie dichiarazioni di voto? Il video potere vederlo sul mio sito. Ho detto che ai magistrati che hanno servito lo Stato M5S garantirà di lavorare in modo tranquillo, mentre il Pd ha cancellato il confine tra magistratura e politica».

 

Beh, però, ammetterà che con la Raggi...Bonafede non lascia finire, interrompe furibondo: «Qui non c' è nessuna svolta garantista, non c' è alcun asse con Forza Italia, per la semplice ragione che Davigo e la sua corrente dicono le stesse cose che diciamo noi. Basta con i casi Finocchiaro. Con l' avanzamento in carriera anche se per 30 anni sei fuori dalla magistratura. Il giudice che si candida deve restare congelato per 5 anni».Beh però Raggi...«Nel nostro codice etico, da sempre, vale la condanna in primo grado, per tutto il resto si valuta caso per caso». Poi, netto: «Adesso basta, non dico una parola di più».