GLI IRANIANI SONO RIMASTI SPIAZZATI DAL DUPLICE ATTENTATO A KERMAN, IN CUI SONO MORTE PIÙ DI 100 PERSONE. PRIMA ACCUSANO PRESUNTI MERCENARI AL SOLDO DEGLI STATI UNITI, POI ATTACCANO ISRAELE: “È SICURAMENTE UNO DEI RESPONSABILI”. E PROMETTONO: “LA NOSTRA RISPOSTA SARÀ POTENTE E SCHIACCIANTE, NEL PIÙ BREVE TEMPO POSSIBILE”. MA CONTRO CHI? – DOPO IL RAID DELLO STATO EBRAICO A BEIRUT, IN CUI È STATO UCCISO IL NUMERO DUE DI HAMAS, SALEH AL ARORUI, SIAMO A UN PASSO DALL’ESCALATION: E ALLE 17 DOVREBBE PARLARE NASRALLAH, IL LEADER DI HEZBOLLAH (BURATTINO DEL REGIME DEGLI AYATOLLAH) - L'ASSE ISLAMICO TRA SCIITI E SUNNITI È COMPIUTO: LA JIHAD ISLAMICA PALESTINESE CONDANNA LE ESPLOSIONI, E ANCHE ERDOGAN MOSTRA SOLIDARIETÀ ALL'IRAN, DIMENTICANDO DI ESSERE PRESIDENTE DI UNO STATO MEMBRO DELLA NATO...
DEPUTATO IRANIANO, 'ISRAELE DIETRO LE ESPLOSIONI A KERMAN'
(ANSA) - Il deputato iraniano Hossein Jalali ha affermato che "Israele è sicuramente uno dei responsabili" delle due esplosioni al cimitero di Kerman, nell'Iran centrale, che hanno provocato la morte di almeno 103 persone, durante la commemorazione di Qassem Soleimani, nel giorno del quarto anniversario dell'uccisione del comandante delle forze Qods delle Guardie della rivoluzione, da parte degli Usa in Iraq. Lo riporta Iran International.
IRAN: MINISTRO INTERNO, 'NOSTRA RISPOSTA SARÀ SCHIACCIANTE'
(Adnkronos) - La risposta dell'Iran a quest' "atto terroristico" sarà "potente e schiacciante" e sarà portata "nel più breve tempo possibile". Lo ha dichiarato il ministro dell'Interno di Teheran, Ahmed Vahidi, riferendosi al duplice attentato che ha fatto strage lungo la strada che porta al 'cimitero dei martiri' di Kerman dove è sepolto il generale Qassem Soleimani.
"La situazione a Kerman è normale e sotto il controllo delle forze dell'ordine", ha precisato Vahidi in diretta tv, secondo quanto riporta l'agenzia Irna.
Il ministro ha precisato che la prima esplosione è avvenuta intorno alle 15 ora locale (le 1230 in Italia), ma è stata la seconda, 20 minuti più tardi, a causare il maggior numero di vittime dal momento che ha colpito i soccorritori.
LA JIHAD ISLAMICA PALESTINESE CONDANNA LE ESPLOSIONI IN IRAN
(ANSA) - La Jihad islamica palestinese ha condannato con un comunicato le due esplosioni nei pressi del cimitero di Kerman, nell'Iran centrale, che hanno portato alla morte almeno 103 persone durante la commemorazione dell'ex comandante delle forze Qods delle Guardie della Rivoluzione, Qassem Soleimani, ucciso con un'operazione degli Usa in Iraq il 3 gennaio del 2020. La dichiarazione esprime le condoglianze al popolo dell'Iran e alla Guida Suprema, Ali Khamenei. "Questa mossa codarda non farà altro che rafforzare l'unità della ummah (comunità) islamica e la loro fede nella resistenza", si legge nel comunicato, citato dalla tv di Stato iraniana.
ERDOGAN, 'IN IRAN ATROCE ATTACCO TERRORISTICO'
(ANSA) - "Siamo profondamente rattristati per l'atroce attacco terroristico che è stato messo in atto nella provincia di Kerman in Iran". Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan su X, esprimendo cordoglio per le 103 persone morte a causa delle esplosioni che hanno colpito oggi il cimitero di Kerman, mentre era in corso una commemorazione di Qassem Soleimani, nel quarto anniversario dell'uccisione, da parte degli Usa in Iraq, del comandante delle forze Qods delle Guardie della rivoluzione.
IRAN: IL 'LADRO DI CAPRE' DIVENTATO BRACCIO ARMATO DI KHAMENEI, CHI ERA SOLEIMANI
(Adnkronos) - E' stato macchiato di sangue il quarto anniversario della morte di Qassem Soleimani, il generale iraniano dei Guardiani della Rivoluzione ucciso nei pressi dell'aeroporto internazionale di Baghdad da un drone statunitense il 4 gennaio del 2020 per ordine dell'allora presidente Donald Trump. Una duplice esplosione ha fatto una strage nel 'cimitero dei martiri' di Kerman dove è sepolto. Le autorità iraniane non hanno esitato a parlare di "attentato terroristico".
Nato in una famiglia umile l'11 marzo del 1957 nel villaggio di Qanat-e Malek, un'area montuosa nella provincia di Kerman, nel sud-est dell'Iran, Soleimani era il più grande di cinque fratelli. Concluse le scuole elementari, lasciò le sue montagne a 13 anni e iniziò a lavorare nella città di Kerman insieme a un parente in una ditta di costruzioni per aiutare la famiglia a far fronte ai debiti lasciati da suo padre Hassan, che era un contadino.
Caduta la dinastia Pahlavi, nel 1979 si unì ai Guardiani della Rivoluzione, dove spiccò subito malgrado non avesse una formazione militare. Attirò l'attenzione dei suoi superiori durante la repressione di una ribellione curda nell'Iran settentrionale. Venne promosso tenente e gli fu offerto di guidare un'unità dei Pasdaran a Kerman.
L'anno successivo prese parte alla guerra con l'Iraq. Fu inviato al fronte sud alla testa di una forza di Kerman. Rapidamente scalò i vertici dell'esercito e in quel periodo gli venne affibbiato il soprannome "Ladro di capre" perché al termine di ogni missione tornava dai suoi commilitoni dopo aver rubato un animale dalle fattorie circostanti.
Dopo la guerra Iran-Iraq, la divisione sotto il comando di Soleimani fu di nuovo spedita a Kerman per combattere i narcotrafficanti. L'esperienza maturata nella 'Guerra imposta' ed il successo delle operazioni anti-droga portarono Khamenei alla fine del 1997 a nominarlo capo della Forza Quds, con l'obiettivo di esportare i dettami della rivoluzione islamica. Da allora era stato il punto di riferimento di ogni operazione iraniana all'estero. Dall'Iraq alla Siria, dal Libano allo Yemen, non c'è crisi in Medio Oriente che non abbia visto coinvolto Soleimani in prima linea.
Il generale, che aveva grande influenza a Teheran ed era considerato molto vicino alla Guida Suprema, era stato protagonista anche della lotta al sedicente Stato islamico, guidando da dietro le quinte l'azione, rivelatasi decisiva nella vittoria militare sull'Isis in Iraq, delle Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi), una coalizione di milizie sciite filo-Teheran. E' a Soleimani (oltre che a Putin) che Bashar al-Assad deve la sua permanenza alla guida della Siria.
Prima del raid fatale a Baghdad, il generale aveva iniziato ad apparire in pubblico diventando sempre più presente sui media iraniani al punto che erano iniziate a circolare voci su una sua possibile carriera in politica. Le sue dichiarazioni di allora avevano il sapore di quelle di un leader politico 'in pectore'.
Come quando si rivolgeva a Trump sfidandolo apertamente. "Puoi iniziare una guerra, ma saremo noi a finirla. Chiedi ai tuoi predecessori. Smettetela di minacciarci", affermava.
Secondo gli osservatori, Soleimani è stato molto più di un semplice generale. E' stato l'artefice di un corridoio sotto l'influenza iraniana che da Teheran, passando da Baghdad, Damasco e Beirut, arriva direttamente alle sponde del Mediterraneo. Un'area gigantesca che ha reso la Repubblica islamica una potenza regionale.