IL KIT PER DIVENTARE TERRORISTA - CHI È L’UZBEKO CHE HA SEMINATO TERRORE A NEW YORK: TRE FIGLI, AUTISTA DI UBER, 29 ANNI. IL SUO AMICO MUMINOV: ‘ERA AGGRESSIVO, DISCUTEVA SEMPRE CON TUTTI. NON MI SEMBRAVA FELICE’. HA COMINCIATO A STUDIARE L' ISLAM NEGLI STATI UNITI, FREQUENTA LA MOSCHEA, ‘AVEVA POSIZIONI RADICALI’. MA SOLO QUALCHE MULTA A SUO CARICO…
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Giuseppe Sarcina per il ‘Corriere della Sera’
La pista ciclabile che corre lungo il fiume Hudson è ancora sbarrata dal nastro giallo della polizia. Ma l' Fbi sta cercando altrove le risposte sulla «strage di Halloween». In Ohio, in Florida e, soprattutto a Paterson, nel New Jersey, dove il killer, Sayfullo Saipov, 29 anni, nato in Uzbekistan, viveva in due locali con la moglie e tre figli, due femmine e un maschio.
L' uomo è già stato dimesso dal Bellevue Hospital, a New York. Ha superato l' operazione chirurgica all' addome. Sopravviverà alle sue otto vittime. Ieri è comparso in aula, su una sedia a rotelle, davanti alla Corte che ha formalizzato le accuse: «terrorismo, strage, aiuto materiale all' Isis». Non ha chiesto la cauzione, finirà in cella. Non si è pentito: «Avrei voluto continuare a uccidere» avrebbe detto agli inquirenti, secondo la Cbs . Gli agenti, invece, si limitano a riferire: «È abbastanza collaborativo».
L' anatomia del terrorista più letale nella storia recente degli Stati Uniti, «un animale» secondo il presidente Donald Trump che medita di spedirlo nella prigione di Guantanamo, porta lontano da Manhattan. Gli specialisti del Federal bureau stanno esaminando un cellulare ritrovato nel furgone preso a nolo in New Jersey, un' ora prima dell' attacco. In memoria almeno 90 video di propaganda Isis, esecuzioni di prigionieri, decapitazioni, istruzioni per costruire una bomba.
Ieri mattina gli agenti si sono precipitati a Paterson, frugando nella casa e nel garage dell' attentatore. Hanno fatto molte domande alla moglie, ai vicini. Poi, il punto fermo: il giovane ha pianificato «per settimane» l' attentato. Domenica 22 ottobre Saipov è stato visto spesso con un paio di individui, a bordo di un veicolo come quello noleggiato martedì scorso.
E in serata una fonte giudiziaria fa sapere che sono al vaglio le posizione di due persone, mentre l' Fbi comunica di «aver trovato» il 32enne Mukhammadzoir Kadirov, anche lui uzbeco. Per ora nessuna spiegazione ufficiale su quale potrebbe essere stato il suo ruolo. Secondo notizie raccolte dall' agenzia Ap sembra improbabile un coinvolgimento diretto.
Smentita, invece, l' indiscrezione rimbalzata sui media: nel 2015 Sayfullo sarebbe stato fermato dagli agenti del Ministero per la Sicurezza nazionale, perché sospettato di collegamenti con una cellula jihadista. Sulla sua fedina figurano solo precedenti per multe non pagate.
Nel pick-up bianco usato per l' attacco sono stati recuperati diversi appunti e la foto della bandiera del Califfato (che ha chiesto di avere in ospedale).
Un foglio inneggia allo Stato islamico «destinato a durare per sempre»; altre pagine sembrano le istruzioni per gli attacchi in solitaria, molto simili a quelle riportate sul numero 3 di «Rumiyah», la rivista dell' Isis, che raccomanda di lasciare sul luogo dell' attacco proprio il messaggio «lo Stato islamico vivrà per sempre». «Ha seguito alla lettera le istruzioni dell' Isis», conferma John Miller, vice commissario della polizia di New York.
C'è, però, una prima difficoltà: le carte del killer sono scritte in arabo. «Ma lui parlava poco l' inglese, male il russo e per niente l' arabo», ha raccontato Mirrakhmat Muminov, 38 anni, immigrato uzbeco che ha conosciuto Saipov nel 2012, all' Islamic Society di Akron e Kent, in Ohio: «Non lo vedo da due anni, ci siamo parlati un paio di mesi fa al telefono». Può darsi che il giovane abbia imparato l' arabo nel frattempo, oppure che abbia recuperato il «kit» Isis.
Eventualmente solo quello, però. La tecnica e i mezzi messi in campo sono quasi artigianali. Ottantacinque dollari per affittare il mini van della compagnia «Home depot», qualche coltello, una sparachiodi e una pistola caricata con proiettili a inchiostro. Una missione kamikaze, senza alcuna plausibile via di fuga.
Il giovane sbarca legalmente all' aeroporto John Fitzgerald Kennedy nel 2010: ha vinto un permesso di soggiorno permanente, la Green Card con il «Diversity Visa Lottery Program», un meccanismo di sorteggio destinato ad alcuni Paesi che Trump ora vuole rivedere radicalmente. Arriva da Tashkent, la capitale dell' Uzbekistan. In tasca ha solo l' indirizzo di Dilnoza Abdusamatova, una connazionale che vive a Stow, sobborgo di Cincinnati.
La donna lo ospita e oggi lo ricorda al «Cincinnati Enquirer»: «Pensava solo a lavorare, non andava mai a una festa». Trova un impiego come camionista e frequenta una ragazza, Nozima Odilova, anche lei di Tashkent, che sposerà nel 2013. Il suo amico Muminov offre un' altra inquadratura: «Era aggressivo, discuteva sempre con tutti. Non mi sembrava felice». Ha cominciato a studiare l' Islam negli Stati Uniti, frequenta la moschea locale una volta ogni due-tre settimane.
«Non abbiamo mai parlato di Isis, ma lui aveva posizioni molto radicali», conclude Muminov.
Gli investigatori sono convinti che Saipov si sia «radicalizzato» da solo. Nel 2013 Saipov si trasferisce con la famiglia in Florida, vicino a Tampa.
Un vicino, Kobijon Matkarov, ha detto al New York Times di avere «un ottimo ricordo» del giovane uzbeco. La fase della Florida termina presto.
Altro trasloco e approdo a Paterson, nel New Jersey. Fa ancora il camionista, con qualche guaio.
Prende una multa a Kansas City e poi, nell' aprile del 2016, un processo per non essersi presentato alle prime udienze. Nel novembre 2016 un' ammenda da 200 dollari. Decide di cambiare: diventa un autista di Uber. Intanto frequenta le moschee di Paterson, già sottoposte a un programma di sorveglianza, interrotto nel 2014.