IO, LORO E LARIO/1 – FILIPPO CECCARELLI E LA STORIA DI (DIS)AMORE BERLUSCONI/LARIO: “SILVIONE HA VINTO, ADESSO LEI DEVE A LUI UN SACCO DI MILIONI; LUI FORSE FARÀ IL BEAU GESTE E DIRÀ CHE NON LI VUOLE PIÙ E SAREBBE LA PEGGIORE VENDETTA” – “MA CIÒ CHE CONTA È CHE QUESTO AMORE, INSIEME CON IL DISAMORE E IL DIVORZIO SONO ENTRATI PIENAMENTE A FAR PARTE, IN QUALITÀ DI EVENTI FONDANTI, DELLA VITA E FORSE ANCHE DELLA STORIA D' ITALIA”
-Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
L' incontro al teatro Manzoni, il suo teatro, appena comprato; lei, bellissima, recitava Stella in una commedia brillante, Le cocu magnifique , il magnifico cornuto; lui, poco più che quarantenne, irresistibilmente simpatico, andò in camerino e la sera dopo lo riempì di rose rosse. E poi si sa e al tempo stesso non si sa quel che davvero accadde, perché come in tutte le vicende che riguardano Berlusconi, il mito si appiccica alla realtà e non le si scrolla più di dosso, per giunta con il sussidio oltremodo colloso dei rotocalchi e della tv, sempre di proprietà della Real Casa - anche se sulla figura di Veronica Lario, che si chiama in realtà Miriam Bartolini, anche se tutti in famiglia la chiamano Lella, esiste una piccola, ma sintomatica pubblicistica, tra l' indie e lo scandalistico, s' intende per maniaci.
Comunque un vero amore, inizialmente clandestino: lui mette lei a vivere come lietamente segregata negli uffici Fininvest di via Rovani. Nasce la prima figlia, Barbara; quando sta per arrivare la seconda, Eleonora, l' inevitabile disvelamento; poi il divorzio dalla prima moglie, con il vincolo che nessun' altra possa mai entrare ad Arcore, dove lui rimane con Dell' Utri (e stalliere), e finalmente il matrimonio con Veronica che va ad abitare a Macherio, villa Belvedere. Insomma, ville separate, che è un po' una stranezza - ma i ricchi sono strani. Nasce pure Luigino.
Coppia in ogni caso sfolgorante.
Lui lanciato verso la conquista del mondo, lei un po' misteriosa: coltiva l' arte, legge libri di filosofia, ma da sfoglina emiliana fa la pasta in casa, niente tv per i bimbi, scuola steineriana, grande amore per la natura, servizi fotografici con moderazione, in uno particolarmente country tiene in braccio una capretta. È il 1994.
Lui sta per prendersi l' Italia. Gliela tolgono, ma quando sette anni dopo se la sta per riprendere, lei sorride radiosa sull' opuscolo "Una storia italiana" spedito per posta: «Veronica - squilla la didascalia - il grande amore». Eppure già allora non era più una favola bella. Lui si agitava, lei se ne stava da parte, rifiutava un ruolo ornamentale, ogni tanto interveniva sui diritti umani, una volta sull' aborto, un' altra sulla pace, un' altra ancora su una barzelletta sui malati di Aids, una volta su una censura al teatro di Siracusa, una volta Veltroni le chiese di aderire al centrosinistra, o giù di lì. E poi?
E poi è andata malissimo, ma per altre ragioni, ed eccoci qui. Ieri Veronica ha perso, Silvione ha vinto, adesso lei deve a lui un sacco di milioni, mica bruscolini; lui forse farà il beau geste e dirà che non li vuole più: sempre nei codici dei miliardari sarebbe la peggiore vendetta. Tra parentesi: al colmo dell' ira, quando nel fatidico 2009 lei gli assestò il più clamoroso calcione là dove lui si sentiva meglio e insieme poteva continuare a proclamarsi «un-buon-padre- di-famiglia», ecco Berlusconi disse: «La ridurrò in miseria».
Non c' è riuscito, ma non è questo che conta. Ciò che conta, se è consentito buttarla parecchio al di là degli impicci coniugali, ma anche post-coniugali e meta-coniugali, è che questo amore, insieme con il disamore e il divorzio sono entrati pienamente a far parte, in qualità di eventi fondanti, della vita e forse anche della storia d' Italia.
Nel senso che attraverso tali vicende per la prima volta è apparso chiaro il crollo di ogni residuo confine fra sfera pubblica e privata. Si perdoni il tono oracolare e vagamente sociologese, ma si tratta di qualcosa che va ben al di là del gossip, avendo anzi fatto proprio del gossip il centro, l' orizzonte tecnologico e il linguaggio corrente di questo tempo; in altre parole il nucleo incandescente della vita nuda che ha sostituito gli ideali e i progetti, indizio e segno di uno smottamento profondo, per certi versi cataclismatico.
Si dirà: eh, che esagerazione! D' accordo. Si dirà pure: era tutta questione di quattrini, i figli di primo letto, quelli di secondo, l' incerta divisione dell' immane patrimonio. Può darsi. Ma senza la rivolta di Veronica - pubblica rivendicazione della propria dignità contro l' ennesima gallo- euforia di Re Silvione, proclamazione del «ciarpame senza pudore» a proposito delle ragazzette da spedire in Parlamento e dolorosa invettiva sulle «vergini che si offrono al drago» - ecco, senza tutto questo, e tutto ciò che ne è seguito, l' Italia non sarebbe quella di oggi.
Il primo incontro - 1980 Veronica Lario a teatro nel "Magnifico cornuto" con Enrico Maria Salerno Allo stadio - 1987 Veronica e Silvio a una partita del Milan: ancora conviventi, hanno già due figli Dopo le nozze - 1990 I Berlusconi con i figli Barbara, Eleonora e Luigi (foto dal libro "Una storia italiana")