ITALIA VIVA (ANCORA PER POCO) – LE VICENDE GIUDIZIARIE LEGATE AI FINANZIAMENTI DELLA FONDAZIONE OPEN ARRIVANO AL PETTINE: NON SOLO 3 PARLAMENTARI STANNO TRATTANDO IL RITORNO NEL PD, MA ALTRI COMINCIANO AD AVERE IL FORTE DUBBIO DI AVERE SBAGLIATO CAVALLO: “ABBIAMO SONDAGGI INCHIODATI TRA UN 3,8% E UN 5,6%. IL PARTITO NON DECOLLA, E CHE SE SI VOTASSE DOMANI, MOLTI DI NOI RISCHIEREBBERO DI NON ESSERE RIELETTI’’ (AMEN)

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Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera

 

LA PAPPAGORGIA DI MATTEO RENZI

All’inizio, come sempre: mezza frase ascoltata per caso, uno sguardo turbato, un indizio. (Montecitorio, ore 14.30 di lunedì 2 dicembre. Buvette. Solita ciofèca di caffè. Il premier Giuseppe Conte ha appena finito di riferire sulla vicenda del Mes. Due deputate — una del Pd e una di Italia viva — parlano a voce bassa, ma non abbastanza bassa. «Sai una cosa? Penso proprio di avere sbagliato ad andarmene», dice quella di Iv. «Sei pentita?», la incalza quella del Pd. «Pentita? Di più. Tornerei domani». «Beh… è un’operazione delicata, ma se ne può cominciare a parlare, no?».

 

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Poi quella del Pd si volta, si è accorta di essere stata ascoltata, dice: «Se scrive mezza riga, noi la smentiamo»). Però l’indizio c’è, la pista è buona. Telefonate, riscontri (l’ultimo, nel backstage di un talk): sì, alcuni parlamentari di Italia viva, il partito fondato da Matteo Renzi tre mesi fa, cominciano ad avere il forte dubbio di avere sbagliato a lasciare il Partito democratico — sebbene a settembre le decisioni furono già sofferte, e nessuno, ad esempio, dimentica le lacrime e i singhiozzi di Raffaella Paita, al termine di una riunione in commissione Trasporti.

 

LA CENA DEL 15 GENNAIO 2016 TRA IL GIGLIO MAGICO E I DONATORI DELLA FONDAZIONE OPEN

I discorsi sono questi: «Abbiamo sondaggi inchiodati lì: tra un 3,8% e un 5,6%. E non ci vuole la Ghisleri per capire che il partito purtroppo stenta, non decolla, e che se si votasse domani, beh, molti di noi rischierebbero di non essere rieletti» (un deputato, in un salotto romano).Chiacchiere imprudenti in un miscuglio di stupore e delusione, ansia, preoccupazione: però tutto coincide con la cronaca parlamentare delle ultime ore.

 

MATTEO RENZI

Renzi, sulla grande questione della riforma elettorale, boccia infatti l’ipotesi di un modello «spagnolo», aprendo invece a un «proporzionale» con soglia di sbarramento ad un bassissimo, prudente, eloquente 3%. E non solo: quasi nelle stesse ore, dalle parti di Forza Italia vengono annunciati movimenti importanti che però non spostano forze fresche su Italia viva. Paolo Romani spiega che, con dodici senatori e venti deputati, è pronto ad andarsene, ma nel gruppo misto; Mara Carfagna fonda una robusta e potente associazione di 25 parlamentari, ma decide di restare con i forzisti (della serie: se dobbiamo provarci, tanto vale provarci da soli, con il nostro 3%).

 

VIGNETTA DI VAURO SU RENZI E LA FONDAZIONE OPEN

Ai parlamentari di Italia viva sono venute le vertigini. Le stesse che parecchi di loro provano anche ogni mattina quando iniziano la lettura dei quotidiani. Le vicende giudiziarie legate ai finanziamenti della fondazione Open ormai giornalmente si arricchiscono di nuovi dettagli; quanto invece alle feroci polemiche esplose sul giro di prestiti con cui Renzi è riuscito a comprarsi la villa di Firenze: interpellati, molti parlamentari di Italia viva in genere si limitano ad allargare le braccia, sospirano, scuotono la testa, vanno via. 

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

 

Ma una di loro, Lisa Noja, considerata una delle migliori parlamentari della Repubblica, l’altro giorno è andata su Twitter e ha cinguettato. «Pubblicare le foto della casa di @corradoformigli con attacchi e commenti aggressivi, senza ritegno per la sua privacy e quella della sua famiglia, violati nel loro diritto di vivere sereni tranquilli, è davvero una porcheria. Tutta la mia solidarietà a lui e alla sua famiglia».

bianchi bonifazi

 

Un colpo duro: schierarsi con Formigli, e ignorare Renzi, che aveva cercato di paragonare il suo caso a quello del conduttore de La7. La guardia fidata del capo s’è infuriata. Toni accesi. Sempre più frequenti. Perché poi, nel partito, c’è disagio anche su altri fronti. Su quello organizzativo — mancano segretarie, addetti stampa, impiegati: molti erano abituati alle formidabili strutture che il Pd ha ereditato dal Pci — risponde Giacomo Portas, gran capo dei «Moderati» di Torino: «Non sono i sondaggi a preoccuparmi… il problema è che non abbiamo ancora capito Renzi cos’ha in testa. Vuole un partito leggero o strutturato sul territorio? Pensa a un partito del web? Io, per dire, non credo ai partiti televisivi. Spero che anche Renzi si ricordi di Fini: stava sempre in tivù, ma poi conosciamo bene la tragica conclusione dell’esperienza di Futuro e Libertà».

matteo renzi teresa bellanova 1

 

Appunto, la tivù. C’è chi contesta: ci vanno sempre lui, cioè il capo, o Maria Elena Boschi. Qualche volta, Marattin e la Bellanova. «Lo so: c’è chi si lamenta. Ma nei talk vanno quelli capaci. Chi ha qualcosa da dire» (Ecco Michele Anzaldi, guru della politica in tivù, e autorevole monaco renziano). Però il clima nel partito è pessimo. «Guardi: se qualcuno ha lasciato il Pd pensando di venire qui per poter diventare un divetto televisivo o, peggio, per essere sicuramente rieletto, ha sbagliato i calcoli...».

 

Eppure c’è chi ha ragionato così.«Mi spiace: ma chi è entrato in Italia viva per pura convenienza non ha capito niente. In un partito piccolo e nuovo devi sudarti tutto, devi metterti in gioco, e studiare, proporre, rischiare…». Dicono anche: Renzi c’è poco fisicamente e, quando c’è, talvolta ha modi un po’ ruvidi. «Senta: Renzi non ha una o due o tre marce in più. Renzi ha quattro marce in più. È il più bravo politico italiano. Detto questo…».   

bianchi bonifazi boschi lotti
lotti renzi

 

Prosegua.«Beh, un problema ce l’ha pure lui: non sa fare squadra. E su questo, ecco, dovrebbe lavorare un pochino» (Vediamo: come è noto, Renzi è uno che i consigli li accetta sempre di buon grado).