ITALIA SBANCATA - GENTILONI CHIEDE AIUTO A JUNCKER E ALLA MERKEL PER EVITARE IL BAIL-IN DEGLI ISTITUTI VENETI NEL MIRINO DELLA UE - MA L'UNICA STRADA PER FAR TORNARE I CONTI CON BRUXELLES E FRANCOFORTE, EVITANDO IL FALLIMENTO, È ALZARE IL NUMERO DEGLI ESUBERI, GIÀ PREVISTI PER PIÙ DI TREMILA PERSONE
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Alessandro Barbera e Gianluca Paolucci per “la Stampa”
I problemi di Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno ampiamente superato i confini del Piave. A margine del vertice G7 di Taormina ieri Paolo Gentiloni ne ha discusso riservatamente con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e Angela Merkel. La questione è ormai politica: se l'Europa dovesse far naufragare la trattativa per il salvataggio pubblico, si tratterebbe del primo caso di risoluzione e compiuto «bail-in» di una banca europea.
«Non le molleremo al loro destino, così come non abbiamo fatto con il Monte dei Paschi». Per capire lo svolgimento del delicatissimo dossier basta leggere in filigrana le parole del sottosegretario al Tesoro con delega alle banche Pierpaolo Baretta. Il caso Mps è ormai vicino a soluzione. A meno di nuovi intoppi, in settimana - al massimo entro giovedì - dovrebbe arrivare il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale per mano dello Stato della banca senese. Tutti i tasselli in questo caso sono al loro posto, o quasi.
Il timore del Tesoro ora è che il sì al salvataggio pubblico della quarta banca italiana costituisca per Bruxelles la base politica per dare forza al «niet» per un intervento altrettanto energico a sostegno delle due venete. Agli occhi della Banca centrale europea non ci sono le condizioni per farlo: il livello delle perdite attese è troppo alto, e le regole dicono chiaramente che il solo intervento pubblico non è possibile. Per coprire le perdite è necessario un sostegno privato per non meno di 700 milioni di euro, ma nessuna banca italiana è più disponibile a investire «un solo euro». Il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti ha detto proprio così.
Atlante uno - il fondo creato da banche e Fondazioni bancarie per gestire i salvataggi - ha finito il plafond, Atlante due è disposta a fare la sua parte ma solo per partecipare allo smaltimento delle sofferenze. L'unica strada per far tornare i conti con Bruxelles e Francoforte, ed evitare il sostanziale fallimento, è ridurre al massimo il perimetro delle due banche, ovvero alzare il numero degli esuberi, già previsti per più di tremila persone.
Fra Roma, Vicenza, Francoforte e Bruxelles si sta discutendo di un nuovo taglio del costo del lavoro del dieci per cento oltre a esuberi, uscite volontarie e vendita di alcune delle partecipate. «Sono in corso contatti continui», spiegava ieri un portavoce della Commissione. I conti sono presto fatti: ai 2200 prepensionamenti già annunciati vanno aggiunti i 1470 dipendenti che uscirebbero dal perimetro del gruppo con le cessioni della torinese Bim e delle controllate estere, fino a BancApulia.
Al momento si salverebbe invece la siciliana Banca Nuova, che sarebbe integrata nel nuovo gruppo Veneto-Vicenza. Sugli 11.600 dipendenti di oggi significherebbe una riduzione del trenta per cento della forza lavoro. Alla parte residua, al netto delle uscite volontarie, secondo le richieste di Bruxelles andrebbe poi applicato un ulteriore taglio di circa il dieci per cento. Nei giorni scorsi i sindacati di categoria hanno chiesto al governo di dire a Bruxelles «in modo chiaro e inequivocabile che l' occupazione non può essere ulteriormente penalizzata».
Alternative al momento non se ne vedono. In ambienti politici c' è chi ipotizza una fusione a tre con il Monte dei Paschi, ma si tratta di una mera suggestione. Nel nuovo quadro di regole europee lo spazio lasciato alla discrezionalità della politica è molto, molto basso. Prevale la dura legge dei numeri. E ad oggi i numeri promettono per le due banche venete un destino crudele.