IN ISRAELE TUTTI SPIANO TUTTI - LA POLIZIA DI TEL AVIV AVEVA MESSO SOTTO SORVEGLIANZA, SENZA CHIEDERE IL PERMESSO AI GIUDICI, ANCHE AVNER NETANYAHU, IL FIGLIO DELL'EX PREMIER BENJAMIN, CON IL FAMIGERATO SOFTWARE “PEGASUS” – TUTTO LO STAFF DI BIBI ERA CONTROLLATO, ED È ANCHE GRAZIE A QUELLE INTERCETTAZIONI CHE SONO NATI I PROCESSI CONTRO L’EX UOMO FORTE DELLO STATO EBRAICO. CHE ORA FINISCE VITTIMA DELLE SUE STESSE ARMI: È STATO LUI A DARE IL VIA LIBERA ALLA VENDITA DEL SOFTWARE AI REGIMI STRANIERI. E ADESSO SCOPRE CHE POTREBBE AVER CONTRIBUITO ALLA SUA CADUTA…
-Davide Frattini per il "Corriere della Sera"
«Abbiamo un software... siamo molto più avanti degli americani. Voglio che tu capisca: la mia conoscenza del tuo mondo, della tua vita, di quello che fai al lavoro, è totale. Pensa a quelle migliaia di lettere che sono passate attraverso le tue dita».
Quelle di Shlomo Filber, uno dei principali testimoni nei processi contro Benjamin Netanyahu. E di decine di israeliani che la polizia ha messo sotto sorveglianza digitale senza chiedere un permesso ai giudici.
Ha utilizzato lo stesso sistema di intrusione venduto dalla Nso, uffici in un cubo di vetri scuri a nord di Tel Aviv, ai regimi stranieri che lo hanno sfruttato per spiare gli oppositori. Lo stesso avrebbero fatto gli agenti delle unità investigative, rivela il giornale Calcalist , che hanno piazzato Pegasus nei telefonini dei leader delle proteste contro Netanyahu e pure in quelli dei consiglieri più stretti dell'allora primo ministro, hanno pedinato in virtuale i manifestanti per i diritti degli etiopi o quelli dei disabili, funzionari dei ministeri, sindaci, amministratori delegati.
Fino ad Avner Netanyahu, tra i figli del leader del Likud quello che resta fuori dalle questioni politiche di famiglia. Una delle giustificazioni offerte è stata che i poliziotti cercavano di individuare chi passasse ai reporter notizie riservate sulle varie inchieste, comprese quelle che hanno coinvolto Bibi - com' è soprannominato - e hanno portato al processo per corruzione.
La procura sostiene che nel caso di Filber le informazioni presentate dall'accusa sarebbero state recuperate in modo legale. La sua testimonianza, prevista per oggi, è stata comunque rinviata. Kobi Shabtai, il capo della polizia, ha dovuto accorciare il viaggio ufficiale a Dubai e tornare di corsa in Israele dove lo scandalo è diventato troppo complicato da gestire, «un barattolo pieno di vermi che sta per inondare le élite», come scrive Anshel Pfeffer, una delle firme migliori del quotidiano Haaretz .
Shabtai ripete che non sono state trovate prove di «infrazioni alla legge», il governo ha già creato una commissione «per valutare le violazioni dei diritti negli anni in questione». Anni in cui al comando delle forze c'era però Roni Alseich voluto da Netanyahu proprio perché arrivava dallo Shin Bet e avrebbe portato con sé «la cyber-tecnologia che sta diventando un aspetto importante in ogni azione dello Stato», come aveva proclamato l'allora premier alla cerimonia di insediamento.
I servizi segreti interni hanno sempre usato questi sistemi per controllare i palestinesi in «azioni anti-terorrismo, non sono stati però progettati per bersagliare i cittadini israeliani», dice adesso Naftali Bennett, che ha scalzato Netanyahu dal potere dopo dodici anni. L'ex premier in passato ha dispiegato quella che gli analisti chiamano «la diplomazia di Pegasus», dare il via libera governativo alla vendita del software - di fatto considerato un'arma - ai regimi con cui Israele è interessato a costruire relazioni. Adesso sta scoprendo che potrebbe aver contribuito alla sua caduta.